Verso il 7 aprile

«L’ago della nostra bussola indica la parità»

La lista «Più donne» presenta la squadra che correrà alle elezioni cantonali - Tra i temi per i quali il movimento intende battersi, la conciliabilità tra lavoro e famiglia, la lotta alle discriminazioni e agli stereotipi di genere
Da sinistra, Maura Mossi Nembrini, Jennifer Martinel, Tamara Merlo e Maristella Patuzzi.
Federica Galfetti
07.02.2019 17:09

LUGANO – «Il nostro primo obiettivo è proprio quello di avere più donne nelle istituzioni, e vogliamo portare avanti le tematiche della parità come priorità per noi e per il paese». Inizia con una dichiarazione di intenti dell’ecologista Tamara Merlo, la presentazione del programma e delle quattro candidate al Consiglio di Stato della lista «Più donne» – la numero uno sulla scheda di voto –, presentata giovedì a Lugano. Il movimento, tutto al femminile, schiera Tamara Merlo, Maristella Patuzzi, Jennifer Martinel e Maura Mossi Nembrini, mentre per il Gran Consiglio la squadra volta ad aumentare le quote rosa nel Legislativo, risulta composta da 47 nominativi. «Votando Più donne si avrà la certezza che ogni seggio conquistato sarà occupato da una donna, e questo cambierà le cose» ha affermato Merlo. «Più che un programma con punti dettagliati - ha proseguito - il nostro è un vero e proprio metodo di lavoro, un approccio a tutte le questioni affrontate dalla politica cantonale. Possiamo dire che l’ago della nostra bussola indica la via della parità. Perché parità per le donne significa giustizia, dignità, sicurezza e benessere per tutti». Cifre alla mano, Merlo ha proseguito evidenziando gli ambiti in cui le donne vengono discriminate: «Due terzi di sottoccupati sono donne. Perdiamo nelle funzioni dirigenziali, dove manca una pari opportunità di carriera. Ma ci sono anche classifiche in cui vinciamo, purtroppo però sono quelle dei salari bassi. Ma soprattutto siamo campionesse dei lavori non remunerati. Il lavoro che svolgiamo in famiglia, per i nostri figli, gli anziani e i malati non è riconosciuto, non solo economicamente ma nemmeno socialmente». Un tema quest’ultimo sollevato anche da Martinel, che nel suo intervento ha posto l’accento in particolare sulla conciliabilità tra lavoro e famiglia. In particolare, «è necessario sensibilizzare le aziende per capire l’importanza di avere anche delle donne nei quadri dirigenziali così come in altri ambiti, aprendo però anche alla possibilità di lavoro a tempo parziale» ha sottolineato Martinel, mamma di una bambina di 9 anni e titolare di una fiduciaria. «Lavorare e guadagnare meno, si ripercuote anche sulla pensione - ha sottolineato da parte sua Merlo - le donne in AVS che devono chiedere una prestazione complementare perché non ce la fanno a sbarcare il lunario sono il doppio degli uomini, che in Ticino si traduce in oltre 10.000 donne (ai dati del 2016)». Un altro argomento che il movimento intende portare nell’agenda politica cantonale, è poi quello della lotta alle discriminazioni e agli stereotipi di genere, come ha indicato Patuzzi: «Quando quattro anni fa mi sono presentata quale candidata dei Verdi, ho avuto un accoglienza poco felice» ha esordito la deputata, riferendosi a una copertina della pubblicazione Il Diavolo risalente al 2015. «Una vignetta con un gioco di parole squallido, offensivo e sessista. Una prova di come sia difficile per una donna mettersi in gioco e di quale sia l’accoglienza anche da parte di alcuni soggetti politici che si autoproclamano i paladini dei diritti civili, ma paladini solo a parole, quando si tratta di donne». Per poi sottolineare che «proprio nell’anno in cui vengono festeggiati i cinquant’anni dalla conquista del diritto di voto alle donne, quest’anno vogliamo cambiare il volto della politica ticinese, portando più donne la dove si prendono le decisioni». Migliorare la situazione delle donne per portare beneficio a tutta la società è ciò di cui sono convinte tutte le candidate, come ha sottolineato Mossi Nembrini che in seguito ha spiegato: «Nella mia vita professionale e familiare riscontro delle difficoltà nel conciliare tutti i compiti che sono demandati a una donna e quindi credo sia corretto battersi per avere delle condizioni sia di lavoro che di famiglia adeguate nell’impiego del tempo che non sembra mai essere abbastanza». A porre ancora l’attenzione sul linguaggio utilizzato e sulla rappresentazione della donna nella società ma anche nei media, è stata Merlo: «Va portato avanti un grande lavoro anche nel cambiamento della mentalità. Nel momento in cui donne e uomini saranno sinceramente convinti che le donne e gli uomini sono esseri umani con pari valore, ognuna di queste problematiche si risolverà da sé». Per poi ricordare anche l’importanza di agire sulla prevenzione della violenza domestica: «Bisogna fare qualcosa per evitare che ciò accada e incrementare allo stesso modo le misure a sostegno e tutela delle vittime». E parlando di quote rosa in politica, Merlo non ha rinunciato a togliersi un sassolino dalla scarpa: «Alcune liste sono state volutamente femminilizzate. Penso ai Verdi, il mio ex partito, che mi ha sorpreso non tanto per aver messo in lista più donne che uomini, cosa che peraltro avevo già fatto io quattro anni fa quale presidente del Comitato cantonale, quanto per il fatto di aver furbescamente messo in lista prima tutte le donne e poi gli uomini. Una mossa questa che ritengo un bell’omaggio postumo alla mia persona».