«La Russia non ha patate a sufficienza»

«La Russia non ha patate a sufficienza». È l'allarme lanciato dal presidente russo Vladimir Putin durante la riunione «Russia, terra di opportunità» trasmessa in televisione. Un messaggio diretto e inequivocabile che fa capire quanto la situazione sia grave: già, perché Putin è solito mostrare sicurezza e rassicurare la popolazione. Questa volta, però, non è così.
L'inflazione, che supera ormai il 10% (nel 2024 si attestava al 9,5%), lascia del resto poco spazio all'interpretazione. Così come poco spazio all'interpretazione lo lasciano il crollo delle entrate e un'economia al collasso.
La crisi più pesante, almeno dal punto di vista del fabbisogno alimentare, riguarda, come detto, le patate, il cui approvvigionamento si sta rivelando più complicato di quanto si potesse immaginare. Solitamente, infatti, di fronte a problemi analoghi, si procede a importare le quote mancanti da altri Paesi. Per la Russia, però, non è così facile. Il Cremlino deve infatti far fronte alla rottura generalizzata delle relazioni economiche con i Paesi occidentali. Anche gli alleati bielorussi, il cui settore agricolo è fiorente così come lo sono le coltivazioni di patate, non è più in grado di aiutare la Russia. Putin, in effetti, ha dichiarato di aver già acquistato le loro riserve di patate.
Scarsità di prodotto e inflazione: siamo di fronte alla tempesta perfetta. Dall'inizio dell'anno, il prezzo delle patate è cresciuto del 52%. Di fronte a questo incremento, il quotidiano Kommersant non ha esitato a parlare di «record storico». Non si tratta poi del primo aumento massiccio di prezzo per il tubero: tra dicembre 2023 e dicembre 2024 la crescita era stata del 91,9%.
Di fronte a questa situazione, spiega Watson che dedica un articolo al tema, la popolazione russa si trova in difficoltà in quanto le patate sono un alimento di base nel Paese, presente in svariati piatti tradizionali. Sono inoltre utilizzate per la preparazione della vodka.
Le patate sono comunque solo uno tra gli alimenti il cui costo è cresciuto prepotentemente con l'avvio dell'invasione dell'Ucraina. Il costo dei cavoli è aumentato del 49% dall'inizio dell'anno, quello delle barbabietole del 40% e quello delle cipolle del 34%. Alcuni di questi prodotti avevano già visto crescere il proprio prezzo tra il 2023 e il 2024; nel dettaglio: cipolle +48,2%, cavoli +44,7%.
Diverse sono le ragioni di questa crisi. In primo luogo, a influire è stato il raccolto record del 2023. A causa degli elevati rendimenti dei raccolti e del conseguente calo dei prezzi di mercato, molti agricoltori hanno ridotto le superfici coltivate. In secondo luogo, tra le ragioni della crisi c'è il maltempo del 2024 che ha comportato un crollo del raccolto del 12% l'anno successivo dovuto alle gelate tardive primaverili e alle forti piogge. In terzo luogo, a incidere è stata la riduzione delle importazioni di piantine e semi. Da gennaio 2024, il Cremlino ha ridotto del 93% le importazioni dai «Paesi ostili» (ovvero dall'intera UE). Già dal 2023, inoltre, è stato vietato di importare piantine dai Paesi Bassi, da dove in precedenza la Russia si riforniva della maggior parte delle sue forniture. Infine si è assistito a un forte calo del numero di orti. Secondo la Reuters , alcuni osservatori attribuiscono la carenza al fatto che solo una minoranza di russi coltiva ancora un orto domestico. In epoca sovietica, invece, questa attività era un importante mezzo per combattere la carestia.
Come soluzione a breve termine, la Russia ha aumentato le importazioni da Egitto e Bielorussia . Ma ora anche Minsk lancia l'allarme, poiché le sue riserve si stanno rapidamente esaurendo.
Da mesi, la popolazione bielorussa si lamenta sui media e sui social della scarsità o della «cattiva qualità» di alcuni prodotti nei mercati. Anche lì, i prezzi di una vasta gamma di prodotti alimentari sono aumentati considerevolmente, per volere dello Stato stesso. Eppure, il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko vuole continuare ad aiutare Mosca.