La saga di Elena Udrea continua

TANGENTOPOLI RUMENA - La sexy ex ministra del turismo, regina del gossip, ha lasciato il carcere di Targsor ed è tornata ai domiciliari
Red. Online
12.05.2015 06:00

BUCAREST - Apprezzata dalle cronache per il suo look appariscente e sexy, quanto per le sue capacità comunicative e di abilissima politica, Elena Udrea torna a far parlare di sé in questi giorni. Finita nel mirino della giustizia per lo scandalo delle tangenti che in Romania, negli scorsi mesi, ha già portato in carcere ex ministri, politici di fama e rappresentanti del mondo dell'economia (VD suggeriti), l'ex ministra del turismo può tornare al beneficio degli arresti domiciliari dopo che un Tribunale di Bucarest ne aveva disposto la carcerazione in attesa del processo per lo scandalo "Gala Bute" (seguito a quello per le tangenti Microsoft). La diretta interessata si ritiene una vittima, rischia una pena di 15 anni.

Proprio per il caso "Gala Bute", nel quale i reati ipotizzati per Udrea e una serie di altri coimputati riguardano il riciclaggio, la sottrazione di denaro pubblico, oltre all'abuso di potere, la rappresentante del centrodestra sostenuta dall'ex presidente Traian Basescu, aveva contestato la decisione di prolungare il suo arresto preventivo nel carcere di Targsor. La Corte Suprema ha deciso di accogliere il ricorso presentato dai legali di Udrea sostituendo in via definitiva il suo soggiorno preventivo in carcere con i domiciliari: una forma di detenzione, quest'ultima, sicuramente meno invasiva, in special modo alla luce delle  dure condizioni di detenzione in vigore in Romania. A questo proposito, negli scorsi mesi, la biondissima ex ministra del turismo aveva colto l'occasione per denunciare lo stato precario del carcere in cui si è trovata rinchiusa, proponendo, anche tramite i social media, di investire propri denari per ammodernare le celle. Un appello, che manco a dirlo, è caduto nel vuoto e che ha pure sollevato un polverone di critiche tra i suoi detrattori. Udrea è stata anche diffidata dalla Giustizia rumena dal servirsi dagli strumenti comunicativi rimasti a sua disposizione per condurre battaglie politiche, anche per timori di poter influenzare l'opinione pubblica a suo favore nell'ambito delle vicende giudiziarie che la vedono protagonista indiscussa ormai da mesi.

MINACCE DI MORTE IN CELLA

Ma c'è di più. Mentre si trovava nella struttura detentiva della capitale, cioè fino a pochi giorni fa, Udrea ha dichiarato di aver ricevuto una lettera di minaccia di morte di cui in un primo tempo aveva sottovalutato i contenuti. In questo senso, il trasferimento nel penitenziario di Targsor, una struttura più ampia e con controlli ritenuti insufficienti, ha fatto pensare alle minacce subite e temere per la sua vita. Soltanto capacità di Elena Udrea di tenere alto l'interesse per la sua vicenda facendo pendere la bilancia dell'opinione pubblica dalla sua parte? C'è chi lo sostiene, chi, invece, crede nella bontà dell'ex ministra, che nonostante tutto ha anche molti sostenitori. Negli ambienti borghesi in particolare, ma non solo: a partire, appunto, da Traian Basescu e dal suo entourage. Fatto sta che l'avvocato di Udrea, Marius Striblea, ha confermato il contenuto della lettera nella quale un prigioniero sarebbe stato pagato per infettare con l'HIV la sua assistita. La direzione del carcere aveva anche avviato un'indagine interna. La decisione di spostare Udrea ai domiciliari è arrivata poco dopo e i magistrati hanno deciso di far beneficiare della misura anche due altri personaggi pubblici: Rudel Obreja e Tudor Breazu, coinvolti nel medesimo scandalo.

GRATITUDINE PER L'EX PRESIDENTE TRAIAN BASESCU

Udrea, nota bene, prima di comparire davanti ad un tribunale per rispondere alla Giustizia delle accuse a suo carico, non potrà parlare del caso che la riguarda con terze persone, né, tantomeno, lasciare il suo appartamento senza l'esplicita autorizzazione dell'autorità. Appena uscita dal carcere, l'ex ministra ha ancora una volta rivolto un pensiero di gratitudine a Traian Basescu, lasciando intendere che avrebbe gradito quanto prima una visita da parte dell'ex presidente. Contro il quale - va ricordato - non mancano accuse (neppure troppo velate) dei media, che lo considerano parte in causa di un sistema che la Romania del nuovo presidente Klaus Iohannis cerca ora di spazzare via a suon di arresti e processi senza andare troppo per il sottile, pressato da un'Unione europea che non intende più accettare deroghe alla trasparenza.

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