La polemica sul foyer di Rancate

La Clinica psichiatrica: «Hanno disagi psichici ma non sono pericolosi»
Carlo Silini
Emanuele Gagliardi
Carlo Silini,Emanuele GagliardieRomina Borla
03.09.2012 09:32

RANCATE - Tutto è cominciato il 3 agosto, quando il nostro giornale aveva dato notizia della nascita in autunno di un nuovo foyer, a Rancate, destinato a sei «casi complessi» della Clinica psichiatrica cantonale. Il giorno successivo, sempre sul Corriere, il municipale di Mendrisio Samuel Maffi osservava che di fronte a questa prospettiva era necessario valutare la faccenda anche dal punto di vista della sicurezza. Chi sono i sei «casi complessi»? Costituiscono un pericolo per la popolazione di Rancate? Verranno inviati in una zona residenziale oppure in una zona isolata? Della questione, che ha sollevato anche un?interrogazione presso il Municipio firmata da Tiziano Calderari (che si chiede se una simile struttura è compatibile con un quartiere abitato da giovani famiglie con bambini piccoli), si parla più o meno sommessamente nei bar del villaggio momo dove la gente non nasconde le proprie legittime preoccupazioni. Ha senso dislocare in un comune tranquillo i casi più problematici dell'OSC? La vicenda, va da sé, non riguarda solo qualche abitante di un piccolo villaggio perché tocca, più in generale, il rapporto della nostra società con le persone affette da gravi problemi psichici: è giusto curarli al di fuori di una clinica psichiatrica? È saggio farli convivere con la popolazione "normale"? Ne abbiamo parlato con l'infermiere psichiatrico ed educatore sociale Willy Lubrini, che conosce a fondo il progetto di Rancate e nelle righe che seguono scioglie molti dubbi attorno alla vicenda.

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