La sigaretta elettronica che fa tremare gli USA è arrivata in Ticino

È piccola e maneggevole come una chiavetta USB ma con il computer ha poco a che vedere: si chiama Juul ed è l’ultima moda nel mondo delle sigarette elettroniche. Arriva dagli Stati Uniti, dove è stato coniato addirittura un verbo ad hoc per descrivere l’attività di fumarla, il «juuling». Da martedì 4 dicembre è disponibile anche in Svizzera e in Ticino, presso i chioschi Valora, e online.
Le ricariche di Juul (chiamate «pods») sono capsule colorate contenenti un liquido di sali di nicotina (con una concentrazione di 20 milligrammi al millilitro) aromatizzato. Stando alle indicazioni della compagnia con sede a San Francisco, in California, la Juul dovrebbe essere un «aiuto agli adulti che intendono smettere di fumare le sigarette tradizionali».


Ma nella pratica la sigaretta elettronica piace molto a giovani e giovanissimi e sta creando non poche polemiche oltreoceano, dove ha ormai conquistato oltre il 70% del mercato e si parla di una vera e propria «emergenza juuling tra i ragazzi»: secondo studi recenti, a fumarla sarebbe il 20% dei liceali americani, circa 3 milioni di teenager. Invogliati da gusti quali mango, anguria e frutta, la loro dipendenza da nicotina prenderebbe il via proprio attraverso lo «juuling». Per difendersi da queste accuse, metà novembre la compagnia ha annunciato una stretta sul commercio della maggioranza dei suoi «pods» aromatizzati nei rivenditori al dettaglio statunitensi e la cessazione della pubblicità sui social media.

A settembre la Food and Drug administration (FDA) ha messo in piedi un maxi-blitz nella sede californiana della Juul Labs con lo scopo di approfondire le pratiche di marketing e vendita della sigaretta elettronica. Uno dei motivi per i quali l’apparecchio è finito nel mirino della FDA è la sua popolarità: stando ai dati pubblicati a inizio ottobre dai Centers for Disease Control and Prevention (i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie), tra il 2016 e il 2017 le vendite di Juul negli USA sono cresciute del 641%: dai 2.2 milioni di e-sigarette vendute nel 2016 si è passati a 16.2 milioni l’anno successivo. L’uso tra i ragazzini è cresciuto del 75% tra il 2017 e il 2018.


Nonostante sia molto diffusa negli USA e nel Regno Unito, alle nostre latitudini non sembra esserci particolare attesa per la e-sigaretta, almeno stando a quanto ci hanno detto in diversi chioschi Valora del cantone. «Ci è arrivata, ma non ne abbiamo ancora venduta nessuna», spiegano al chiosco all’autosilo Balestra di Lugano. La stessa risposta arriva anche dal chiosco alla Migros di Giubiasco e dal chiosco Castello di Bellinzona, mentre a quello della stazione FFS di Lugano non è ancora sugli scaffali («ma arriverà», dicono). In Svizzera attualmente la vendita di e-sigarette non è regolata a livello federale, ma diversi rappresentanti dell’industria del tabacco hanno firmato un codice di condotta (entrato in vigore il 1. ottobre) che definisce il limite d’età per la vendita e le limitazioni per la pubblicità, tra questi anche Juul Labs. Da noi interpellati, i venditori dei chioschi sopraccitati ci hanno confermato che il prodotto «è in vendita solo ai maggiorenni».
La testimonianza di un fumatore ticinese
«Fumo la Juul da sei mesi – racconta Matteo, 32.enne ticinese – e mi trovo benissimo. Stavo cercando un’alternativa alla sigaretta tradizionale (prima fumava due pacchetti di «bionde» al giorno, ndr.) e l’ho trovata nella Juul, scoperta durante un viaggio negli Stati Uniti: lì in tantissimi fumano questa sigaretta, è impressionante».


Nonostante sia un consumatore assiduo – fuma un pods al giorno – Matteo non sapeva che l’apparecchio sarebbe arrivato in Svizzera. Si è detto «contento» anche perché finora la acquistava «online tramite un rivenditore che effettua consegne in Svizzera». Secondo il nostro interlocutore, la forza di Juul sta nel fatto di «non dover essere né accesa né spenta, di essere inodore e di caricarsi molto velocemente». Sulla questione della regolamentazione Matteo è concorde con le voci critiche: «La sua vendita va regolamentata come per le altre sigarette, su questo non c’è dubbio».
La parola all’esperto
Per capire quali siano gli effetti e pericoli della Juul, ci siamo rivolti al responsabile del servizio consulenza in tabaccologia dell’EOC, il dottor Jacques Philippe Blanc. «La differenza tra la Juul e gli altri «svapatori» è una concentrazione di nicotina molto più forte, tanto da farla assomigliare a una sigaretta tradizionale», spiega. «Così la dipendenza dalla nicotina aumenta, ma la nicotina di per sé non provoca malattie: si fuma a causa della nicotina, ma si muore a causa di tutte le altre sostanze presenti nelle sigarette».

Questo non vuol dire però che non ci siano pericoli per la salute: semplicemente, «non ci sono ancora studi che mostrino gli effetti della Juul sul lungo periodo», spiega Blanc.


Secondo l’esperto, si tratta di un fenomeno «alla moda» che ha preso piede così tanto negli USA «grazie al suo look accattivante che fa breccia nei giovani». Importante, secondo il nostro interlocutore, è diffidare dai siti pubblicitari di questi prodotti: «Bisogna indirizzarsi a un centro di consulenza in tabaccologia, dove ci sono persone informate e formate, il tabagismo è una malattia cronica e va curata come tale». Ma vista la sua diffusione in altri Paesi, dobbiamo aspettarci un boom nell’uso di questo apparecchio anche in Ticino? «Dipenderà dalla pubblicità che verrà fatta. In Ticino sorvegliamo questi nuovi fenomeni con il Servizio cantonale di promozione e valutazione sanitaria, attivo anche nelle scuole». In ogni caso, «è importante distinguere questo tipo di apparecchio da quelli come l’Iqos, che scalda il tabacco: in quel caso, come nelle sigarette tradizionali, vi sono gli idrocarburi aromatici policiclici, che sono cancerogeni». Chiaramente, conclude il medico, «la scelta migliore è quella di non fumare del tutto».