Identità nazionale

La Svizzera italiana vista dagli studenti d’oltralpe

I risultati e le testimonianze di uno studio dell’USI sul concetto di «Willensnation»
Carlo Silini
27.04.2019 06:00

Che cosa sanno di noi, svizzeri italiani, gli abitanti delle altre regioni del nostro Paese? Un breve sondaggio realizzato tra alcuni giovani nelle scorse settimane a Zugo associa le parole «vacanze», «gelato», «grotto» e «palme» all’immagine dell’unico cantone interamente italofono della Svizzera. Poca roba, insomma. Se non fosse che sarebbe interessante capire che cosa sappiamo noi svizzeri italiani dei connazionali d’oltre San Gottardo. Forse i risultati non sarebbero più esaltanti. Proprio per rompere la catena dei luoghi comuni che ogni regione linguistica elvetica nutre nei confronti delle altre, sei anni fa l’USI ha elaborato l’iniziativa «+ identità: Settimana della Svizzera italiana» il cui scopo dichiarato è promuovere nelle altre regioni linguistiche la lingua e la cultura della Svizzera italiana, presentandola nella ricchezza delle sue diverse identità. Ne parliamo con Isabel Indino, responsabile dell’ultima edizione dell’iniziativa, svoltasi appunto a Zugo tra l’8 e il 12 aprile scorsi. E diamo conto di quattro testimonianze di giovani svizzeri su queste tematiche.

Oggi, grazie ai collegamenti ferroviari, Nord e Sud delle Alpi non sono mai stati così vicini e l’unica vera differenza tra i ragazzi è costituita dalla lingua

«Zugo è il quarto cantone che raggiungo personalmente nell’ambito di questa iniziativa – ci spiega – ed è la prima volta che aprendo le porte alla Svizzera italiana, una scuola ha voluto allargare la discussione alla Svizzera plurilingue, adottando il motto +identità/identité/identitad/Identität per tutto l’anno scolastico».

La cosa, dal punto di vista pratico, funziona così: si tiene una settimana tematica che viaggia di cantone in cantone approdando ogni volta in un liceo diverso, con l’obiettivo di consolidare i ponti tra le varie regioni linguistiche, superando i reciproci stereotipi. «Quest’anno – osserva Indino – gli studenti liceali del cantone sono stati interrogati sul concetto di “Willensnation” (termine che definisce una nazione basata sulla volontà di stare unita malgrado le differenze di razza, linguistiche e religiose – ndr) accogliendo una sfida non facile. Quante volte ci siamo posti davvero la domanda su cosa sia e cosa rappresenti per noi questa unicità del tutto elvetica? Durante la “Settimana” mi sono interrogata con loro e ho trovato conferme proprio grazie al loro desiderio di confrontarsi e stare insieme».

La bandiera svizzera realizzata dagli studenti che hanno partecipato al progetto
La bandiera svizzera realizzata dagli studenti che hanno partecipato al progetto

La scuola, del resto, è un ambiente perfetto per questo genere di iniziative. «Sì, il contesto scolastico si presenta sempre come luogo privilegiato per arrivare ad una comprensione tra regioni linguistiche che superi ogni barriera. In particolare lo scambio tra classi – promosso dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport del Cantone Ticino e inserito nel progetto “Settimana” – ha mostrato, a mio avviso, che oggi più che in passato possiamo definirci una “Willensnation” unita non solo dalla volontà dei cantoni di convivere ma anche dalla curiosità che i giovani dimostrano nei confronti dei propri coetanei dalle altre giorni linguistiche. Una Willensnation unita nella pluralità e dalla curiosità dei propri giovani cittadini, quindi, che vedono nella lingua l’unica differenza calzante e ritrovano invece tante similitudini che li portano a stringere facilmente legami con i propri compagni in questo caso dalla Svizzera tedesca, facilitati dal fatto che nord e sud delle Alpi, grazie ad AlpTransit, non sono mai stati così vicini».

Un allestimento realizzato nella scuola di Menzingen in occasione dell’iniziativa «+ identità»  e ragazzi che vi hanno partecipato
Un allestimento realizzato nella scuola di Menzingen in occasione dell’iniziativa «+ identità» e ragazzi che vi hanno partecipato

Nell’edizione del 2019 è stata coinvolta anche la classe 3C del Liceo cantonale di Mendrisio, impegnata in uno scambio tra classi con la 3cz della Kantonsschule di Menzingen. C’è stato anche un miniparlamento, aperto via video dalla presidente del Consiglio nazionale Marina Carobbio, che ha permesso agli studenti ticinesi di discutere con i Consiglieri nazionali Marco Romano (TI) e Gerhard Pfister (ZG). «In generale, commenta Isabel Indino, mi ha colpita molto il loro desiderio di parlare e raccontarsi: la classe di Mendrisio e di Menzingen hanno reso chiaro che la parola chiave da adottare oggi non solo nel contesto scolastico attuale ma anche in quello politico è “incontro”. Per superare le numerose barriere tra regioni linguistiche bisogna associare un luogo a delle persone, a dei visi e, soprattutto, alle loro storie. La Svizzera italiana raccontata dai suoi protagonisti diventa reale e la Svizzera tedesca più vicina culturalmente. I Cantoni in questo senso dovrebbero promuovere maggiormente queste occasioni di incontro e dare la possibilità ad ogni allievo di diventare protagonista di uno scambio. A renderlo duraturo e significativo ci pensano gli allievi stessi, grazie anche ai loro docenti».

Le testimonianze

Lia Blätter, 17 anni, della Kantonsschule Menzingen
Lia Blätter, 17 anni, della Kantonsschule Menzingen

«Un giovedì mattina subito dopo la pausa, al primo piano della Kantonsschule di Menzingen si potevano vedere dai corridoi silenziosi le porte bordate di rosso delle aule e sentire, attraverso le pareti, le voci attutite del professore di geografia e storia. Lo stesso giovedì le porte si sono spalancate, le classi si sono animate di studenti che per una settimana intera hanno potuto rappresentare la Svizzera romancia, italiana, tedesca e romanda e discutere insieme di Willensnation Schweiz. Attraverso questa Swissminiatur al primo piano, è diventato per me chiaro quanto sia difficile trovare una volontà che accomuna le regioni linguistiche e nella quale io mi riesca a identificare. Libertà e sovranità sono concetti che hanno caratterizzato tutte le regioni della Svizzera nel passato e lo fanno tuttora. Mi sembra che le porte spalancate per questo scambio tra regioni linguistiche abbiano dimostrato ci sia di più dei concetti di libertà e sovranità. Dalla tradizione della Chalandamarz al Festival del Film di Locarno fino alla lingua francese, tutta questa pluralità culturale è parte della Svizzera e quindi parte di me e parte di voi. Penso che l’immensa pluralità svizzera, al momento, si trovi purtroppo bloccata sotto un telo di mancate conoscenze e interesse. Per far rifiorire la volontà nazionale bisognerebbe invece partire da una conoscenza maggiore delle rispettive culture. Durante la «Settimana» questo pensiero si è consolidato grazie allo scambio con il liceo di Mendrisio. Spero che le nostre porte rosse rimangano sempre almeno con uno spiraglio aperto, affinché la pluralità scoperta durante questa settimana dal punto di vista geografico e storico perduri e si rafforzi».

Shania Mathis, 18 anni, della Kantonsschule Menzingen
Shania Mathis, 18 anni, della Kantonsschule Menzingen

«I cantoni svizzeri e le regioni linguistiche non potrebbero essere più diversi ed è proprio questo a definirci come nazione. Ogni volta si ripresenta la domanda «cosa ci unisce?» e per rispondere occorre a mio avviso prendere in considerazione due aspetti. In primo luogo il nostro sistema politico – che concede ai Cantoni molta libertà, individualità e il diritto di parola alle minoranze – infonde nella popolazione svizzera un sentimento di sicurezza e stabilità, dato anche da un’economia che funziona bene, da un mercato del lavoro sufficiente e da un’offerta formativa presente. Questi fattori sono determinanti affinché «Herr und Frau Schweizer» si sentano bene nel proprio Paese. Ed è proprio il fatto di potersi sentire fieri della propria nazione che mi porta al secondo punto: è la volontà di essere svizzeri che tiene unita la nostra società e definisce la nostra nazione. Per me è chiaro che ogni lingua nazionale, ogni regione, ogni tradizione siano ciò che rende la Svizzera quella che è. È la cosiddetta Kantönligeist, il particolarismo dei singoli cantoni, a costituire il carattere della nostra Svizzera. È per questo motivo che non andiamo alla ricerca di una lingua comune ma vogliamo mantenere in vita le varie tradizioni e la diversità, che mostriamo volentieri e per le quali ci vantiamo all’estero. La Svizzera è ciò che decidiamo sia, gli aspetti che decidiamo di fare nostri».

Anja Brun, 19 anni, della Kantonsschule Menzingen
Anja Brun, 19 anni, della Kantonsschule Menzingen

«All’inizio ero scioccata di quanto poco sapessi della Svizzera, in particolare del Ticino. Questo perché a scuola, a mio avviso, le varie culture della Svizzera sono state fino ad oggi poco tematizzate. Le domande «Cosa contraddistingue la Svizzera? Cosa hai capito dell’identità svizzera?» non sono state facili da affrontare. Diverse lingue significa diverse culture e tradizioni, aspetto che non rende semplice il compito di trovare delle comunanze, dei punti d’incontro. Trovo che le differenti lingue non siano l’unico ostacolo in una Willensnation: secondo me, infatti, il problema sussiste perché le nostre differenti «culture svizzere» sono poco conosciute all’interno del nostro stesso Paese. Impariamo molto, nel contesto scolastico, sull’estero e sulle culture lontane geograficamente e invece sulla nostra, così vicina, nulla. Abbiamo discusso durante questa settimana tematica delle possibilità per conoscere meglio la nostra cultura svizzera e siamo arrivati alla conclusione che a scuola il tema «Svizzera» dovrebbe essere approfondito maggiormente. A livello storico non si è infatti affrontato l’argomento fino al liceo, e questo nonostante alle spalle avessimo già 9 anni di studio. Penso che la pluralità di culture e dialetti che ci rende unici debba essere mantenuta e la nostra coesione tra differenti culture rafforzata, proprio perché contraddistinguono noi e il nostro Paese. Non lo pensate anche voi?»

Alessandro Greusard e Samuele Mombelli (17 anni) del Liceo cantonale di Mendrisio
Alessandro Greusard e Samuele Mombelli (17 anni) del Liceo cantonale di Mendrisio

«La nostra classe 3C del Liceo cantonale di Mendrisio ha partecipato a un breve scambio con una classe della Kantonsschule Menzingen, proveniente dal Canton Zugo. Ritrovarsi in Ticino e poi a Menzingen ci ha dato la possibilità di lavorare ad attività aventi come scopo l’avvicinare le diverse regioni linguistiche della Svizzera, con il motto «+ identità». Tramite questi progetti si è voluto approfondire l’argomento della «Willensnation Schweiz», ovvero della Svizzera come nazione che, nonostante le sue molteplici diversità linguistiche, religiose, culturali, si dimostra uno Stato unito dalla volontà comune di stare insieme dei Cantoni che lo compongono. Questa esperienza ha permesso a noi studenti di conoscere, anche se brevemente, una realtà a noi molto vicina geograficamente e, al tempo stesso, molto distante. Nonostante l’esigua distanza presente tra i due Cantoni, infatti, abbiamo immediatamente avuto la sensazione di trovarci in un Paese lontano. Trascorrendo però del tempo, seppur poco, con gli studenti zughesi, potendoci confrontare direttamente con la loro realtà e lavorando insieme ai progetti precedentemente citati, ci siamo resi conto in breve tempo del fatto che, ancor più delle differenze, ciò che emergeva tra di noi era una volontà comune di essere svizzeri e di appartenere a questa splendida e singolare Willensnation».