Il tema

L'acqua è un bene prezioso, «ma in Svizzera si fa troppo poco»

Al Nazionale un'offensiva interpartitica per spingere il Consiglio federale «a una gestione efficiente dell'acqua potabile» – Bruno Storni sottolinea la mancata presa di coscienza collettiva: «La crisi del 2022 ha spostato poco sul fronte dei consumi e degli sprechi»
©Gabriele Putzu
Paolo Galli
05.04.2024 06:00

L’acqua. Il senso dell’acqua. È nell’emergenza, ormai troppo spesso, che riscopriamo alcuni valori che altrimenti tendiamo a dare per scontati. E in questi ultimi anni, le emergenze non sono certo mancate. Tutte diverse tra loro, ma nonostante questo trovano un modo per concatenarsi, per offrirci al contempo preoccupazioni e segnali. L’acqua, dicevamo. Ancora pochi giorni fa, dal Cantone arrivava l’invito a riflettere «su questo elemento fondamentale in relazione ai cambiamenti climatici». E Bruno Storni, in Parlamento, depositava una mozione «per una strategia nazionale armonizzata per il consumo idrico». Che di mezzo ci fosse la Giornata mondiale dell’acqua - il 22 marzo - sembra un caso.

«Risparmio, mai una priorità»

Lo stesso deputato socialista al Nazionale riflette: «L’aumento della popolazione mondiale si concentra sempre più nelle aree metropolitane, dove la disponibilità di acqua dolce potabile è limitata. Al contempo, l’IPCC (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, ndr) prevede sempre più frequenti periodi siccitosi a conseguenza del cambiamento climatico, situazioni che proprio negli ultimi anni si sono già manifestate un po’ dappertutto. Tutto ciò ha contribuito a renderci più coscienti del valore dell’acqua. Anche in Svizzera e in Ticino, nel 2022, abbiamo avuto una forte crisi idrica: una situazione che potrebbe ripresentarsi sempre più frequentemente in futuro». Ma le strutture sono all’altezza di questi cambiamenti in corso? E la politica come si sta adattando? Sono domande che nascono nell’emergenza e che offrono lo spunto per preparare il mondo di domani. Secondo Storni, «in Svizzera si fa ancora troppo poco». Siamo, insomma, abituati troppo bene. «Sì, siamo un Paese che per natura dispone di grandi quantitativi di acqua. Il risparmio allora non è mai stata una priorità. Viviamo, piuttosto, di rendita. Le norme europee e lo sviluppo tecnologico hanno portato a una progressiva diminuzione dei consumi, sia pro capite che in assoluto. Ma proprio i consumi sono ancora elevati: in totale 284 l/giorno/abitante. Per contro sono stati realizzati impianti sovradimensionati e la Società Svizzera Acquedotti non promuove attivamente il risparmio idrico». Per farla breve, secondo Bruno Storni non abbiamo imparato la lezione. «Direi di no! La crisi del 2022 ha portato poco sul fronte dei consumi e degli sprechi, per contro ha accelerato progettazioni e cantieri per impianti di pompaggio da falda o da laghi, che richiederanno notevoli quantità di energia elettrica e costosi impianti di potabilizzazione. Se analizziamo i dimensionamenti dei nuovi impianti di pompaggio sembrerebbe che non si conti su una diminuzione dei consumi, ma che acqua ed elettricità sono inesauribili».

Il senso della mozione

Da qui si arriva alla recente mozione, o meglio, alla recente offensiva. Sì, perché al Nazionale sono state depositate cinque mozioni simili, con una quarantina di firmatari di vari partiti (Verdi, Verdi liberali, Centro, PLR). «Il Consiglio federale è incaricato di integrare tra i requisiti minimi dei piani direttori cantonali misure mirate a una gestione efficiente dell’acqua potabile». Si parte da qui. Ma traspare una sorta di critica al Consiglio federale: una mancata percezione dei rischi legati all’acqua. «Non si intravvede una presa di coscienza, a parte i proclami per la Giornata mondiale dell’acqua. Ma poi si continua a sprecare, dimensionando acquedotti per poter irrigare tappeti verdi nei periodi di canicola». Di fronte al cambiamento climatico - arriviamo al tema evidenziato negli scorsi giorni dal Cantone -, spesso si parla di adattamento. Meglio sarebbe anticipare eventuali pericoli, rischi e mancanze. Già, ma come? Storni suggerisce: «Sicuramente gestendo meglio i consumi. I sempre più frequenti periodi siccitosi con canicole faranno crescere la domanda d’acqua per irrigazioni. Se non rivediamo i nostri giardini e tappeti verdi, che creano punte di consumi sempre più irrazionali, chiaramente anche l’agricoltura dovrà trovare soluzioni. Poi, come detto, occorre migliorare il monitoraggio delle reti di distribuzione». Concretamente, la mozione chiede un monitoraggio dei consumi in tempo reale. «È quanto proponeva la fondazione Solarimpulse autrice della proposta e corrisponde all’approccio di Gordola, dove usiamo nuovi metodi e tecnologie per monitorare la rete di distribuzione ma anche le utenze e dove individuiamo eventuali perdite in pochissimo tempo, appunto in tempo reale. In particolare tramite contatori elettronici online che possono anche “sentire” le perdite. Per esempio suddividendo la rete con misurazione dei consumi per zona. Di notte, quando i consumi dell’utenza sono minimi, eventuali nuove perdite, anche piccole, sulla rete diventano “visibili”». Il riferimento, in questo senso, è proprio Gordola, il comune di Storni. «Nel 2023 le perdite totali sono scese a 13 litri al giorno per abitante, la media nazionale è a 33 (2022) e in Ticino eravamo a 60, pur calcolati minimizzando le perdite per rapporto alla realtà». Il caso di Gordola dimostra che c’è un importante margine di miglioramento grazie alle nuove tecnologie. «Lo scorso anno abbiamo individuato e riparato 19 perdite».

Ticino, «precursore ma...»

Bruno Storni chiede di armonizzare il consumo idrico. «Armonizzare vuol dire adottare in tutto il Paese i medesimi metodi di gestione degli acquedotti per migliorare l’efficienza, ridurre sprechi e perdite come si fa da tempo in altri settori, ad esempio per l’efficienza elettrica o lo sviluppo territoriale. La Confederazione, a parte proclami nella Costituzione sull’uso parsimonioso dell’acqua, non ha mai voluto entrare in materia con misure concrete». Il Canton Ticino si dice «precursore» a livello di approvvigionamento idrico. «Precursore sicuramente, per il fatto che in Ticino vige l’obbligo di fornire acqua ai Comuni vicini in caso di necessità, ma anche per l’istituzione dei Piani cantonali per l’approvvigionamento idrico, i quali raggruppano e condividono a livello regionale risorse e infrastrutture. Ma si continua a dimensionare con parametri di consumo troppo elevati, basati sui consumi attuali che sono del 60% superiori alla media svizzera. Nel mio comune, con molte residenze secondarie, 180 piscine, orticoltura, artigianato e industrie, i consumi di punta pro capite sono nettamente inferiori a quanto si dimensiona ancora».