Economia

La passione dei camionisti

Il centro di Giornico funziona bene ma sulle autostrade la situazione peggiorerà – Ne parliamo con Reto Jaussi, direttore dell'ASTAG
© CdT/Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
15.01.2023 12:01

Il 2 dicembre è entrato ufficialmente in funzione il Centro di controllo dei veicoli pesanti a Giornico. Una struttura accolta con favore dagli autotrasportatori. «È molto efficace - osserva Reto Jaussi, direttore dell’ASTAG -, funziona bene. Però è chiaro che non può risolvere il problema del traffico di transito».

Signor Jaussi, qual è il suo primo bilancio del centro di controllo di Giornico?

«È positivo, non ci sono quasi colonne, i tempi di attesa sono minimi».

Quanto ci vuole a superare i controlli?

«Normalmente non più di un’ora».

La A2 è un percorso veloce per i camion?

«Beh, adesso siamo in un periodo tranquillo.In primavera torneranno le code e gli autisti non riusciranno a rispettare i tempi di marcia».

Ogni anno lo stesso problema.Perché?

«Perché il traffico aumenta sempre».

Ma almeno i mezzi pesanti non avrebbero dovuto spostarsi sulla ferrovia?

«Molti l’hanno fatto. Ma non sono solo i mezzi pesanti a causare le code. Ad ogni modo non riusciremo mai a rispettare il limite di 650mila transiti previsto dall’Iniziativa delle Alpi».

I nostri vicini tedeschi dovrebbero realizzare le infrastrutture necessarie per spostare le merci sulla ferrovia

Perché è così pessimista?

«Perché l’Italia sta facendo la sua parte ma la Germania no. I nostri vicini tedeschi dovrebbero realizzare le infrastrutture necessarie per spostare le merci sulla ferrovia. Ci sono dei progetti ma non sembra ci sia la volontà di realizzarli. Prima del 2040 non vedremo nulla».

Quindi la situazione sulla A2 peggiorerà?

«La richiesta di trasporto aumenta sempre.Per quanto riguarda il trasporto merci, gli studi prevedono un aumento del 26% fino al 2050. Senza un potenziamento delle infrastrutture, la situazione può solo peggiorare».

Cosa si può fare?

«Migliorare tutta la catena di trasporto. Quindi potenziare la ferrovia ma senza indebolire la strada. Bisogna rendersi conto che si tratta di due vettori complementari».

In che senso?

«Il traffico di transito deve passare sui binari. Ma i trasporti interni alla Svizzera, specialmente quelli brevi, dovranno sempre essere fatti su strada. Ci vogliono entrambi».

Ci vorranno anche gli autisti. Come mai questa professione non attira più?

«Oggi i giovani preferiscono i lavori di ufficio, se non l’home office.Si inizia alle 8 e si finisce alle 17. Come autista non ci sono orari fissi, ci sono molte regole da rispettare, si è spesso nel traffico. Manca quel fascino che potrebbe esserci nel grande West americano».

La situazione è tesa in tutta Europa ma in Svizzera per il momento non c’è una carenza di camionisti

Oggi c’è carenza di camionisti?

«La situazione è tesa in tutta Europa ma in Svizzera per il momento non c’è una carenza. Anche perché il livello dei salari è ancora interessante per i camionisti che vengono dall’Italia o dalla Francia. Ma anche in quei Paesi i salari stanno aumentando, non possiamo pensare di basarci su di loro in eterno».

Quanto guadagna un camionista in Svizzera?

«Il salario medio è di circa 5.500 franchi al mese.La SECO, che effettua regolari controlli, non lo considera un settore problematico».

Non è male, come salario.

«Però, come dicevo, è un lavoro duro. Ogni anno abbiamo 5 mila autisti che lasciano la professione, per pensionamento o perché cambiano lavoro. Allo stesso tempo entrano in attività 300 apprendisti e circa 1.500 autisti che arrivano da altri lavori. Per il resto dobbiamo cercare all’estero».

Il ricambio generazionale è il principale problema degli autotrasportatori?

«Il principale problema è il sovraccarico dell’infrastruttura. Poi ci sono anche i costi energetici e lo sviluppo ancora incerto della tecnologia dei motori. Quali veicoli dobbiamo acquistare? Noi come ASTAG cerchiamo una soluzione con loStato per avere una certa sicurezza di pianificazione».

Cosa vi attendete dallo Stato?

«Ci piacerebbe vedere un cambio di mentalità in parlamento. Purtroppo in tanti pensano che la strada e la ferrovia stiano combattendo una battaglia tra di loro. Non è così. Noi lavoriamo molto bene con le FFS, entrambi abbiamo bisogno dell’altro. Non siamo antagonisti ma alleati. Dobbiamo svilupparci insieme».