«Lake Como, un modello di successo da importare anche sui laghi ticinesi»

Tra gli albergatori di Lugano si racconta di quella coppia di turisti americani che, dopo aver scattato dalla camera dell’hotel una fotografia del Ceresio, la postano su Instagram con scritto: «Lake Como».
Un episodio che, al di là dell’errore più o meno consapevole, è rivelatore di un fatto: «Parlando con questi turisti - dice l’albergatore - ti accorgi che per loro Lugano e Como sono la stessa cosa e che l’elemento identitario sono i laghi». Insomma, per chi arriva da fuori, la percezione del territorio supera agilmente i confini disegnati sulla carta geografica, per abbracciare un’idea che si basa su elementi altrettanto concreti come il paesaggio, i suoi colori e la sua straordinaria luce prealpina. «Noi, per i turisti, siamo quella cosa lì». Una cosa che potremmo definire identità geografica e che diventa, nel ricordo dei turisti, «la città dei laghi».
Lake Como, un marchio
Un concetto che l’Accademia di architettura di Mendrisio ha deciso di indagare (vedi articolo a lato) e che oggi potrebbe trovare un importante sviluppo anche a livello turistico. Qualcuno ricorderà le parole (forse un po’ beffarde) del sindaco di Como, Alessandro Rapinese, quando chiedeva aiuto al Ticino per smaltire le frotte di vacanzieri che regolarmente arrivano sulla città lariana. Città che ha fatto del lago un vero e proprio prodotto turistico. «Lake Como», appunto, con buona pace dei turisti americani affacciati sul Ceresio.
Eppure, turisticamente, il Ceresio, il Lario e il Maggiore, nella seconda metà dell’Ottocento, erano legati da un ambizioso progetto ferroviario pensato per promuovere un percorso turistico lungo la dorsale dei bacini idrici delle Prealpi lombarde.
Oggi, l’idea che Lugano e Locarno debbano sfruttare maggiormente il potenziale offerto dalla presenza dei laghi sta crescendo un po’ ovunque, specie tra gli albergatori, anche alla luce dell’indiscusso successo riscosso da Como. Ed è proprio in questo solco - storico e geografico - che si inserisce un progetto turistico che intende unire nuovamente i tre laghi.
«Lento e sostenibile»
«Il nome del progetto non è casuale: 1887», spiega al CdT Dino Santus, Project manager della Società Navigazione del Lago di Lugano (SNL), promotrice dell'iniziativa: «Tra il 1884 e il 1887, sulla spinta dell’apertura della linea del San Gottardo (1882), la SNL ha costruito due tratte ferroviarie: la Menaggio-Porlezza e la Luino-Ponte Tresa». Il 15 ottobre 1887 vedeva così la luce il Grand Tour dei laghi della regione insubrica. «Un orario pubblicato garantiva la coincidenza tra il battello e la ferrovia, collegando i tre laghi, il Lario, il Maggiore e il Ceresio».
Oggi le due ferrovie non sono più attive, ma le tratte esistono ancora: «Il progetto 1887 prevede di sostituire i treni che univano Menaggio a Porlezza e Ponte Tresa a Luino con due tratte ciclabili. Sull’onda del successo riscosso dal turismo sostenibile e lento, che dialoga con il territorio e gode della bellezza del paesaggio, vogliamo sostituire la bicicletta al treno».
Un primo passo concreto, il progetto, lo ha già fatto: «L’anno scorso è stata istituita “la carta dei tre laghi”, un biglietto unico che consente di navigare su Lario, Ceresio e Maggiore per un determinato periodo di tempo», spiega Santus. Ora, non rimane che aggiungere le ultime tratte delle ciclabili. «Sul versante svizzero manca il collegamento tra Ponte Tresa e la dogana di Fornasette; sul fronte italiano, invece, la tratta tra Ponte Cremenaga e Luino». Il progetto - prosegue Santus - ha già ottenuto il sostegno finanziario della provincia di Varese. «Nel frattempo, anche Ponte Tresa ha presentato un progetto molto impegnativo se finanziato da un singolo Comune, ma di grande valenza territoriale se contestualizzato come parte integrante del Progetto 1887».
Le ricadute economiche sulla regione sarebbero ingenti, chiosa ancora Santus, sia a livello di pernottamenti e ristorazione, sia a livello di acquisti». E poi, chiaramente, c’è Como, con il suo potenziale di turisti che potrebbe confluire naturalmente verso la Svizzera. «Il progetto 1887 è un prodotto che può portare visibilità alla regione, facendo crescere - sul modello di Como - il marchio Lake Lugano e Lago Maggiore».
Il sostegno e il contesto
Al momento il progetto 1887 ha già ricevuto il sostegno delle Organizzazioni turistiche regionali di Locarno e Valle Maggia, dell’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese e, recentemente, anche Ticino turismo ha dato piena disponibilità a sostenere, una volta terminati i lavori, la campagna di lancio. Al sostegno di questi attori si aggiunge anche la preziosa collaborazione dell’Accademia di architettura che ha avviato uno studio, «La città dei Laghi». Un progetto che vuole indagare le potenzialità dell’area transfrontaliera, il cui pregio paesaggistico e la massa critica di oltre due milioni di abitanti possono conferirle un ruolo di prioritaria importanza come nuovo polo urbano tra le grandi metropoli di Zurigo e Milano.
«La Città dei Laghi», un modo innovativo di leggere il territorio
«Il completamento del progetto 1887, con la realizzazione delle parti mancanti della ciclopista, è un tassello indispensabile per ricostruire un’identità territoriale di grande scala». Francesco Rizzi è architetto e coordinatore della ricerca «Città dei Laghi, un atlante per il territorio insubrico», un progetto dell’Accademia di architettura di Mendrisio promosso e diretto dall’architetto Michele Arnaboldi. L’obiettivo principale del progetto, spiega Rizzi, è esplorare il territorio transfrontaliero delle comunità dei laghi prealpini. «La ricerca nasce come estensione di un precedente progetto chiamato «Città Ticino» e mira a esaminare le interazioni tra il territorio ticinese e le province italiane confinanti, promuovendo la cooperazione transfrontaliera ed esplorando nuove visioni del territorio».
Dal simbolo al concreto
La definizione «Città dei Laghi» è nata nell’ambito del gruppo di lavoro «Il Ticino con Alptransit», il quale ha avviato un percorso di riflessione e confronto con i sindaci delle principali città ticinesi, coordinato dall’editore Giò Rezzonico». Il suo obiettivo? Ragionare con parametri nuovi, forse, un po’ più simili a quelli del turista americano che scatta una foto del Ceresio, postandola su Instagram con scritto «Lake Como». Insomma, «vogliamo offrire un punto di vista alternativo, riconoscendo nei laghi e nel paesaggio prealpino ciò che primariamente possa rappresentare, identificare e aggregare tale regione e i suoi circa 2 milioni e mezzo di abitanti».
In questo contesto, il progetto 1887 diventa simbolico, ma molto concreto, di un modo di intendere e interpretare il territorio e le sue potenzialità: «Di piste ciclabili - conclude Rizzi - potremmo costruirne ovunque. Questa, però, è strategica, in quanto introduce ipso facto un cambio di paradigma e di scala territoriale».