La storia

«La mia vita condivisa a Zurigo: 700 franchi al mese, affitto incluso»

Un giovane locarnese racconta la scoperta di un quartiere nella capitale economica della Svizzera che punta al massimo risparmio delle risorse, dal cibo agli attrezzi fai-da-te: «Non tornerei mai indietro»
Adarsh Sitapati da una dozzina d'anni vive in modalità 'condivisa'; sullo sfondo, l'enorme terrazza dell'edificio nel quale vive, a Manegg (Zurigo)
Jona Mantovan
14.10.2023 19:45

Dici Zurigo e pensi alla città più ricca che ci sia. Della Svizzera, del mondo. Poco importa. Con le sue tonnellate d'oro al sicuro nei forzieri sotterranei segreti delle banche più rinomate. La città più ricca e anche la più costosa. Oppure no? A sentire il racconto di un giovane locarnese, qualche dubbio sorge spontaneo. Il suo nome è Adarsh (pronunciato «Adars», ndr) Sitapati. Il 32.enne, nato e cresciuto a Locarno appunto, nella vita fa il coach e lavora come libero professionista. Ma a stupire è la sua abitazione. A casa sua — una decina di minuti dal centro della capitale economica della Confederazione — ha una sala da biliardo, un laboratorio fai-da-te superattrezzato, un'area giochi con tanto di calcetto, un terrazzo talmente grande che ci crescono pure gli alberi, un ufficio con una stampante professionale, una sala multiuso con grande cucina e proiettore. Considerando che un monolocale, da queste parti, può arrivare a costare anche 1.200 franchi al mese (uno di quelli non proprio di lusso, eh), quanto dovrà sborsare Adarsh per tutto questo agio sconfinato? Quattromila franchi al mese? Cinquemila? «Ah, ma no. Figurati» esclama lui, forse premettendo una cifra ben più alta. E invece no. «Questo è il mio castello urbano. E l'affitto mi costa la bellezza di 680 franchi al mese». Seicentottanta franchi al mese? Ma com'è possibile? Il trucco c'è. E si chiama condivisione.

Il palazzo dove si trova l'appartamento di Adarsh (per la cronaca, la sua stanza è a sua volta in un grande appartamento in condivisione con altre tre persone) è della cooperativa abitativa Manegg Wogeno, dal nome dell'omonimo quartiere tutto ispirato a questo genere di filosofia, quella delle cooperative abitative, appunto. L'edificio – costruito secondo i dettami Minergie proprio dietro la piccola stazione ferroviaria – è in stile moderno, con cemento armato a vista. All'interno tutto è perfetto, ordinato e pulitissimo.

Una serie di bacheche riportano iniziative e novità, con le regole da seguire. Turni delle pulizie, un codice a matrice per iscriversi al corso di meditazione, un altro per la tavolata comune, indicazioni sul frigorifero a disposizione sulla piazza. Sì, qui c'è pure un frigorifero aperto a tutti. Si trova all'esterno e da qui le persone possono servirsi gratuitamente. I prodotti sono recuperati dai volontari (come Sitapati) direttamente dai negozi o dai contadini che dovrebbero buttarli via. «Lo scopo è evitare lo spreco di cibo».

Il nostro interlocutore, mentre sale le scale per mostrare i vari spazi comuni, sottolinea come raramente gli capiti di spendere oltre i 100 franchi al mese per le compere di generi alimentari. I fortunati abitanti di questa realtà sono rigorosamente selezionati. Un grafico appeso in un'altra bacheca, quella dell'ufficio condiviso con tanto di stampante professionale e taglierina, si vede una torta con al centro il numero di abitanti, 99 (20 maschi e 24 femmine tra i 44 «attivi», mentre i restanti 55 sono indicati come «passivi»), suddivisi nei 12 gruppi di volontari: sei persone dedicate alla terrazza, tre all'hotel delle api, tre all'infrastruttura informatica (inutile dire che il wi-fi è ovunque), cinque persone che si occupano degli appartamenti per gli ospiti e così via. «Già, se avessi degli ospiti potrei fornire loro un appartamento intero per una cifra irrisoria». 

In questo armadio abbiamo tutti gli attrezzi. E infatti mi son sempre chiesto: perché dobbiamo avere ognuno un trapano, un avvitatore, un qualsiasi tipo di attrezzo quando poi il loro tempo effettivo di utilizzo è così ridicolo?

Questione di «fortuna»

Insomma, per essere in una città famosa per i suoi costi, questo è proprio un paradiso. «Questione di fortuna», dice il ragazzo aprendo la porta dell'officina. «In questo armadio abbiamo tutti gli attrezzi. E infatti mi son sempre chiesto: perché dobbiamo avere ognuno un trapano, un avvitatore, un qualsiasi tipo di attrezzo quando poi il loro tempo effettivo di utilizzo è così ridicolo? Meglio condividerlo, no? Tanto più che una volta mi era capitato di leggere uno studio che affermava come nella vita di un dispositivo del genere, prima di essere smaltito, il tempo di utilizzo medio non supera i venti minuti». 

Fino alla fine del liceo, Sitapati ha sempre vissuto a Locarno e dintorni. E racconta come la sua prima esperienza di condivisione, a vent'anni, sia stata quella offerta dalla scuola reclute. «Ero l'unico ticinese nella compagnia, soldato di aerodromo. Un po' particolare come prima esperienza comunitaria, ma ho imparato tanto. Poi, dopo il militare, ho proseguito gli studi in biologia molecolare a Basilea».

Ed è qui che il filo della vita in comunità si interrompe. «Il primo anno ero in un monolocale al pian terreno. Mi sentito davvero solo. Cucinare e mangiare solo. Era strano. Di più, questa cosa mi faceva sentire triste. Le prime settimane, poi, non avevo nemmeno internet. Ero isolato e, naturalmente, non conoscevo i miei vicini. Fortunatamente, mi sono trasferito in una casa studenti a Basilea. È stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita».

Riscaldamento, internet, il bucato... non dovevo pagare alcun 'extra'. C'erano addirittura a disposizione i prodotti per pulire e l'aspirapolvere. A 380 franchi al mese

«Tutto incluso»

E a questo punto, beh, il nostro interlocutore capisce la strada che vuole intraprendere. E sottolinea come anche l'architettura rendeva molto più vivibile il quartiere. «C'era uno stile di vita comunitario fantastico. Il palazzo era a forma di otto, con due cortili interni e le camere da letto che davano con la finestra verso l'interno. Quella è stata una grande esperienza che mi ha ispirato». Conclusa la laurea, il giovane si iscrive a un master a Zurigo. «Sapevo già che volevo stare in una casa studenti. E quella che ero riuscito a trovare aveva un prezzo incredibile: 380 franchi al mese. Tutto incluso. Tutto».

In Ticino non sarebbe nemmeno possibile immaginare una sistemazione per così poco. Figuriamoci a Zurigo... Eppure, Sitapati la trova. «Riscaldamento, internet, il bucato... Non dovevo pagare alcun extra. C'erano addirittura a disposizione i prodotti per pulire e l'aspirapolvere. È stato più o meno in quel periodo che avevo iniziato a interessarmi alla filosofia del food sharing. Un'idea partita dalla Germania, ma che ha conquistato anche la Svizzera tedesca».

Si recupera cibo invenduto da panetterie, ristoranti, supermercati o direttamente dai contadini. Lo scopo è proprio minimizzare lo spreco di cibo

Madame Frigo

Ma torniamo al frigorifero sulla piazza. Si presenta con un involucro costruito con assi da cantiere, quelle classiche gialle, e un simpatico logo scritto a mano: Madame Frigo. «Si recupera cibo invenduto da panetterie, ristoranti, supermercati o direttamente dai contadini. Ci sono delle regole e dei comportamenti da seguire con attenzione. Il cibo ritirato gratuitamente lo si può consumare o regalare, non vendere. Lo scopo è proprio minimizzare lo spreco di cibo».

La casa studenti in cui alloggiava ora è in fase di ristrutturazione e da quasi due anni quella di Manegg è la sua nuova casa. «Più lontana dal centro in termini di chilometri, ma più vicina in termini di minuti di percorrenza del treno». Una volta uscito dalla casa studenti, per Sitapati era importante continuare sempre con questo stile di vita comunitario. «Perché ormai sono abituato così, adesso. Sono circa dodici anni che seguo questa modalità, che trovo sia quella che abbia più senso per me. L'idea di tornare indietro mi fa sentire stretto, molto stretto».

La fortuna è la componente principale per poter accedere a questo tipo di comunità. «Questo concetto di cooperativa abitativa qui a Zurigo è molto diffuso e anche molto apprezzato. Ma posti del genere vanno a ruba. Ci sono liste d'attesa di oltre due o tre anni, è molto difficile entrarci».

Tutte cose che se fossi solo non comprerei mai, però ho comunque accesso a ognuna. Senza possederne alcuna. E questa, per me, è una grande libertà

«Una grande libertà»

Il quartiere è nato in risposta all'esigenza di avere appartamenti accessibili e a buon mercato. «Ed è tutto organizzato in cooperative abitative. Quando si entra a far parte di questa realtà è necessario portare anche un capitale proprio. È come se fosse un deposito, in un certo senso. Il capitale che ho portato io è stato di 10 mila franchi. Che poi, il giorno che dovesse capitare di andarmene, riprenderei».

Adarsh spiega che in ogni appartamento ci sono due persone in affitto «direttamente» con l'organizzazione. Poi ci sono altre due persone che vivono in subaffitto. «Io sono una di queste persone, appunto un inquilino che vive in subaffitto». L'accesso è simile a quello di una selezione per un posto di lavoro. «Hanno organizzato degli incontri con varie persone e poi hanno scelto un candidato».

Con la vita in comunità, secondo quanto dice Adarsh Sitapati, «si capisce quanto abbia senso avere a disposizione tante risorse, tanti oggetti: dal calcetto al biliardo, dalla sala multiuso con proiettore agli attrezzi dell'officina. Tutte cose che se fossi solo non comprerei mai, però ho comunque accesso a ognuna. Senza possederne alcuna. E questa, per me, è una grande libertà».

Intanto, nella piazza del quartiere, si stanno radunando una serie di persone. È il giorno dello scambio, organizzato dalla città di Zurigo. Tutti gli abitanti dei dintorni portano oggetti che non usano più. Alcuni operai in tute arancioni, contrassegnate dallo stemma comunale, danno una mano a selezionare quel che può essere recuperato (quindi messo a disposizione nell'apposita bancarella Tauschplatz) e quel che sarà poi da smaltire. «Invitiamo a non usare l'automobile», recita un cartello colorato intitolato Recyclinghof im Quartier. Zurigo sarà anche la città più ricca, ma andando avanti così potrebbe essere anche la più virtuosa.

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