Verso il 9 giugno

La riforma fiscale alla prova del voto: un’opportunità oppure un «regalo»?

I ticinesi alle urne sulle modifiche alla legge tributaria – Per i favorevoli così si evita l’aumento delle imposte a tutti e si rende il cantone più attrattivo – Per i contrari peggiorerà la già delicata situazione delle finanze, con benefici unicamente ai più ricchi
© CdT / Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
24.05.2024 06:00

Su che cosa andremo a votare il 9 giugno?

Per comprendere a fondo l’oggetto in votazione occorre tornare al 2019, anno in cui il Gran Consiglio diede luce verde alla riforma fiscale cantonale con la quale abolì gli «statuti fiscali speciali» per le società estere, adeguandosi così alla riforma approvata dal popolo svizzero sempre nel 2019 (la cosiddetta «RFFA»). Ebbene, in quel contesto venne pure deciso di abbassare temporaneamente il moltiplicatore cantonale dal 100% al 97%. Allo stesso tempo, venne dato mandato al Governo di valutare una riforma generale della legge tributaria da realizzare entro il 2024, ossia nel momento in cui il moltiplicatore sarebbe tornato al 100%, sfruttando così quel margine di manovra concesso proprio dall’aumento di tre punti percentuali. A luglio 2023 il Governo ha quindi presentato una riforma fiscale riguardante le imposte delle persone fisiche. Nel dettaglio, il Governo ha previsto l’aumento del forfait deducibile per le spese professionali, una riduzione dell’imposta di successione, un plafonamento dell’imposizione sulla previdenza e, infine, una riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito. Durante l’iter parlamentare la riforma è stata ritoccata: la Commissione gestione e finanze ha in particolare introdotto una riduzione di 1,6 punti percentuali di tutte le aliquote d’imposta, neutralizzando così per tutti l’aumento del moltiplicatore dal 97% al 100%. Dopo l’approvazione da parte del Gran Consiglio, però, il Partito socialista ha promosso una raccolta firme contro la riforma, contestando in particolare la riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito (essenzialmente ciò che i contrari definiscono «un regalo ai ricchi»), raccogliendo oltre 10 mila firme. Motivo per cui, appunto, sulla riforma ora l’ultima parola spetta al popolo.

Vediamo ora la riforma punto per punto. Che cosa prevede sul fronte dell’imposta di successione e donazione?

Essenzialmente si vuole adeguare il sistema fiscale alle nuove forme di famiglia (si pensi ai concubini oppure ai fratellastri) e, allo stesso tempo, agevolare il passaggio generazionale delle aziende. Ad esempio, è prevista un importante riduzione dell’aliquota per l’imposta a cui sono sottoposti i concubini e i figli dei partner consensuali (dal 41% al 15,5%). Oppure, è prevista una riduzione del 50% in caso di successione aziendale in assenza di eredi diretti.

E per l’imposizione delle prestazioni in capitale della previdenza?

È previsto di plafonare l’aliquota massima prelevata sulle prestazioni in capitale della previdenza al 3%. In pratica si vuole rendere il Ticino più concorrenziale nel confronto con altri Cantoni per evitare che buoni contribuenti lascino il nostro territorio al momento di ritirare la pensione. Oggi, ad esempio, una persona con un milione in capitale previdenziale per ritirare a Lumino la pensione dovrebbe pagare circa 140 mila franchi d’imposte, mentre a San Vittore, nei Grigioni, pagherebbe solo 58 mila franchi.

E per le spese professionali dei lavoratori dipendenti?

In caso di approvazione della riforma, il Governo aumenterà la deduzione fiscale per le altre spese professionali dell’attività dipendente dagli attuali 2.500 a 3.000 franchi, con un possibile ulteriore aumento a 3.500 franchi nel 2026. Come aveva spiegato in conferenza stampa il consigliere di Stato Claudio Zali si tratta, facendo i calcoli della serva, di un risparmio di circa 100 franchi all’anno.

Che cosa significa la riduzione di tutte le aliquote d’imposta?

Tutte le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche saranno ridotte di 1,667 punti percentuali. Una cifra scelta non a caso. Tale riduzione permetterà infatti di neutralizzare l’aumento del moltiplicatore dal 97% al 100%. In soldoni, permetterà a tutti di evitare un aumento delle imposte sul reddito pari al 3%.

E la riduzione dell’aliquota massima?

La riforma propone di ridurre progressivamente dal 2025 l’aliquota massima dell’imposta sul reddito, ossia quella per le fasce più benestanti della popolazione. La diminuzione sarà pari a 0,5 punti percentuali ogni anno per sei anni. L’aliquota massima a regime passerà così dal 15% al 12%. È la misura maggiormente contestata dai referendisti, da loro definita «un regalo ai ricchi».

Quale sarà il costo, in termini finanziari, della riforma?

Sulla base delle stime attuali, viene riferito nel libretto informativo, «fino al 2029 le misure avranno un impatto complessivamente neutro per il Cantone», e ciò grazie allo spazio finanziario di circa 47 milioni di franchi derivante dal ritorno del moltiplicatore cantonale al 100%. Dopodiché, si stima che nel 2030 «l’impatto finanziario netto con la riforma a regime sarà di 2,6 milioni di franchi», sempre rispetto allo spazio finanziario della riduzione temporanea del coefficiente. Per i Comuni, invece, l’impatto finanziario iniziale è stimato a 17,9 milioni di franchi, pari all’1,3% del loro gettito fiscale complessivo. In seguito, «aumenterà a 35,3 milioni di franchi nel 2030 con la riforma a regime».

Quali sono gli argomenti dei favorevoli?

In primis, i favorevoli fanno notare che la riforma permette a tutti i cittadini di evitare di pagare maggiori imposte a seguito dell’aumento del coefficiente d’imposta cantonale dal 97% al 100%. Inoltre, rimarcano che la riforma, grazie all’aumento del forfait per le spese professionali, va a favore dei lavoratori in un momento in cui i costi aumentano. Le modifiche all’imposta di successione e donazioni permetteranno poi di adeguarsi alle nuove forme di famiglia, favorendo al contempo la successione aziendale. Riguardo all’imposta sul reddito, i favorevoli sottolineano che «il Ticino si contraddistingue nel contesto intercantonale per essere un territorio con una fiscalità favorevole per i bassi redditi, moderata per i redditi medi e fortemente penalizzante per gli alti redditi». Per questo motivo «questi interventi permetteranno al Ticino di lasciare gli ultimi posti della classifica intercantonale allineandosi alla media svizzera». La riforma è inoltre ritenuta sostenibile dal profilo finanziario, in particolare in quanto «utilizza il margine di manovra derivante dalla riduzione temporanea del coefficiente d’imposta cantonale giunta a scadenza nel 2023». Più in generale, «grazie alla riforma sarà dunque possibile evitare un aumento delle imposte per i cittadini» e «sarà inoltre possibile generare una dinamica positiva grazie alla miglior attrattiva fiscale del Ticino in ambito intercantonale, permettendo così di consolidare l’indotto fiscale a favore della collettività».

E quali sono gli argomenti dei contrari?

Per i contrari la riforma «peggiorerà ulteriormente la già fragile situazione finanziaria del Cantone e porterà a nuovi tagli nel settore sociosanitario, ai sussidi di cassa malati, nel settore della formazione, ai salari e alla qualità del servizio pubblico in generale». Tutto ciò, per «fare regali fiscali a chi guadagna più di 30.000 franchi al mese». Riguardo alla riduzione dell’aliquota massima, i contrari sottolineano che «a trarne un beneficio saranno soprattutto le persone con un reddito imponibile superiore al milione di franchi. Ci sono in Ticino 12 plurimilionari che avrebbero, complessivamente, un risparmio di quattro milioni di franchi all’anno». Sulla riduzione di tutte le aliquote di 1,6 punti percentuali, i contrari spiegano che «per avere un risparmio fiscale importante bisogna avere un reddito imponibile di almeno 300 mila franchi, ottenendo così un beneficio di 1.800 franchi», mentre «con un imponibile di 50 mila franchi il risparmio è di 100 franchi all’anno». Si tratta, quindi, di «uno specchietto per le allodole». Infine, per i contrari «questa riforma è ancora più incomprensibile se inserita nell’attuale contesto finanziario del Cantone, con i conti pubblici fragili a causa di ripetuti sgravi fiscali». Detto in altre parole: «Chiedere al ceto medio e alle persone più fragili di fare sacrifici e contemporaneamente proporre inutili regali fiscali a chi guadagna milioni è uno schiaffo alla cittadinanza».