La «Radice» di Locarno compie un anno, per un nuovo modo di abitare

E così, la «Radice» ha compiuto un anno. La cooperativa di pubblica utilità fondata da un gruppo di giovani visionari a Locarno, infatti, è più solida che mai e continua a crescere. Lo scopo consiste nel promuovere una soluzione «sociale» per l’alloggio, una forma differente di «casa» ispirata a realtà di successo nella Svizzera tedesca e francese, nella quale ogni persona che ne fa parte è comproprietaria dell’edificio d’appartamenti nel suo insieme.
Una soluzione che punta a pigioni «eque e accessibili». «Siamo passati da 18 a 36 associati. Ciò dimostra un interesse sempre più alto per questa forma di abitare», spiega al Corriere del Ticino la presidente, Giulia Augugliaro, architetta di formazione. «Abbiamo notato che, una volta compreso il concetto, la percezione delle persone su questo tema cambia del tutto», aggiunge entusiasta la 33.enne. «Per questo motivo, negli ultimi mesi abbiamo partecipato a tavole rotonde, tenuto lezioni nelle scuole superiori e nelle università, oltre ad aver organizzato bancarelle. Siamo poi in contatto con altri attori nel Cantone che stanno promuovendo progetti simili».


Legati al territorio
Una proposta che sottolinea l’area geografica (Locarno e dintorni, come si vede sul sito www.cooperativaradice.ch) e anche la caratteristica «Charta» con valori, diritti e doveri, che punta tutto sulla sostenibilità: sociale, ambientale, energetica. Si parla di natura, verde urbano. Di solidarietà, di sostegno e rispetto reciproco. Ma come concretizzare questi sogni? «Siamo ancora alla ricerca del posto giusto dove dare forma alla prima idea», afferma la nostra interlocutrice. «Il mercato immobiliare locarnese è una sfida, per noi. Gli immobili hanno un valore di vendita per proprietà per piani superiore al valore di reddito del 20-30%. Il nostro principio è dare in affitto gli appartamenti a pigioni commisurate e non possiamo accedere ai finanziamenti necessari per pagare la differenza tra il valore di reddito e il valore di vendita».
Nonostante l’impatto con la realtà, segni di scoraggiamento non se ne vedono, anzi: «Non ci facciamo frenare da nulla e continuiamo con con lo scopo di creare alloggi di utilità pubblica».
Sinergie e benefici
Un’affermazione forte anche dei numerosi esempi virtuosi a livello nazionale: «La sinergia che si viene a creare tra appartamenti protetti, per esempio per persone con disabilità cognitive o per persone anziane, e appartamenti in cooperativa è unica e porta immensi benefici sia agli uni che agli altri, per questo ci piacerebbe anche riuscire a creare qualcosa che vada in questa direzione». Dal punto di vista finanziario, la partecipazione richiesta per prendere parte all’operazione sarà fra i 30 e i 38.000 franchi per persona. Con i membri che entrano in lista d’attesa, con la garanzia che tutti troveranno un tetto. «Dovremmo chiedere prestiti a interessi agevolati così che la quota d’alloggio non sia troppo alta, affinché il ceto medio potrà sceglierci».
Un consesso variegato
D’altronde, da quando la società ha aperto alle adesioni, si è creato un gruppo intergenerazionale dai 28 ai 70 anni, con una media di 43. «Siamo molto diversificati sotto il profilo dell’età, delle professioni, delle competenze, delle origini. Questo porta ricchezza alla nostra composizione».
A un certo punto, però, dovranno entrare in gioco gli istituti di credito, che a sud delle Alpi sembrerebbero adottare un atteggiamento leggermente differente. «Le banche ticinesi non hanno molta esperienza con questo genere di operazioni e non sono dotate di regolamenti appositi in grado di rispondere a determinate esigenze. In altre parti della Confederazione, invece, le banche cantonali stesse offrono ipoteche speciali per le cooperative». Qualche segnale positivo, tuttavia, c’è. «All’assemblea dell’associazione regionale delle cooperative di abitazione a Bellinzona, BancaStato ha dimostrato un’apertura nell’approfondire la tematica».
L’aiuto dei Comuni
Augugliaro conclude confermando come siano in corso una serie di colloqui con vari Comuni nella zona: «Sì, stiamo valutando possibili collaborazioni. D’altronde, gli Enti locali possono aiutarci in molti modi, per esempio dando il diritto di superficie, terreni o immobili a condizioni favorevoli, che non significa gratis, creare bonus edificatori per alloggi di utilità pubblica oppure l’acquisto di quote sociali. Inoltre, a livello nazionale, abbiamo parecchi esempi virtuosi di collaborazione tra cooperative e fondazioni attive nella socialità».’