L'appello del Papa in Mongolia: «Costruiamo insieme un futuro di pace»

La pace nel mondo, il rifiuto delle armi nucleari e della pena di morte, ma anche l'«ecologia responsabile», la libertà religiosa. Papa Francesco indica la Mongolia, paese «stretto a nord dalla Russia e a sud dalla Cina», come esempio di convivenza. «Voglia il Cielo che sulla terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la pax mongolica, ossia l’assenza di conflitti», ha detto Bergoglio di fronte alle autorità della Mongolia, nel secondo giorno di viaggio nel Paese. «Come dice un vostro proverbio, le nuvole passano, il cielo resta: passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali. Qui, nel vostro Paese ricco di storia e di cielo, imploriamo questo dono dall’Alto e diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace».
Il presidente della Mongolia, Ukhnaagiin Khürelsükh, ha dal canto suo parlato di «un giorno storico» ha definito questo. Quella di papa Francesco è la prima visita di Stato nel Paese. Parlando nel Palazzo di Stato di Ulan Bator alle autorità e alla società civile, il capo dello Stato ha ribadito il rilievo storico della visita, in quanto si svolge in occasione dell'860. anniversario di Gengis Khan e del 31. anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Mongolia e la Santa Sede. «La Pax Mongolica ha portato molte nazioni a rispettare e ad amare reciprocamente i propri valori e la propria identità, ha favorito la coesistenza pacifica di ogni civiltà, ha fatto fiorire le poste, i trasporti, le relazioni diplomatiche, l'economia e il commercio nonché la scienza, la cultura, la tolleranza religiosa e consolidati principi di legalità. I principi statali di rispetto dello stato, la prosperità della pace, l'armonia e unità ereditati da Gengis Khan - ha aggiunto -, si sono tramandati nel corso di molti secoli e la Mongolia resta impegnata per il mantenimento e il rafforzamento della pace e della sicurezza globale e regionale e persegue un approccio amante della pace, aperto e indipendente e una politica estera multilaterale». La Mongolia – è la promessa del presidente – «starà al fianco della Santa Sede per proteggere l'ambiente, il cibo e la sicurezza che sono alla base dell'umanità e dello sviluppo sostenibile».
Francesco non ha mancato di ricordare alle autorità civili del Paese «il pericoloso tarlo della corruzione», problema mai risolto della nuova democrazia. Ma ha elogiato la Mongolia in quanto «Paese senza armi nucleari» e perché «la pena capitale non compare più nell'ordinamento giudiziale». Il Papa ha quindi ricordato l’importanza di «politiche di ecologia responsabile», rimarcando che dalle stesse tradizioni mongole, buddista e sciamanica, discende «l’impegno urgente e non più rimandabile per la tutela del pianeta terra».