La testimonianza

La Rivoluzione dei garofani vista dal Ticino: «Per noi fu il giorno in cui d’improvviso tutto cambiò»

Manuel Vicente Martins vive in Ticino dal 1989: «Nel 1974 avevo 12 anni ma capii il significato di libertà» - «In quell’istante esplose l’allegria»
La rivoluzione dei garofani fu un colpo di Stato dei militari contro il regime dittatoriale di Lisbona. © Reuters
Dario Campione
25.04.2024 06:00

Ancora oggi, i portoghesi sono la comunità straniera residente più numerosa in Ticino, ovviamente dopo quella italiana: quasi 7mila persone (6.909 secondo l’ultimo dato USTAT disponibile, aggiornato al 31 dicembre 2022), delle quali oltre 1.400 nate in Svizzera (1.389 in Ticino e 83 in altri cantoni).

Manuel Vicente Martins, 62 anni, è arrivato in Valle Maggia nel 1989 da Dem, un piccolo paesino della freguesia di Caminha, in faccia alla Galizia. Ha studiato per diventare cuoco e oggi svolge la sua professione a Brissago.

«Per noi - racconta al Corriere del Ticino - il 25 Aprile è il giorno della libertà, il giorno dopo il quale è cambiato tutto, la dittatura è finita ed è esplosa l’allegria, la voglia di essere felici».

La mattina di 50 anni fa, Manuel, assieme al fratello, era uscito per andare a scuola. «Ma per strada fummo subito fermati, ci dissero di tornare indietro. Capii che stava succedendo qualcosa di grande, di importante, ma ero anche disorientato. Quando rientrammo a casa accendemmo la radio e ci mettemmo in ascolto. Fu in quel momento che sentii parlare per la prima volta di golpe, di colpo di Stato. Ma anche di libertà».

La consapevolezza di essere entrato in una stagione politica diversa, di essere «uscito da una sorta di galera», Manuel la ottenne un anno dopo. «Lavoravo a Lisbona, in un ristorante vicino allo stadio del Benfica. Tra i vecchi che giocavano a carte sentivo le storie di chi era stato arrestato dalla polizia durante il regime, di chi non era più tornato a casa».

Dopo il 25 aprile 1974, il Portogallo aprì le frontiere. Decine di migliaia di persone lasciarono il Paese per trovare fortuna in Francia, in Germania, in Spagna e anche in Svizzera. «Mio papà lavorava in Francia - ricorda Manuel Martins - lo vedevo a Natale e d’estate». L’emigrazione servì al Portogallo «per acquisire idee, favorì la trasformazione. A poco a poco abbiamo capito che con la libertà si diventa qualcuno, si possono affermare ed esprimere senza timore i propri convincimenti».

Oggi, a 50 anni di distanza, e lontano da casa, il 25 Aprile di Manuel Martins è tuttora «un ricordo vivo, un momento di gioia». Da festeggiare. «Molti di noi lavorano, ovviamente, ma ci si trova nelle case e si brinda. Alla libertà».