Hockey

«La mente va tenuta libera da rancori e cattivi pensieri»

Dario Bürgler, tra i migliori biancoblù in questo avvio di stagione, fotografa il momento della squadra leventinese dopo le dolorose sconfitte contro Ginevra e Lugano - Il passato, a suo dire, non deve influenzare il futuro
Il numero 87 dei sopracenerini ha messo a referto tre reti e un assist nelle prime sei partite. © CdT/Gabriele Putzu
Nicola Martinetti
01.10.2022 06:00

Dario, a mente fredda, passato qualche giorno, cosa vi rimane della sconfitta incassata nel primo derby stagionale?
«Inizialmente - e comprensibilmente - c’era un po’ di delusione, ma dopo un giorno ce la siamo subito scrollata di dosso. Del resto il calendario è troppo serrato per perdere tempo buttandosi giù. Ripensando al match, è chiaro che ci fa arrabbiare il fatto di aver espresso il nostro miglior hockey quando ormai eravamo già sotto per 3-0. Ma purtroppo il passato non lo possiamo cambiare. Teniamoci allora stretti i suoi insegnamenti».

L’Ambrì ha perso 12 degli ultimi 13 derby ufficiali, parte dei quali da te vissuti con indosso la maglia del Lugano. Di fronte a questi numeri, è sbagliato parlare di un vostro complesso di inferiorità nei confronti dei bianconeri?
«Sì, a mio avviso non è corretto. Di più: anche quando mi trovavo dall’altra parte della staccionata, non vi era la sensazione che questo fosse il caso. Per come la vedo io, ogni stagione fa storia a sé. E di conseguenza noi abbiamo perso il primo derby di questo campionato, punto. Tutte le discussioni su un possibile problema a livello mentale le lasciamo fuori dallo spogliatoio, perché non ci concernono».

Toccano forse di più i tifosi, che ricordano e in un certo senso «accumulano», nel bene e nel male...
«Può essere, non vorrei esprimermi al posto loro. Per noi che scendiamo sul ghiaccio, è semplicemente inimmaginabile anche solo abbozzare un pensiero simile, perché altrimenti hai già perso. Ripeto, tutto questo certamente non ci rende felici, ma la stagione è ancora lunga e noi dobbiamo guardare avanti con fiducia».

Parliamo allora di questo avvio di campionato. L’anno scorso, dopo una partenza a razzo con tre vittorie filate, eravate incappati in quattro k.o. consecutivi. Ora siete a quota due sconfitte, dopo un poker di successi in avvio. Non è che la storia si sta ripetendo?
«Questi dati statistici mi fanno sorridere. Capisco che si debba parlare di qualcosa, che si cerchi una sorta di narrativa, ma il processo per noi giocatori va esattamente nella direzione opposta. Nella nostra testa non c’è spazio per i numeri, la mente deve rimanere libera per potersi concentrare su ciò che va fatto sul ghiaccio. Ripeto, il rumore deve rimanere all’esterno».

Ti riporto allora un ultimo dato: da quando Tim Heed si è infortunato, non avete più trovato la via del successo. Una sfortunata coincidenza?
«Sì e no. È chiaro che l’assenza di un elemento delle sue qualità metterebbe in difficoltà qualsiasi squadra. Però ci abbiamo messo del nostro per incappare nelle due sconfitte contro Ginevra e Lugano. Contro le Aquile, in particolare, ci siamo tirati la zappa sui piedi a metà del terzo tempo. A mio avviso, anche in assenza di Tim disponiamo di sufficiente qualità per portare a casa questi incontri. E poi si sa, la sfortuna di un giocatore è sinonimo di opportunità per altri elementi».

Come Brandon McMillan, che viste le tante assenze questo weekend potrebbe giostrare addirittura in difesa...
«Di questo dovete parlarne con l’allenatore (ride, ndr). Dal canto mio posso soltanto dire chapeau, perché penso che io non potrei giocare in difesa nemmeno durante un allenamento (altra risata, ndr)».

Al netto dei punti, sono davvero contento per il gioco che sto riuscendo a esprimere già nelle prime fasi del campionato

Considerando che hai iniziato la stagione totalizzando tre reti e un assist nelle prime sei partite, forse è meglio non tentarlo nemmeno quell’esperimento...
«Al netto dei punti, sono davvero contento per il gioco che sto riuscendo a esprimere già nelle prime fasi del campionato. La scorsa stagione ero partito più lentamente, ho avuto bisogno di tempo per imparare a conoscere il sistema di gioco e trovare la giusta chimica con i compagni di linea. Tutti elementi che quest’anno giocano a mio favore, siccome ormai con Heim e Kneubuehler mi trovo a occhi chiusi. Poi è il mio lavoro far sì che le gambe girino bene fin dal primo ingaggio (sorride, ndr). Si può sempre fare meglio, ma sì, mi sento bene».

Il ds del Lugano, Hnat Domenichelli, non ha mai nascosto che uno dei motivi legati alla tua partenza dalla Cornèr Arena è stato la mancata intenzione da parte del club bianconero di offrirti un rinnovo biennale. Considerando come hai iniziato il tuo secondo anno in Leventina, non pensi che forse un po’ più a sud qualcuno si stia mangiando le mani in questo momento?
«Francamente sono pensieri che non mi sfiorano. Il Lugano fa parte del mio passato, ed è giusto che lì rimanga. L’addio al club bianconero è stato in un certo senso particolare, perché per la prima volta in carriera non ho avuto la possibilità di scegliere, di trovare un accordo che soddisfacesse tutte le parti coinvolte. Ma in un business come il nostro può succedere. Ci siamo stretti la mano salutandoci con rispetto, poi ognuno ha preso la sua strada».

A volte situazioni simili accendono un fuoco dentro. Una sorta di motivazione extra, per dimostrare a chi in un certo senso non ha creduto a sufficienza nei tuoi mezzi, che in fondo si sbagliava. Dalle tue parole, però, non si evince questo aspetto...
«Capisco cosa intendi, ma vivere di rancori e pensieri negativi non fa parte della mia indole. Non traggo insomma piacere nel vedere gli altri stare male, seppur anche solo in termini sportivi. La mia felicità deriva dal mio rendimento e quello della squadra in cui milito. Perché sono cose che in un certo senso posso influenzare. Perdere energie per aspetti che esulano dal proprio controllo non è salutare per nessuno».

Per provare a ritrovare la felicità, o quantomeno ad aumentarne la dose, questo weekend vi misurerete contro Rapperswil e Zugo, due tra le squadre più in forma in questo avvio di stagione. In panchina, però, non potrete più avvalervi dei consigli del leggendario Claude Julien...
«Poter contare sulla sua grande esperienza per un paio di settimane è stato davvero bello. Io stesso ne ho approfittato in due occasioni, intrattenendo con lui delle fitte conversazioni, molto interessanti. È sempre bello poter condividere consigli, suggerimenti ed esperienze. Sono tutti elementi che ti permettono di progredire, a prescindere dalla fase della carriera in cui ti trovi. Tornando al campionato e alle sfide contro sangallesi e Tori, sono certo che il nostro preparatissimo staff tecnico abbia tutte le conoscenze necessarie per guidarci verso la vittoria».