La storia dietro la tragedia, l'unica vittima subito identificata

La notte in cui il volo Swissair 111 si schiantò nell'Oceano Atlantico vicino a Peggy's Cove, il 2 settembre del 1998, i soccorritori trovarono il corpo di una sola vittima. L'unica, tra 215 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio, che fu subito identificabile: la signora Benjamin («Mme Benjamin»). Altre 147 vittime furono identificate tramite le impronte digitali, la forma dell'apparato dentario e la comparazione di radiografie. Per le rimanenti 81 fu necessario il test del DNA.
Un peschereccio portò i resti della signora Benjamin a Peggy's Cove poche ore dopo l'incidente. Il mattino seguente, Reginald Reeves, sovrintendente capo della Gendarmerie royale du Canada (GRC), fu nominato comandante dell'area dell'Hangar B della base delle forze canadesi di Shearwater, dove i resti umani venivano trasportati per l'identificazione. Fu lui a esaminare i resti di «Mme Benjamin».
Quando i familiari e gli amici delle vittime si riunirono in un hotel di Halifax, giorni dopo, un uomo si alzò e chiese ai funzionari se erano stati trovati i resti di una donna francese afrodiscendente. Quella sera Reginald Reeves si trovava in fondo alla stanza e intuì che quella persona, accompagnata da una donna, era un familiare di Mme Benjamin. Così, al termine dell'incontro, li accompagnò nella cappella della base aerea, dove giaceva il corpo della donna. «L'unico corpo intatto identificabile della tragedia di Swissair era quello della loro madre».
Per anni, Reginald Reeves ha ricevuto una cartolina di Natale da parte della famiglia Benjamin, come racconta il sito del Governo canadese. Un modo per esprimergli la loro gratitudine. Perché a loro, a differenza dei parenti delle altre 228 vittime, fu concesso subito di provare una sorta di sollievo quella sera, nella cappella. Un senso di «definitività».
Nei giorni che seguirono l'incidente, le altre famiglie raggiunsero Peggy's Cove, un pittoresco villaggio di pescatori sulla costa meridionale della Nuova Scozia, alla ricerca di qualcosa che le aiutasse a sentirsi più vicine ai loro cari. Videro con i loro occhi il luogo dello schianto. Raccolsero bottigliette di acqua di mare. Il team di gestione della GRC accompagnò i familiari alla base di Shearwater, dove erano stati depositati gli effetti personali ripescati nell'oceano da pescatori locali e sommozzatori della Marina. Fotografie, vestiti, oggetti e peluche giacevano sui tavoli, imbevuti di acqua salata e carburante. «Erano "felici" di poter toccare con mano gli oggetti che appartenevano ai loro cari, che si trattasse di una borsetta, di un quaderno, di un calendario. È stato un momento potente».
Anche i membri della squadra della GRC dell'area dell'Hangar B hanno avuto un carico emotivo enorme. Hanno collaborato con professionisti medici militari e civili per aiutare a identificare e rimpatriare i resti delle 229 vittime del volo Swissair 111. «Non c'era una tabella di marcia da seguire: dovevamo improvvisare. Era facile perdersi tra il caos e le emozioni delle persone. L'indagine e la missione di recupero hanno influito emotivamente e psicologicamente su molte persone, in modo permanente».
Reginald Reeves si è ritrovato di fronte a una tristezza infinita, che «ha accompagnato con compassione e rispetto». E, a suo modo, «ha lasciato il segno». Non solo nella famiglia di Mme Benjamin».
