La storia

L’amore vince sempre: «Arianna, vuoi diventare mia moglie?»

Abbiamo intervistato Debora, la ragazza che domenica ha fatto la proposta di matrimonio alla propria compagna – La loro immagine è diventata l’icona di questo momento storico perché racchiude, con disarmante naturalezza, un gesto pieno di significato
©CdT/Chiara Zocchetti
Irene Solari
28.09.2021 18:30

Il 64,10% degli svizzeri ha detto sì al «Matrimonio per tutti». Un grande passo avanti nell’uguaglianza dei diritti, ma anche nella mentalità e nella cultura. Le reazioni positive e i plausi non sono mancati: sono giunti da tutta la Svizzera, ma anche dall’estero e sono culminati con le felicitazioni dell’Alto commissariato ONU. Una delle immagini più belle e significative è stata quella della proposta di matrimonio, non appena confermato l’esito delle urne, tra due giovani donne a Viganello. Un’immagine che è già diventata l’icona di questo momento storico proprio perché racchiude, con disarmante naturalezza, un gesto pieno di significato e di amore. Un sogno che può essere realizzato. E ora anche tutelato dal diritto.

Due volte «Sì»
Abbiamo contattato Debora, la ragazza che ha proposto alla compagna Arianna di diventare sua moglie. Ci ha risposto entusiasta, reduce dalle mille emozioni di domenica e al termine di un’intensa giornata di lavoro. Come è stato quel momento? È la prima domanda che ci viene spontaneo porle. «È stato magnifico» ci dice commossa ripensando all’attimo in cui il sogno di tanti anni è potuto finalmente diventare tangibile e reale. Spiegandoci anche che la proposta non voleva essere una cosa così plateale. L’eco di quel momento è stata senz’altro forte. Ma questo può essere successo proprio perché i gesti d’amore sono naturalmente riconosciuti, apprezzati e promossi dagli esseri umani. Si muovono da soli, senza bisogno di essere spinti. E così, a rendere virale questo gesto, è stato proprio tutto ciò che vi era silenziosamente racchiuso. Lo si vede nel riflesso degli sguardi delle due ragazze, nei sorrisi, negli occhi di tutti coloro che vi assistevano. Anche adesso, parlando con Debora, sentiamo che l’adrenalina e le emozioni sono più vive che mai: «È una cosa indescrivibile, non ho chiuso occhio tutta la notte e nemmeno Arianna. Anche lei è al settimo cielo». Sono le emozioni che si vivono quando ci si trova a tagliare un traguardo tanto importante, contando sulla maggioranza delle persone. «Questa legge non cambierà tutte le cose naturalmente ma sono davvero contenta, è un messaggio che mostra come la maggioranza della società non abbia un giudizio negativo su di noi». E Debora ci tiene anche tantissimo a ringraziare chi si è battuto insieme alla comunità LGBT+ per l’approvazione della nuova legge: «Ci tengo a ringraziare chi si è battuto al nostro fianco, come Lisa Boscolo, Marina Carobbio e tutti coloro che hanno lottato con le unghie e con i denti per dei diritti che non sono direttamente collegati a loro. È stato bellissimo sentirli accanto a noi, non avrei voluto nessun altro».

La prima volta l’ho confidato alla mia migliore amica. E lei mi aveva risposto con estrema naturalezza: “E che problema c’è?”

«Che problema c’è?»
Debora ripercorre con noi un momento importantissimo per lei, condiviso anche sulla propria pagina Instagram nel periodo precedente al voto. Aveva deciso di raccontare un po’ di sé, del suo percorso, della sua vita. E lo ha fatto rivivendo il momento in cui aveva capito di amare le ragazze. Semplicemente per spiegare alle persone come questa sia una cosa normale. «La prima volta l’ho confidato alla mia migliore amica. E lei mi aveva risposto con estrema naturalezza: “E che problema c’è?”. Era nel 2002, avevamo entrambe 12 anni e lei ha detto: “Che problema c’è?”. Ecco, domenica ho sentito esattamente la stessa accoglienza che lei mi aveva offerto in quel momento. Da tutta la Svizzera, da tutto il mondo». In fondo stiamo parlando di un diritto fondamentale. «Era una cosa su cui non si dovrebbe poter avere un parere, il matrimonio è un diritto inopinabile» ribadisce Debora, «io e Arianna stiamo insieme da 8 anni e, nonostante questo, tante persone si sentivano in diritto di dare opinioni sul fatto che noi potessimo formare una famiglia insieme o avere dei figli. Queste opinioni, queste parole, erano mazzate sui denti». Mazzate che arrivavano ancora più forti perché non c’era una garanzia legale a proteggerle: «Facevano ancora più male perché non c’era neanche la legge dalla nostra parte a tutelarci, qualcosa che dicesse a quelle persone che sbagliavano. Da domenica siamo come tutti: c’è la legge ed è come avere uno scudo di protezione. Ora ci sentiamo protette, ci sentiamo in un posto in cui io e Arianna vorremo crescere i nostri figli. Questa è veramente una conquista».

Moglie o partner registrato?
Prima che intervengano le modifiche del caso, è utile ricordare che nel diritto svizzero vige (ancora, fino al 1. luglio 2022) una separazione significativa tra due diritti fondamentali. O meglio, tra due forme dello stesso diritto fondamentale. Il matrimonio per le coppie eterosessuali e l’unione domestica registrata per le coppie omosessuali. Mentre ora le differenze non ci saranno più. A tal proposito Debora ci racconta un dettaglio che fa una grande differenza: «Devo dire, in realtà, che una prima proposta nella nostra coppia c’era già stata qualche mese fa da parte di Arianna, ma era ancora sotto il regime delle unioni domestiche registrate». Niente parole come «sposarsi» o «matrimonio». Domenica invece la proposta è stata diversa, la domanda ha potuto essere diversa, come ci racconta Debora emozionata: «Le ho chiesto: “Vuoi diventare mia moglie?”. Le ho potuto fare una vera richiesta di matrimonio. Volevo proprio farlo, ci tenevo tanto. Nell’unione domestica registrata non c’è questa possibilità, non c’è la parola “moglie”. Poterlo finalmente dire è stata un’emozione di forte libertà».

©CdT/Chiara Zocchetti
©CdT/Chiara Zocchetti

Attesa e accoglienza
Debora ci racconta anche di come ha vissuto il periodo di attesa prima della votazione. «Mi sentivo altalenante». I sentimenti e le aspettative oscillavano tra due poli. «Inizialmente, quando è partito tutto, ero molto positiva, sentivo che potevamo farcela». Altre volte ci sono stati invece dei momenti in cui il pessimismo prendeva il sopravvento: «C’erano dei giorni in cui dicevo che, se la votazione non fosse passata, saremmo andate via, in Spagna. Lo sconforto sarebbe stato troppo grande». Un grosso ostacolo naturalmente è arrivato quando si è incominciato a parlare dei bambini. «Tutto è peggiorato quando è uscita la campagna di Luca. Alcune persone cominciavano a parlare di egoismo delle coppie omosessuali che desideravano avere dei figli o del diritto dei bambini di crescere avendo un padre e una madre. Avevano queste idee, questi schemi in testa, e non si può riuscire a scombinare le cose. Quindi cercavo di spiegare loro cosa significasse per un bambino avere due mamme e due papà, basandomi sugli studi che sono stati condotti in tal proposito». Un’altra parte complicata era come gestire il timore delle opinioni di persone vicine alla coppia, ma che magari non avrebbero capito la situazione. Non la famiglia o gli amici stretti – i quali naturalmente avevano già manifestato il pieno appoggio a Debora – ma altre persone care che, se avessero espresso un parere negativo, l’avrebbero sicuramente ferita. «C’è la paura di restare delusi, per questo ho evitato di entrare nelle discussioni su alcuni argomenti. Come il tema dei figli. Avevo paura di sentirmi dire frasi come: “No, voi non potete avere figli. Voterò contro”. Temevo queste parole perché sapevo che poi necessariamente il mio rapporto con queste persone sarebbe cambiato. Quindi evitavo gli argomenti». Questo è stato uno degli aspetti più faticosi e dolorosi per Debora: «In tutta la campagna questa parte è stata molto pesante, è quella che ci ha fatto penare di più».

Il futuro
Debora riflette anche sulla responsabilità che abbiamo verso il futuro e sugli strumenti di cui disponiamo. «Ci sarà un giorno in cui non importerà più se un bambino avrà due mamme o due papà, ma ci sarà solo se noi non avremo paura. Se riusciremo a non aver paura dell’odio e della cattiveria. È molto importante il messaggio di pace: bisogna disinnescare la rabbia che si incontra e, a volte, l’arma migliore è rispondere con ironia». E prosegue sottolineando che il messaggio promosso è di amore e accettazione per tutti: «L’accettazione è per qualunque forma di amore e per qualunque forma di sé stessi. C’è la tendenza a legare questo messaggio piuttosto alle famiglie rainbow ma non è solo quello, è qualcosa che include tutti».

E, a proposito di futuro, parliamo dei prossimi progetti della coppia. Debora ci conferma entusiasta: «Ci sposeremo, ovviamente, visto che Arianna ha detto di sì. Poi vorremmo restare qui e avere una famiglia, dei bambini». Il progetto principale, una volta celebrato il matrimonio, è sicuramente quello. «Dopo 8 anni d’amore insieme, finalmente possiamo formare una famiglia. Arianna lo ha sempre desiderato, fin da quando ci siamo conosciute e ora è possibile realizzarla».