La Patrouille resta senza aerei

Lugano Vola, lo scorso weekend, ha fatto il pieno di pubblico. All’aeroporto di Agno erano in migliaia con il naso all’insù, anche per vedere l’iconica Patrouille Suisse. Per gli appassionati della squadriglia acrobatica, è forse stata una delle ultime occasioni per ammirare gli F-5 Tiger. Il Consiglio degli Stati - dopo il Nazionale lo scorso giugno - ha infatti confermato il «grounding» dei jet da combattimento: dovranno essere messi a terra definitivamente al più tardi entro la fine del 2027.
Il motivo? Gli aerei stanno raggiungendo la fine del loro ciclo di vita e le spese previste per la manutenzione sono troppo elevate da sopportare per le finanze federali. Soprattutto perché ormai questi jet non possono più fornire un reale contributo alla sicurezza dello spazio aereo. Mantenerli in servizio più a lungo, solo per permettere alla squadriglia acrobatica di continuare a volare sugli F-5, non è economicamente giustificabile (con la messa a terra di questi jet è infatti previsto un risparmio annuo di circa 44 milioni di franchi).
Lo ha ribadito anche il «ministro» della Difesa Martin Pfister, a nome del Consiglio federale: «Anche noi guardiamo con nostalgia ai tempi gloriosi della Patrouille Suisse e vorremmo poter continuare a offrire una pattuglia acrobatica o una squadriglia militare di questo tipo, soprattutto con i jet. Ma l’F-5 Tiger non soddisfa più gli scopi militari della Svizzera». I fondi destinati all’Esercito - ha spiegato il consigliere federale - vanno spesi per garantire la capacità di difesa.
«Valutiamo alternative»
E ora? Attualmente sono cinque le formazioni di volo acrobatico dell’Esercito svizzero. L’obiettivo, in ogni caso, è di continuare a mostrare le prodezze al pubblico. Il Dipartimento federale della difesa (DDPS) sta attualmente valutando di proseguire con un altro modello di aereo più economico e che comporti minori emissioni. Lo conferma al CdT il portavoce dell’Esercito Mathias Volken, aggiungendo che un’alternativa potrebbe essere il PC-7 a turboelica: esiste infatti già il team acrobatico PC-7 Team. Sembra però fuori discussione l’idea di avere una squadriglia che voli su un aereo a reazione. Non è ancora chiaro quando sarà presa una decisione sul futuro della Patrouille Suisse. Volken ricorda però che «il nome è protetto». Dalla fine del 2027, tuttavia, i piloti non avranno più un jet su cui volare.
In realtà, l’F-5 Tiger non è «solo» l’aereo della Patrouille Suisse. È anche utilizzato per il tiro al bersaglio, l’addestramento, i rimorchiatori e i voli di prova e permette anche di «sgravare» da alcuni compiti la flotta di F/A-18 (30 jet), con l’obiettivo di allungare la durata di vita di questo modello di velivolo in attesa dell’arrivo degli F-35.
Gli F/A-18, in servizio dal 1997, dovranno infatti essere utilizzati per proteggere e difendere lo spazio aereo svizzero fino agli anni 2030. Secondo l’attuale pianificazione, i nuovi aerei da combattimento F-35A saranno consegnati a tappe tra il 2027 e il 2030, spiega il portavoce dell’Esercito. I primi otto jet verranno forniti dallo stabilimento di produzione di Lockheed Martin a Fort Worth nel 2027 e rimarranno negli Stati Uniti per l’istruzione dei primi piloti. Atterreranno in Svizzera solo verso la fine del 2029. Gli altri arriveranno invece (a partire dal 2028) dall’Italia, dallo stabilimento di produzione di Leonardo a Cameri, in Piemonte.
Quale opzione?
A preoccupare - per il momento - più che i possibili ritardi nella consegna, sono i costi supplementari (fino a 1, 3 miliardi di franchi) derivanti dall’acquisto. In autunno il Consiglio federale indicherà quale via intende intraprendere: ridurre il numero di aerei (attualmente ne sono stati ordinati 36), pagare di più, oppure intervenire sull’obbligo imposto al produttore dell’F-35 (la statunitense Lockheed Martin) di assegnare appalti ad aziende elvetiche: la statunitense Lockheed-Martin dovrebbe infatti compensare il 60% del valore contrattuale mediante l’assegnazione di commesse (affari offset) in Svizzera.
Non si torna alle urne
Il problema? Nel 2020, quando il popolo venne chiamato alle urne, la proposta indicava chiaramente che non si sarebbero dovuti superare i 6 miliardi di franchi (e nelle motivazioni era sottolineata anche la questione degli affari offset).
Dal momento che in Svizzera il referendum finanziario non esiste, il Consiglio federale non intende sottoporre al giudizio del popolo l’eventuale sovrapprezzo per l’acquisto degli F-35 (cfr. CdT di martedì 16 settembre). La «senatrice» Franziska Roth (PS/SO) aveva chiesto in una mozione di far votare nuovamente il popolo. Doveva essere trattata oggi, ma la consigliera agli Stati l’ha ritirata all’ultimo momento in attesa delle decisioni del Consiglio federale previste entro fine novembre. Solo una aspetto è già stato chiarito: il Governo non ha nessuna intenzione di interrompere l’acquisto dei jet dagli Stati Uniti.
Percentuali chiare
Un sondaggio pubblicato oggi da «Le Temps» indica che l’aumento di prezzo per i 36 jet statunitensi «è inaccettabile» secondo il 67% degli intervistati (800 in totale): alla domanda su quale delle opzioni a disposizione del Consiglio federale, di fronte all’aumento dei costi, sia la preferita, il 45% si esprime per un ritiro di Berna dall’accordo con Washington. Il 35% propone di ridurre il numero di velivoli da comprare, in modo da rispettare il tetto di 6 miliardi, mentre il 13% vuole invece mantenere l’acquisto e il rimanente 7% non ha un’opinione.
Munizioni, altolà dal Consiglio degli Stati
Sui banchi del «senatori», questa mattina, non c’era solo la messa a terra degli F-5 Tiger: nel menu erano presenti anche nuovi sistemi di artiglieria, droni e per quanto riguarda il Canton Ticino pure un investimento di 21 milioni per un centro medico regionale sulla piazza d’armi del Monteceneri. Il piatto forte, andato di traverso a una netta minoranza del fronte borghese, è però il miliardo supplementare messo sul tavolo dalla Commissione della politica di sicurezza per l’acquisto di munizioni. I «senatori», così come avevano già fatto i colleghi del Nazionale, si sono opposti a questa spesa ritenuta eccessiva.
Programma d’armamento
In totale, per quanto riguarda il messaggio sull’Esercito 2025 (trattato a giugno dalla Camera del Popolo), il Consiglio degli Stati ha approvato (all’unanimità) il programma d’armamento pari a 1,5 miliardi di franchi. Di questi, 850 milioni saranno impiegati per l’acquisto di un nuovo sistema d’artiglieria su ruote. Si tratta dell’AGM Artillery Gun Module - 32 pezzi - della ditta KNDS Deutschland con il Piranha IV come piattaforma portante che sostituirà l’obice blindato M-109. Altri 255 milioni sono pensati per lavori di manutenzione sui carri armati impiegati nella flotta di Leopard-2 e altri 35 milioni sono destinati ai carri armati di recupero 01. Seguono investimenti in ambito informatico, nonché per radar e sensori, così come mini droni che permetteranno di migliorare l’esplorazione tattica nell’area vicina al suolo.
Svizzera italiana
Gli Stati hanno anche approvato crediti per 185 milioni di franchi per il Programma degli immobili, che coinvolge in parte anche il Ticino: sulla piazza d’armi del Monteceneri verrà realizzato un nuovo centro medico regionale (sono previsti 21 milioni) allo scopo di concentrarvi l’assistenza medica stazionaria nella Svizzera italiana in un’unica sede anziché in tre come avvenuto finora.
Altri investimenti sono previsti per la realizzazione di un alloggio mobile (che può essere smantellato e ricostruito in altri luoghi) per la truppa sulla piazza d’armi vodese di Chamblon (24 milioni) e altri progetti immobiliari di portata minore, tra cui ampliamenti e interventi per il mantenimento del valore delle infrastrutture esistenti (140 milioni).
Altolà del plenum
La situazione tesa delle finanze federali ha invece imposto l’altolà alla richiesta di concedere un miliardo supplementare per l’acquisto di munizioni. Per ben due volte (al Nazionale e agli Stati) le rispettive commissioni della politica di sicurezza hanno tentato di aggiungere il miliardo per finanziare l’acquisto di munizioni. In entrambi i casi, però, il plenum ha respinto al mittente la proposta. Agli Stati - 30 voti contro 13 e un astenuto - anche il consigliere federale Martin Pfister si è schierato contro questa spesa. A suo avviso, per una simile operazione - che non sarebbe nemmeno sufficiente visto che per riempire gli arsenali ci vorrebbero dagli 8 ai 10 miliardi -, un miliardo supplementare farebbe «saltare» il quadro finanziario attuale.
Munizioni da tasca
Sempre nell’ambito delle munizioni - ma in questo caso di quelle «personali» da consegnare ai soldati - il Consiglio degli Stati ha deciso di rinviare in commissione una mozione del «senatore» Werner Salzmann (UDC/BE) allo scopo di studiare se sia opportuno consegnare tale «munizione da tasca» ai soldati. Nell’autunno 2007, su richiesta del Parlamento, il Governo aveva stabilito che la munizione personale sarebbe stata custodita presso l’esercito e non più a casa dei militi.
