Opinione

La nuova bandiera

L'opinione di Nicoletta Noi-Togni, già sindaca e deputata
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Red. Online
01.08.2025 06:00

Nel giardino ho una nuova bandiera! Non nuova nel senso della nazionalità, nuova nella sua stoffa intatta e nei suoi colori di nuovo vivaci. Vedo tra il verde il suo squillante rosso e il bianco immacolato della sua croce. La mia nuova bandiera non è ferma, non è statica ma segue armoniosamente i movimenti del vento, si lascia spiegare per mostrare la sua croce e poi di nuovo si arrotola intorno al suo asse. Il suo rosso parla di vita, di passione, di ricordi di un passato lontano fatto di sacrificio per un ideale di libertà, per valori che non si possono dimenticare e il suo bianco simbolicamente richiama il significato di ogni altra croce e ci parla di sofferenza, di pagine tristi nella storia del nostro Paese e dell’umanità ma anche di rinascita, di fede e di speranza. Con rammarico mi accorgo però che mi risulta sempre più difficile trovare parole belle per la nostra bandiera. Troppe le delusioni di questi anni nei quali la nostra nazione non sembra saper dimostrare il coraggio, la fierezza, la stessa giustizia che nel corso della sua storia erano diventate tradizione. Parlo in generale di valori, di dignità, del non piegarsi davanti alla prepotenza soprattutto in un mondo di predatori e in un momento in cui il «il regno della forza» prevale su ragione e carità.

Parlo di quel diritto umanitario sul quale l’occhio di Berna si posa cosi insicuro, imbarazzato, inadempiente mentre parti del mondo vanno letteralmente a pezzi comprese la vita di molte persone inermi. Quel diritto umanitario internazionale per il quale la Svizzera ispirandosi all’iniziativa di Henry Dunant, e della sua Croce Rossa, si impegnava già nel 1864, diventando la promotrice e depositaria della prima Convenzione di Ginevra che verteva sull’aiuto indiscriminato ai feriti nelle guerre mentre sulla scia della seconda guerra mondiale, nel 1949, si varavano altre quattro Convenzioni di Ginevra, tuttora valide, che comprendono tra l’altro l’aiuto alle vittime e la protezione dei civili. Obiettivo delle Convenzioni è porre un limite alla guerra e proteggere le sue vittime. La Svizzera ha inoltre ratificato nel 1974 la Convenzione europea sui Diritti dell’uomo (CEDU) e più volte affermato (nel 2023 p.es.) di orientarsi alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in tutti i suoi ordinamenti giuridici. Citando l’art. 54 (Affari esteri) della Costituzione federale che dice tra l’altro che la Confederazione «contribuisce a far rispettare i diritti umani». E quale diritto umano più importante della vita può esserci? Di fronte a tutto ciò e all’orrore che da mesi ci presenta l’immane tragedia di Gaza, la parola neutralità tanto invocata impallidisce e non può umanamente essere il pretesto per non pronunciarsi, per tergiversare, per non agire.

Lasciamo al presidente degli Stati Uniti il privilegio di essere (perlomeno stato) cieco e sordo o di aver subito un’assenza preoccupante nel non accorgersi di Gaza. A lui comunque basta che si stia avverando quanto aveva pronosticato: cortigiani da tutto il mondo che lo rincorrono, riveriscono e magari di cuore lo ringraziano (vedi UE e Scozia). Anche la nostra bandiera si inchinerà? La mia nuova bandiera nel vento dissente vigorosamente. Non ci è abituata!