La Svizzera s'impegna per un cessate il fuoco in Siria

Consiglio nazionale: "Serve una soluzione politica al conflitto che dura da ormai sette anni"
Ats
28.05.2018 18:13

BERNA - La Svizzera deve impegnarsi per un cessate il fuoco in Siria e una soluzione politica di un conflitto che dura ormai da sette anni, conflitto contraddistinto da crudeltà contro i civili e gravi violazioni del diritto internazionale. È quanto chiede una dichiarazione adottata oggi dal Consiglio nazionale per 116 voti a 57 e 13 astensioni.

Per la maggioranza del plenum, ad eccezione dell'UDC, di fronte alle centinaia di migliaia di vittime del conflitto, e ai milioni di rifugiati, non si può far finta di nulla.

È nostro dovere morale, hanno dichiarato numerosi oratori, richiamare le parti in guerra al rispetto del diritto umanitario e far pressione sul Consiglio federale affinché s'impegni, cercando alleati in seno alle Nazioni Unite, per una soluzione politica a questa tragedia.

I sostenitori della dichiarazione, strumento di cui il Parlamento ha fatto un uso parsimonioso in passato, hanno ammesso di non attendersi granché, ma si tratta pur sempre di inviare un segnale di solidarietà alla popolazione civile, scientemente obiettivo di attacchi indiscriminati da parte dei contendenti, anche con l'uso di armi chimiche, strumenti vietati dal diritto internazionale, il cui utilizzo rappresenta un crimine di guerra.

La dichiarazione così come è stata concepita richiama tutte le parti in causa a ritirare le proprie truppe dalla Siria e a impegnarsi per una soluzione politica, ciò che è in linea con la neutralità elvetica. Per diversi deputati, con la sua tradizione umanitaria e quale sede delle Convenzioni di Ginevra, la Svizzera non può tirarsi indietro. Essere neutrali non significa tacere di fronte a violazioni flagranti dei diritti umani e del diritto umanitario, hanno ripetuto rappresentanti di vari schieramenti. "Ciò che accade in Siria è una vergogna e un fallimento della comunità internazionale", ha dichiarato il consigliere nazionale Hans-Peter Portmann (PLR/ZH)

Voci critiche si sono levate dai ranghi dell'UDC. Il consigliere nazionale Roger Köppel (ZH), editore del settimanale Weltwoche, ha dichiarato che la Svizzera deve attenersi a una rigida neutralità, evitando con dichiarazioni "ridicole" di farsi inutilmente dei nemici. In un mondo sempre più folle, la Svizzera rappresenta un'isola della ragione e tale deve rimanere. La neutralità ci garantisce pace e sicurezza.

Nel suo intervento, il consigliere federale Ignazio Cassis non ha voluto sindacare sull'opportunità o meno di questa dichiarazione, essendo ciò una prerogativa del Parlamento. Il ministro ticinese degli affari esteri ha tuttavia fatto notare che la Confederazione ha criticato, anche chiaramente, la guerra in Siria e le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario.

Oltre ad impegnarsi per la popolazione civile, il Consiglio federale sostiene anche gli sforzi della comunità internazionale affinché si giunga ad una soluzione politica di un conflitto "barbaro", ha aggiunto. Anche Cassis ha dovuto ammettere che nel caso siriano, il diritto internazionale è rimasto vittima degli interessi particolari dei Paesi e delle fazioni coinvolte. "Si tratta del maggior fallimento morale dei nostri tempi", ha affermato.