Il caso

La tensione è altissima, ma che cos'è Kaliningrad?

L'exclave russa è al centro delle tensioni tra Mosca e Vilnius (capitale della Lituania) in queste ore: facciamo il punto
©VITALY NEVAR
Jenny Covelli
22.06.2022 18:11

In guerra la tensione è sempre altissima. E ogni mossa può trasformarsi in una scintilla tra le foglie secche. O essere presa come un pretesto per accendere il fuoco. È il caso, negli ultimi giorni, di Kaliningrad. La Lituania, venerdì, ha infatti deciso di istituire un blocco in osservanza delle sanzioni UE contro la Russia, al transito di una parte dei prodotti trasportati da Mosca verso questa regione. Decisione che ha isolato l’Oblast di Kaliningrad, un fazzoletto di terra russa di importanza strategica per Mosca, «incastrato» tra Lituania e Polonia. Una delle vie che dalla Federazione porta a Kaliningrad, infatti, passa proprio dalla più meridionale delle repubbliche baltiche. Il rischio? Una crisi internazionale per la regione russa circondata da Paesi NATO.

Le reazioni

Si parla già di «braccio di ferro» con l'Occidente per il blocco all'exclave russa di Kaliningrad, con Vladimir Putin che fa appello all'orgoglio, avvertendo che Mosca è pronta a difendersi in tutti i modi da attacchi esterni. Vilnius (capitale della Lituania) ha annunciato l'interruzione del trasporto di una serie di prodotti messi al bando dalle misure restrittive dell'Unione, tra cui materiali ferrosi e da costruzione, elettrodomestici, auto e loro parti di ricambio, oltre a varie merci di lusso (compresi caviale, sigari e cavalli). Ria Novosti scriveva ieri che le restrizioni imposte al transito dei treni merci nella exclave russa si applicano anche ai camion. «Questi carichi, come quelli ferroviari, possono essere trasportati solo via mare al momento». La prima ministra lituana, Ingrida Simonyte, ha dal canto suo negato che il Paese stia applicando un «blocco» di Kaliningrad, sottolineando che tutti gli altri prodotti non sanzionati dalla UE possono continuare a passare. «La buona volontà della Lituania è evidente dal fatto che non ha interrotto l'accordo sul trasporto passeggeri con la Russia quando quest'ultima non era in grado di pagarlo a causa delle sanzioni internazionali imposte alle sue banche. In quel periodo ci sono state situazioni in cui, ad esempio, a causa di alcune restrizioni applicate alle banche, la Russia non è stata in grado di pagare il trasporto di passeggeri, il che sarebbe stato formalmente un motivo per interrompere il contratto. Eppure il trasporto è continuato, abbiamo continuato a rispettare il contratto e sono state trovate istituzioni finanziarie attraverso le quali sono stati effettuati i pagamenti e saldati i debiti».

Il Cremlino ha nel frattempo inviato a Kaliningrad Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza. La risposta russa è in fase di elaborazione, e avrà «un serio impatto negativo sulla popolazione della Lituania», ha ammonito. Gli ha fatto eco Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: «La risposta alle restrizioni imposte dalla Lituania sarà pratica piuttosto che diplomatica: le opzioni sono in fase di studio a livello di agenzie». Il presidente della commissione affari internazionali della Duma, Leonid Slutsky, ha dichiarato alla tv Rossiya 24 che tagliare le forniture di elettricità alla Lituania, ancora dipendente per il suo fabbisogno da una rete che la collega alla Russia, è tra le opzioni studiate da Mosca. In base a un accordo risalente al 2001, Lituania, Estonia e Lettonia fanno parte della rete Brell, che unisce i sistemi dei tre paesi con quelli della Russia e della Bielorussia.

La risposta russa alle restrizioni imposte dalla Lituania sarà pratica piuttosto che diplomatica

Acqua sul fuoco

L'ambasciatore dell'Unione europea, Markus Ederer, ha avuto un acceso confronto a Mosca con il vice ministro degli Esteri russo Alexander Grushkoper. «Faccio appello alla parte russa perché mantenga il sangue freddo e non provochi un'escalation», questa disputa può essere risolta «per vie diplomatiche», ha assicurato. Il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ha cercato di smorzare i toni, oggi: «Abbiamo sempre detto che l'approvvigionamento di Kaliningrad di beni essenziali non è ostacolato». Ciò che è accaduto è che «una serie di sanzioni dell'UE contro specifiche esportazioni russe (prodotti siderurgici, materiali da costruzione) stanno diventando applicabili ora (dopo brevi periodi di transizione). Ciò significa che la Lituania deve applicare controlli supplementari sul transito stradale e ferroviario attraverso il territorio dell'UE».

La situazione, però, non è per niente chiara. Tanto che una fonte diplomatica europea - citata da Keystone-ATS - ha dichiarato che il caso Kaliningrad finirà sul tavolo del Consiglio europeo: «Ci si aspetta che la Commissione fornisca un aggiornamento delle sue linee guida alla Lituania nelle prossime 24 ore». Le sanzioni «non sono mai state disegnate» per colpire beni in transito da una parte del territorio russo a un'altra e la sensazione è che la tensione attuale sia stata causata dalla «velocità» con cui è stato approvato quel pacchetto di sanzioni. «Mosca sta sfruttando la situazione per incolpare l'UE di un "blocco" ma non è così».

La storia di Kaliningrad

Ma che cos'è Kaliningrad e perché tante tensioni attorno a questo pezzo di terra? Kaliningrad è un'exclave russa, cioè un territorio russo separato dalla parte maggioritaria della nazione di appartenenza. Si trova fra Lituania e Polonia ed è affacciata sul Mar Baltico, di cui è uno dei principali porti. L’unico tra i porti occidentali russi che non ghiaccia d’inverno e in cui è stanziata una nutrita flotta militare. Qui, dal 1952, è di stanza la flotta del Baltico. Ecco perché la «paura» attorno al rischio di una crisi diplomatica e commerciale: isolandolo, la NATO potrebbe togliere un importante punto di approdo alla Russia. Il suo territorio, che comprende la città di Kaliningrad e l’oblast, cioè la regione che le sta attorno, è grande quanto l’Irlanda del Nord e ospita circa un milione di persone.

Kaliningrad fino al 1946 si chiamava Königsberg. Qui nacque nel 1724 il filosofo Immanuel Kant. Quando l'Impero tedesco uscì sconfitto dalla Prima guerra mondiale, la Prussia orientale, con Königsberg al centro, fu staccata dal resto dello stato tedesco e separata da uno stretto corridoio (di Danzica) di proprietà della Polonia. Ricollegare la Prussia orientale al resto della Germania divenne una delle principali rivendicazioni del regime nazista prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale e una delle cause dell’invasione tedesca della Polonia. Perla del Baltico, durante il secondo grande conflitto venne bombardata da Alleati e Armata Rossa. L’Unione Sovietica la conquistò ufficialmente nell’aprile del 1945. I cittadini tedeschi vennero espulsi, il territorio fu annesso all’URSS che «ricostruì» tutto in stile sovietico - furono abbattuti alcuni edifici monumentali ed eliminate le tracce del dominio tedesco - e fu rinominata Kaliningrad, in onore dell'eroe della rivoluzione Mikhail Kalinin. Un residuo del conflitto mondiale, in pratica. Al tempo del presidente Boris Eltsin, Kaliniingrad era stata immaginata come una zona economica libera. Ma sotto la presidenza di Vladimir Putin l’exclave acquistò maggiore importanza strategica, soprattutto contro «l'avanzata» della NATO, e terra di esercitazioni militari.

«Un enorme magazzino della Russia»

Durante la Guerra fredda Lituania e Polonia facevano parte del blocco sovietico. Kaliningrad, a quel punto, non era un'exclave. È allora che divenne la sede della flotta sovietica del mar Baltico. Strategica, sì, ma non particolarmente valorizzata all'interno. Nel 2004, in un articolo, Politico la descriveva come una «Russian Alaska»: «I residenti di Kaliningrad sono 65 volte più poveri dei cittadini della "vecchia Europa", ma anche notevolmente più poveri delle persone che vivono altrove in Russia. Il prodotto interno lordo (PIL) pro capite è due terzi del livello lituano e un quarto di quello polacco. Soprannominata "corridoio del crimine", nota per le epidemie di AIDS, il traffico di droga e i condomini decrepiti. A causa dei suoi alti livelli di scorie nucleari, Kaliningrad è anche il più grande inquinatore del Mar Baltico dopo San Pietroburgo. Ma, soprattutto, Kaliningrad è un enorme magazzino. Tutto qui è più economico. Birra e vodka sono un terzo di quello che costano a Mosca. È il posto giusto per acquistare auto di contrabbando e sconti sui narcotici». 

«Risorsa o passività?»

Le cose, da allora, internamente pare siano migliorate (anche se il PIL resta ancora di molto inferiore rispetto a quello di Mosca o San Pietroburgo). Ma Kaliningrad, sotto la presidenza di Vladimir Putin, ha assunto un ruolo ancora più delicato. Un altro punto chiave, infatti, è il «varco di Suwalki», un «corridoio» in territorio polacco lungo un centinaio di chilometri che unisce l’enclave alla Bielorussia. Che è anche l’unico collegamento di terra dei Paesi Baltici con l’Europa. «Una risorsa o una passività?» si è domandato l'Economist. Perché se la Russia volesse attaccare la NATO probabilmente passerebbe da lì, ma se (o, meglio, quando) Svezia e Finlandia entreranno a far parte della NATO Kaliningrad risulterà ancora più isolata, diventando un punto debole per l'esercito russo. Isolata, ma armata fino ai denti. Putin ha infatti annunciato l'entrata in servizio entro la fine di quest'anno del missile Sarmat S-28, il vettore balistico testato con successo in aprile, insieme alla fornitura all'esercito dei nuovi sistemi di difesa missilistica S-500. Sistemi d'arma che «non hanno uguali nel mondo».

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