Aziende

La manodopera qualificata è una merce diventata rara

La carenza di figure professionali nel manifatturiero è il fil rouge che lega tutti gli eventi di AITI nell'ambito di «Dentro l'industria» – GTK Timek Group è una realtà imprenditoriale radicata nel territorio che esporta la stragrande maggioranza della sua produzione e non sfugge alle difficoltà di reclutamento
Generoso Chiaradonna
20.04.2024 06:00

Forza del franco, costi dell’energia esplosi, burocrazia eccessiva e difficoltà a reclutare manodopera. Sono solo alcuni dei temi affrontati durante la 35. visita aziendale organizzata dall’AITI (Associazione industrie ticinesi). L’iniziata denominata «Dentro l’industria», in collaborazione con la direzione del Dipartimento delle finanze e dell’economia, è indirizzata ai rappresentanti del Gran Consiglio per far conoscere alcune realtà imprenditoriali del Cantone Ticino. E ieri l’appuntamento era presso la sede di Mezzovico della GTK Timek Group SA, azienda a conduzione familiare fondata nel 1992 da Lorenzo Domeniconi e che opera nella meccanica di precisione applicata alla lavorazione di elastomeri e polimeri. Prodotti, come i rulli, che diventano componentistica per macchine di altri settori industriali come quelli medicale e dentale, dell’elettronica, della stampa 3D e della meccanica di precisione. 

L’azienda ha anche uno stabilimento a Rivera - a quattro chilometri di distanza da quello di Mezzovico - che è stato il primo della storia dell’impresa e dove è concentrata la produzione più legata a processi chimici. «Produciamo tutto in Ticino, non abbiamo produzioni all’estero anche se il 70% del nostro fatturato lo realizziamo fuori dai confini svizzeri», spiega Andrea Domeniconi, figlio del fondatore e Chief Operating Officer di GTK Timek Group proprio per sottolineare che lo swissmade è una prerogativa importante per l’azienda ticinese. Il franco forte è però giudicato un ostacolo. Una decina di anni fa, nel 2015, ci fu l’abbandono della soglia minima di cambio tra franco ed euro fissata dalla Banca nazionale svizzera a 1,20 per un euo. «In quell’occasione dicevamo che sotto l’1,10 non avremmo più avuto margini per poter lavorare. Nel frattempo il tasso di cambio tra franco ed euro è sceso fin oltre la parità (0,92 franchi). Ora va un po’ meglio», spiega da parte sua Lorenzo Domeniconi. «Siamo riusciti ad aumentare l’efficienza dei processi produttivi per attutire la forza del franco. Ma è stato stato un costo derivante dala politica monetaria della BNS che è stato assorbito i toto dalle PMI», ha aggiunto ancora Lorenzo Domeniconi che ha anche ricordato come un altro costo - quello dell’elettricità - ormai pesa quattro volte di più rispetto al 2019: siamo passati da 6 centesimi il kWh a 24 centesimi. Senza contare che pure il costo delle materie prime negli ultimi anni è aumentato. 

La fiscalità dei frontalieri pesa

Ma è quello della difficoltà di reclutamento della manodopera che preoccupa la direzione di GTK Timek come altre realtà industriali ticinesi. Dal bacino della vicina Lombardia, anche a causa del nuovo accordo fiscale che regola la tassazione dei lavoratori frontalieri tra, è diventato più difficile attingere. Da qui la proposta al consigliere di Stato Christian Vitta, presente all’evento di AITI, di cercare di migliorare e aumentare la formazione di apprendisti locali o di poter ricorrere ai richiedenti l’asilo.

Anche la crescente burocrazia - lamentata da altre imprese e dallo stesso presidente di AITI Oliviero Pesenti - è un tema che frena la competitività delle imprese locali. «Se non si migliorano le condizioni quadro, il rischio di delocalizzazione è sempre presente», ha ammonito Oliviero Pesenti sottolineando che è da tempo che l’AITI ricorda alla politica quali sono i punti in cui intervenire. Tra questi c’è sicuramente la formazione professionale che andrebbe ricalibrata tenendo conto dei cambiamenti tecnologici e anche dei bisogni delle aziende «senza con questo voler incidere nelle scelte delle famiglie», ha concluso Pesenti.