Il punto

La Svizzera non ha mai dichiarato Hamas un'organizzazione terroristica

La Federazione svizzera delle comunità israelite, la Piattaforma degli ebrei liberali di Svizzera e la Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo GRA invitano (nuovamente) il Consiglio federale a prendere posizione
© KEYSTONE (AP Photo/Erik Marmor)
Jenny Covelli
09.10.2023 09:34

«Per anni la Svizzera ha rifiutato di dichiarare Hamas un'organizzazione terroristica: le cose, ora, cambieranno?». Titola così un'articolo della Neue Zürcher Zeitung (NZZ). Dallo scoppio delle ostilità, sabato, la Confederazione si è espressa tramite il DFAE – che ha condannato il «lancio indiscriminato di razzi da parte di Hamas e gli attacchi da Gaza verso Israele», chiedendo «la protezione dei civili» e «il rispetto del diritto internazionale» oltre alla «cessazione immediata della violenza per evitare un'ulteriore escalation» – e il presidente Alain Berset, che su X ha scritto: «Chiediamo la fine immediata della violenza e il rispetto della protezione dei civili. Esprimo le mie più sincere condoglianze alle famiglie e ai cari delle vittime».

2017: «Un dialogo critico, non cooperazione»

A differenza di UE, Stati Uniti e Gran Bretagna, la Svizzera non ha mai dichiarato Hamas un'organizzazione terroristica. Nel 2017 il consigliere nazionale del Centro Christian Imark aveva presentato un postulato in cui chiedeva al Consiglio federale di valutare la possibilità di vietare il gruppo Hamas o di classificarlo come organizzazione terroristica. «Nonostante le nostre relazioni amichevoli con Israele, abbiamo contatti diretti con terroristi che, avvalendosi dei mezzi più brutali, vogliono cancellare Israele dalla carta geografica – vi si poteva leggere –. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) intrattiene apertamente contatti diretti con l'organizzazione terroristica Hamas, come confermano pubblicamente diverse collaboratrici e collaboratori dell'amministrazione federale, tra cui la segretaria di Stato Baeriswyl e il signor Crevoisier del DFAE». Il 23 agosto di quell'anno, il Governo aveva proposto di respingere il postulato, indicando in particolare: «La Svizzera conduce una politica di pace indipendente e imparziale volta a raggiungere una pace patteggiata, giusta e duratura sulla base di una soluzione a due Stati. Ciò comprende anche contatti con Hamas. (...) Con questi contatti ci si prefigge anche di allentare la tensione a Gaza e di migliorare la catastrofica situazione socioeconomica e umanitaria in loco. In tal modo l'impegno svizzero mira anche a prevenire l'estremismo violento».

In quell'occasione, il Consiglio federale aveva precisato che «in un documento di posizione del 1. maggio 2017, Hamas si mostrava più pragmatico in alcuni ambiti, accettando per esempio i confini del 1967 come "formula di un consenso nazionale"». La Svizzera continuava a condannare il fatto che Hamas «contestasse il diritto di esistenza di Israele e difendesse il conflitto armato come mezzo legittimo di resistenza», assicurando di «lavorare, attraverso i suoi contatti, affinché Hamas abbandoni anche questa posizione». «I contatti della Svizzera con Hamas consistono in un dialogo critico e strettamente coordinato con altri attori come l'Autorità nazionale palestinese a Ramallah, l'Egitto e l'ONU e non costituiscono in alcun modo una "cooperazione". (...) Grazie ai suoi buoni uffici la Svizzera è considerata un attore pragmatico, discreto e imparziale sia dall'Autorità nazionale palestinese sia dalla comunità internazionale».

2021: «Attuiamo le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU»

Nel maggio 2021, la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e la Piattaforma degli ebrei liberali di Svizzera (PLJS) hanno chiesto ufficialmente al Consiglio federale – che aveva condannato il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele e le violazioni israeliane del diritto internazionale, chiedendo a tutti, senza eccezioni, di rispettare i loro obblighi di diritto internazionale – di «rivedere la sua posizione su Hamas e di classificarla fra le organizzazioni terroristiche». Qualche settimana dopo, la consigliera nazionale Marianne Binder-Keller ha presentato un'interpellanza. In quell'occasione (era settembre) il Governo ha ribadito di «sostenere la visione formulata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU di una regione con due Stati democratici, Israele e Palestina, che convivono fianco a fianco, in pace ed entro confini sicuri e riconosciuti». E ha altresì sottolineato che «la Svizzera non dispone di una propria "lista del terrore" nazionale. Attua esclusivamente le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU (che sottopone a sanzioni gruppi come "Al-Qaïda" e "Stato Islamico", ndr.), che non ha classificato Hamas come organizzazione terroristica». Ribadendo pure «la politica di contatto inclusiva e la politica dei buoni uffici» della Confederazione, «apprezzate dagli attori internazionali chiave come gli Stati Uniti e l'UE, soprattutto durante le crisi» e precisando che «la Svizzera informa regolarmente Israele sui suoi contatti con Hamas».

Hamas non è sottoposta alle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che invece la Svizzera appoggia per gruppi come "Al-Qaïda" e "Stato Islamico", e non è inclusa nella legge federale del 12 dicembre 2014 che vieta i gruppi Al-Qaïda e "Stato islamico" nonché le organizzazioni associate (RS 122). Conformemente all'articolo 74 della legge federale del 25 settembre 2015 sulle attività informative (RS 121), un divieto dovrebbe fondarsi su una decisione delle Nazioni Unite o dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Tuttavia la Svizzera, indipendentemente da qualsiasi elenco, persegue e condanna come grave reato il terrorismo di qualsiasi provenienza e forma, incluse le attività di preparazione e di sostegno.

«È ora di prendere posizione»

Domenica, FSCI e PLJS si sono dichiarati «inorriditi dall'attacco terroristico di Hamas contro Israele». E hanno nuovamente invitato la Svizzera a riconsiderare la sua posizioni nei confronti di Hamas. Anche la Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo GRA chiede che il Consiglio federale classifichi Hamas come organizzazione terroristica. «L'autorità federale competente dovrebbe vietare le attività di finanziamento in Svizzera e astenersi dal distribuire aiuti», afferma un comunicato diramato in mattinata. «Gli attacchi, iniziati durante una festività ebraica, hanno fugato ogni dubbio: Hamas nega il diritto all'esistenza di Israele, diffonde idee antisemite e uccide indiscriminatamente gli ebrei».

Nel fine settimana, i membri di UDC, PLR, Il Centro e Verdi liberali si sono espressi chiaramente – scrive la NZZ –: non solo hanno chiesto una dura condanna degli aggressori, ma anche una revisione della cooperazione con le varie organizzazioni palestinesi. «Bisogna prendere posizione».

Ieri, il Consiglio di sicurezza si è riunito in consultazioni a porte chiuse sulla situazione in Medio Oriente. La Svizzera «ha condannato gli attacchi particolarmente scioccanti, compresi gli atti di terrore e il lancio indiscriminato di razzi da parte di Hamas contro Israele. Ha chiesto il rilascio immediato delle persone prese in ostaggio e attualmente detenute a Gaza. Ha inoltre deplorato tutte le vittime civili e ha invitato tutte le parti a proteggere la popolazione civile e a rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario», si legge sul sito del DFAE. Per la Svizzera, «la priorità deve essere la de-escalation». Ha invitato i responsabili a fare tutto il possibile per stabilire un cessate il fuoco ed evitare un'escalation regionale. Ha rivolto questo appello a tutti gli Stati che possono esercitare un'influenza sulle parti.

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