La magia dei fratelli Lumière strega il pubblico da 125 anni

I boulevard parigini sono avvolti da un’atmosfera festosa: il Natale è passato da pochi giorni e i passanti che sostano davanti alle bancarelle che offrono dolciumi e giocattoli sono molto numerosi. All’entrata del Grand Café, in Boulevard des Capucines 14, un cartello piuttosto discreto recita: «Cinématographe Lumière. Entrée 1 franc». Un uomo distribuisce ai curiosi il programma delle proiezioni che si tengono nel Salon Indien, ex sala da biliardo situata nel sottosuolo del rinomato ritrovo, di recente addobbata con zanne d’elefante e canne di bambù alle pareti, che le conferiscono un’aria decisamente esotica. È il 28 dicembre del 1895, un sabato, e alle nove di sera appena 33 spettatori assisteranno alla prima proiezione cinematografica a pagamento di tutti i tempi. Esattamente 125 anni fa prende quindi il via un’avventura imprenditoriale ed artistica che ha segnato la storia del XX secolo, attraversando periodi di splendore ed altri più difficili, costruendo centinaia di sale di ogni genere e capienza nel mondo intero e adeguandosi di volta in volta alle novità della tecnica: il sonoro, il colore, il cinemascope, il digitale, il 3D. Un’avventura che, nonostante la concorrenza sempre più agguerrita della fruizione casalinga online, sembrava destinata a conoscere ancora momenti di gloria, finché nella primavera scorsa la pandemia da COVID-19 ha provocato le prime chiusure a tappeto dei cinema che, dopo una breve tregua estiva, sono tuttora all’ordine del giorno nella maggior parte dei Paesi europei, Svizzera compresa, ma non solo.
Percorso lungo e complesso
Potrebbe quindi sembrare paradossale festeggiare oggi i 125 anni d’esistenza delle sale cinematografiche, proprio mentre stanno vivendo il periodo più oscuro della propria storia che potrebbe sfociare nella definitiva scomparsa di molte di esse. Eppure, vale la pena di farlo, in primo luogo per ricordare come l’invenzione dei fratelli Lumière non sia stata il frutto di un capriccio ma di un lungo e complesso percorso di ricerca che solo un’azienda come quella fotografica fondata vent’anni prima a Lione da Antoine, padre di Auguste e Louis, poteva affrontare. Un’impresa che, da subito, punta sull’aspetto di sfruttamento commerciale di un procedimento tecnico a dir poco geniale che unisce in un solo apparecchio - il «Cinématographe» per l’appunto – il processo di ripresa, di sviluppo della pellicola e di riproduzione su grande schermo. Uno strumento estremamente maneggevole che costituisce la grande intuizione di Louis – il vero artefice dell’operazione – e che diverrà l’inseparabile bagaglio dello stuolo di operatori che negli anni successivi saranno sguinzagliati nel mondo intero per realizzare le celeberrime «Vues Lumière» che contribuiranno in modo determinante a far conoscere le potenzialità del cinematografo ad un pubblico sempre più numeroso ed entusiasta.

Monsieur Volpini davvero poco furbo
Come detto, però, alla prima proiezione del 28 dicembre 1895 e a quelle che seguirono nel corso della stessa serata, l’affluenza non fu esaltante. I fratelli Lumière, nonostante la loro fama di industriali di successo, non erano per nulla conosciuti nel campo di quello che oggi si chiama entertainment. Prova ne sia lo scetticismo del proprietario del Grand Café, Monsieur Volpini, che rifiutò la proposta di contratto d’affitto del Salon Indien formulata dai Lumière, che gli avrebbe garantito il 20% degli incassi, preferendo un forfait di 30 franchi al giorno con la motivazione che «la vostra lanterna magica non attirerà nemmeno un cane!». Un’affermazione di cui si sarebbe ben presto pentito, visto che gli fece sfumare dei guadagni a dir poco colossali. Nemmeno la stampa parigina dell’epoca fu sensibile alla novità rivoluzionaria del Cinématographe che, a differenza dei sistemi di riproduzione delle immagini in movimento allora in auge, proponeva la riproduzione grandeur nature, su grande schermo per l’appunto. È questo aspetto a provocare l’entusiasmo del pubblico sin dalle prime proiezioni. Un effetto sorprendente e inedito che rimane tuttora la caratteristica principale di ogni spettacolo cinematografico. Da subito, quindi, il successo nasce dal passaparola che s’instaura tra chi ha già vissuto questa esperienza indimenticabile e gli altri. Nel giro di pochi giorni, il Salon Indien viene quotidianamente preso d’assalto da 2.000 o addirittura 2.500 persone, per la gioia dei Lumière e la disperazione di Volpini.
Finzione e documentario
Senza entrare nei dettagli delle loro prime opere, bisogna ancora mettere in evidenza come i fratelli Lumière inventarono nel contempo il cinema di finzione e il documentario. Nel programma presentato a partire dal 28 dicembre 1895 spiccano gioielli di messa in scena, come lo spassoso L’arroseur arrosé ma anche documenti filmati che susciteranno persino reazioni di terrore da parte del pubblico, come L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat, aggiunto al cartellone dopo poche settimane. Il cinema nasce quindi al tempo stesso come registrazione della realtà e come opera di un regista, una dicotomia che non cessa di suscitare dibattiti ancora oggi.
Nascono le prime vere sale
Il successo del cinematografo non tende ad esaurirsi, al contrario, e già dal 1896 a Parigi si aprono nuove sale di proiezione che attirano migliaia di persone ogni giorno. Da subito i Lumière provvedono ad ampliare il catalogo delle loro «vues», iniziando inoltre a vendere o ad affittare i loro apparecchi a chi ne fa richiesta. La consacrazione definitiva avverrà durante l’Esposizione Universale parigina del 1900, quando in tutto 80.000 persone assisteranno alle proiezioni su uno schermo di 336 metri quadrati, paragonabile ai più grandi in uso oggi. Nel 1905, i Lumière interrompono la produzione dei loro film, dopo aver realizzato 1.422 «vues» che oggi costituiscono un archivio eccezionale delle origini di quest’arte. Con il nuovo secolo, il cinema inizia quindi la sua grande avventura in giro per il mondo, dapprima come fenomeno da baraccone e poi come spettacolo al quale saranno dedicate sale studiate appositamente, spesso caratterizzate da architetture maestose, come l’Orient di Zurigo che nel 1913 è uno dei primi «palazzi del cinema» a sorgere in Svizzera.