L'account X @drprevost è davvero di Robert Francis Prevost?

Mesi fa, prima che Robert Francis Prevost diventasse Papa Leone XIV, un account social a suo nome ha espresso forti, fortissime critiche al vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance. In particolare, l'account @drprevost ha condiviso un articolo che sbugiardava, in sostanza, la seguente dichiarazione di Vance rilasciata a Fox News: «Esiste un concetto cristiano secondo cui si ama la propria famiglia, poi si ama il prossimo, poi si ama la propria comunità, poi si amano i propri concittadini e, infine, si dà priorità al resto del mondo. Gran parte dell'estrema sinistra ha completamente capovolto questo concetto». «JD Vance si sbaglia» si può leggere nel titolo dell'articolo ripostato. «Gesù non ci chiede di organizzare il nostro amore per gli altri». Ahia. Non finisce qui: altri post, rimanendo sull'account in questione, vanno apertamente contro alcune politiche e posizioni dell'amministrazione Trump, in particolare per quel che riguarda l'immigrazione.
Una domanda, sulle altre, si impone con forza: dietro a questo account c'è (c'era) davvero Robert Francis Prevost? La CNN, ore fa, al riguardo ha scritto che, nonostante i contatti con il Vaticano, la piattaforma X e la cerchia ristretta del neo-eletto al soglio di Pietro, non è riuscita a confermare in maniera indipendente che l'account sia, davvero, collegato a Prevost. Il New York Times, per contro, ha riferito di non poter confermare se il cardinale Prevost gestisse di persona l'account o se, dietro, ci fosse un membro del suo staff: il quotidiano statunitense, tuttavia, ha spiegato che il numero di telefono e l'indirizzo e-mail forniti a X sarebbero collegati all'attuale Pontefice. In ogni caso, quasi tutti i post dal 2011 a oggi riguardano ricondivisioni di articoli, dichiarazioni e commenti fatti da altri e non dal cardinale stesso. Fonti vaticane, ha aggiunto Wired, si sono riservate del tempo per confermare o smentire se questo account sia fake o meno, e anche il fatto che nella tarda serata di ieri, giorno dell'elezione di Papa Leone XIV, allo stesso account sia stata attribuita la spunta blu da parte della piattaforma di Musk non sgombera il campo dai dubbi: le modalità di verifica degli account da parte di X, sappiamo, non sempre sono rigide. Wired, comunque, ha ribadito che molti aspetti lascerebbero presupporre che l'account non sia un fake. Così la testata: «A partire dalla qualità e quantità di vecchi retweet. Molti riguardano anche la sua vita in Perù, documentando il lavoro fatto da missionario. E anche la sua biografia, sembra verosimile, scritta in spagnolo: Católico, agustino, Obispo, cioè cattolico, agostiniano, vescovo. Insomma, se fosse un fake sarebbe molto ben fatto».
Fra queste ricondivisioni, figurano un articolo del cardinale Timothy M. Dolan di New York che descriveva come «problematica» la retorica «anti-immigrati» di Donald Trump. Tre anni dopo, l'account aveva condiviso un post del cardinale Blase J. Cupich di Chicago, secondo cui non c'era «nulla di lontanamente cristiano, americano o moralmente difendibile» nella politica dell'amministrazione di separare i bambini migranti dai loro genitori. Nel 2020, invece, @drprevost aveva condiviso una dichiarazione firmata da sette vescovi americani. I quali si erano detti «affranti, nauseati e indignati» per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd, un «campanello d'allarme». Nel 2017, invece, l'account aveva condiviso un post del senatore Chris Murphy, democratico del Connecticut, che criticava i colleghi legislatori per essersi rifiutati di approvare una legge sul controllo delle armi dopo la sparatoria di Mandalay Bay a Las Vegas. Da allora, Murphy è emerso come uno dei critici più accesi dell'amministrazione Trump. Inoltre, diversi post sono ricondivisioni di articoli che si oppongono ai diritti dell'aborto, tra cui uno della Catholic News Agency che criticava Hillary Clinton per aver adottato una «piattaforma estrema a favore dell'aborto».
Solo una piccola parte dei post, in ogni caso, si riferisce alla politica americana e, di riflesso, solo una minima parte è dedicata al primo e al corrente mandato di Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti e il suo vice, mentre scriviamo queste righe, si sono complimentati con Prevost per l'elezione, senza fare alcun riferimento all'account. In attesa di capirne di più, o meglio di una conferma se l'account è effettivamente quello del neo-eletto o meno, alcuni membri dell'orbita Trump hanno mugugnato e non poco: Steve Bannon, già capo stratega della campagna elettorale del tycoon, la scorsa settimana aveva indicato Prevost quale possibile dark horse, cioè un papabile non troppo profilato rispetto ai nomi più gettonati dai bookmaker, spiegando che, «purtroppo», non è «uno dei più progressisti».