Società

L'altra faccia della gioventù

«Smettetela di giudicarci male e guardateci» – L’avventura sul palco di un gruppo di liceali
Una allieva del Liceo Lugano 1 a Ecolades 2023. Photo Pablo Fernandez / Ecolades.
Prisca Dindo
21.05.2023 12:15

Dopo aver letto l’ennesimo articolo consacrato alla gioventù problematica, ha preso il telefono e ha chiamato la redazione. «Mi permetto di disturbare - mi spiega cortesemente - perché vorrei portare a conoscenza dei vostri lettori una bella avventura culturale che porta in sé la positività della nostra gioventù che riscontro quotidianamente».

Lui è Luca Paltrinieri ed insegna al Liceo cantonale di Lugano 1, dove è pure membro di direzione. Lo scorso aprile ha accompagnato al Festival di Ecolades di La Chaux-de-Fonds trecento studenti liceali provenienti dalle sedi di tutto il Cantone insieme ad altri suoi sette colleghi.

Mi propone di incontrare alcuni ragazzi reduci dall’ultima edizione di questa festa della musica e del teatro ed io accetto. Ecolades è una manifestazione che si svolge ogni tre anni in Svizzera da vent’anni. Vi partecipano non solo liceali svizzeri, ma pure delegazioni di studenti provenienti da altre nazioni. «Di scena quest’anno c’era anche il Québec. È stata un’esperienza eccezionale!», dice Paltrinieri entusiasta.

Per il professore è sicuramente importante dedicar spazio alle difficoltà riscontrate da chi ha a che fare con i giovani problematici d’oggi. «Ma è altrettanto giusto - spiega - dare spazio a quei ragazzi dei quali si parla troppo poco, sommersi come sono - mediaticamente parlando - da altri giovani che provocano danni e che vanno invece sostenuti ed aiutati, non dimenticati». Un desiderio di mostrare l’altro volto della gioventù ticinese condiviso anche dai suoi allievi che incontro giorni dopo durante una pausa pranzo.

Dovrebbero smetterla di criticarci e basta

Me ne accorgo non appena varco l’aula del liceo cantonale di Lugano 1 dove il professor Paltrinieri ha fissato l’incontro: la decina di ragazzi che ho di fronte ha una gran voglia di condividere l’esperienza vissuta in Svizzera francese. Interviene per prima Matilde, 19 anni, mettendo subito i puntini sulle i. «Si criticano tanto i giovani, ci si accusa di tutto - spiega seria in volto - invece è proprio grazie a attività come Ecolades che riusciamo a farci capire, a mostrare che c’è del buono tra noi.

A La Chaux-de-Fonds c’erano centinaia di giovani uniti dalla passione per la cultura, la musica e l’arte e mi sono detta: che bello, c’è davvero tanto potenziale in noi! Alla faccia di chi non ha fiducia nella nostra generazione. Dovrebbero smetterla di criticare e basta».

C'è del buono tra noi

Ecolades non è una passeggiata

Partecipare alla manifestazione romanda implica grande impegno. Dietro ad ogni esibizione ci sono ore e ore di lavoro portato avanti con dedizione dagli allievi dei licei. «In barba a chi dice che i giovani non hanno voglia di fare niente», chiosa Paltrinieri. Tutte le attività di musica strumentale, di coro e di teatro si svolgono sempre durante il tempo libero dei ragazzi, i quali «pur di seguire le lezioni facoltative, si caricano di tanta legna verde al di fuori dalle ore scolastiche», aggiunge il professore. Uno sforzo premiato dagli applausi scroscianti del variegato pubblico di La Chaux-de-Fonds, accorso quest’anno particolarmente numeroso. Non solo.

Il potere della musica, del canto e della recitazione

Per i liceali che ho di fronte, quei momenti sul palco sono stati molto più importanti di quanto si possa immaginare: vanno oltre l’applauso, pur sempre gradito. Lo percepisco man mano che procedono nella narrazione.

Rita, 18 anni, rammenta come si sia aperta agli altri grazie a questa esperienza. «È qualcosa - dice - di diverso rispetto alla solita scuola, recitare, cantare o suonare ci ha fatto sentire uniti e solidali tra di noi».

Per Letizia, 19 anni, il canto spazza via le nuvole grigie dalla sua mente. «Quando mi esibisco, la stanchezza e lo stress svaniscono. Mi sento bene; fisicamente e mentalmente più leggera, anche se di fronte a me c’è un pubblico di perfetti sconosciuti, come è successo a Ecolades». Invece Dante, 19 anni, ha scoperto sul palco di La Chaux-de-Fonds strumenti utili per il suo futuro professionale. «Ho suonato la chitarra insieme ai miei compagni di fronte ad un pubblico - spiega - vincendo l’ansia da prestazione che affligge molti di noi giovani. Quando dovrò affrontare un colloquio di lavoro saprò cosa fare e come gestire le emozioni. Mi sentirò molto più tranquillo».

Bisogna collaborare, lavorare per forza in gruppo

I giovani si esprimono seguendo la loro indole

Queste esperienze sono utili anche per i professori, perché consentono non solo di valorizzare il potenziale artistico e culturale degli studenti, ma pure di inquadrarli in un ambiente diverso da quello scolastico.

«E le sorprese non mancano», commenta Stefano Bazzi, che con grande impegno cura e adatta il repertorio musicale da proporre. «Durante questa tre giorni ho conosciuto ragazzi diversi rispetto a quelli che ero abituato a vedere dietro i banchi; ho visto uscire le loro belle personalità - ricorda Paltrinieri - trovo che siano riusciti a seguire liberamente la loro indole e questo è fondamentale per la loro crescita».

«Durante le esibizioni si è creata un’armonia talmente potente da stupire gli stessi ragazzi», rammenta Lorenzo Quattropani, docente di canto. A far la differenza secondo Gabriele Cavadini, che segue gli iscritti del Liceo 1 a Lugano dell’ensemble di chitarre e dell’orchestra, è stato lo spirito di gruppo. «Il lavoro nelle classi è individuale: alla fine devi ricevere una bella nota e pensi per te. Invece in queste attività musicali o di recitazione bisogna collaborare, lavorare per forza in gruppo. La coesione porta a buoni risultati e di conseguenza c’è un ritorno sociale. I ragazzi mostrano apprezzamento e stanno bene insieme».

Così si vince la paura del giudizio altrui

Il tempo sta per scadere e ora che abbiamo rotto il ghiaccio intervengono a ruota tutti. Jodi, 19 anni, mette l’accento sull’importanza della gratuità dei corsi musicali e di recitazione offerti dai licei, «al giorno d’oggi non tutti se li potrebbero permettere». A Maeva, 18 anni, piace il contatto informale che si crea con i docenti durante i corsi facoltativi, mentre Arianna confida che i ricordi più belli della sua vita sono legati all’orchestra e al festival. Sara, 18 anni, dice di aver apprezzato soprattutto i momenti di condivisione. Ma sono soprattutto le parole di Martina e di Emanuel incentrate sulla paura del giudizio altrui a raccogliere l’approvazione generale. «In occasione del festival si è creata tra noi un’atmosfera unica - rivela Martina - una sorta di bolla solidale che univa tutte quelle persone che in un anno avevo incrociato soltanto per due ore la settimana. Eravamo tutti sulla stessa barca, liberi di esprimerci come volevamo. Lì nessuno giudicava l’altro».

Questa forse è la vittoria più grande dei licei coinvolti nel progetto di Ecolades: far sentire Martina, Emanuel e tutti gli altri ragazzi dei corsi liberi dai giudizi altrui. Non sono creature aliene: la loro quotidianità è scandita da alti e bassi come per tutti i loro coetanei.

Tuttavia in questo mondo dominato dai social in cui la popolarità è basata sull’apparenza, riuscire a sbarazzarsi della paura del giudizio degli altri potrebbe segnare una svolta nella loro vita. «Queste attività sono un’ancora di salvezza alla quale si possono aggrappare nei tanti momenti bui - spiega concludendo Paltrinieri -. Lo dico senza catastrofismi: ora li vediamo più forti e sicuri».

Prima di salutare questa bella gioventù, pongo l’ultima domanda: «E se domani tutto ciò finisse? Se doveste dire addio per sempre alle lezioni di canto, musica e recitazione?» Inequivocabile la risposta: «Scenderemmo immediatamente in piazza a manifestare!»

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