Lara Comi intercettata: «Dirò che non ho preso quei soldi»

Intercettazioni in cui Nino Caianiello, presunto «burattinaio» del sistema di mazzette, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati, la insultava anche dandole della «cretina» e poi verbali di indagati, tra cui anche quello del suo ex addetto stampa, che la tiravano in ballo. C’era già questo ed altro su Lara Comi negli atti della maxi inchiesta milanese «Mensa dei poveri» che oggi, con nuovi sviluppi anche basati proprio sui verbali del «grande manovratore» che da tempo sta collaborando coi pubblici ministeri (pm), hanno portato all’arresto dell’ormai ex eurodeputata, oltre a quello dell’amministratore delegato (ad) di Tigros Paolo Orrigoni e del direttore generale (dg) di Afol Giuseppe Zingale.
«Veniamo sulle due cose, uno questa cretina della Lara a che punto stiamo? (Lara Comi, ndr) perché io la vedo stasera, così gli faccio lo shampoo», diceva Caianiello, intercettato il 29 novembre 2018, parlando con Zingale che gli rispondeva: «il 17 già liquidato, 21 gli ho fatto il contratto».
Il riferimento, secondo gli investigatori, era a contratti di consulenza per un importo preliminare di 38’000 euro da parte di Afol ad una società riconducibile a Comi, anche ex responsabile «azzurra» a Varese, ruolo che aveva ricoperto in passato proprio Caianiello, il «ras» dei voti in quell’area e che sulle nomine e i finanziamenti che gestiva si aspettava in cambio una «retrocessione» di soldi.
«Il mio scopo era quello di trovare ulteriori fondi per finanziare la campagna elettorale di Tatarella (ex vicecoordinatore lombardo di FI poi arrestato, ndr), mio principale candidato alle elezioni europee, unitamente alla Comi», ha messo a verbale il 13 settembre proprio Caianiello. In due verbali resi, poi, Andrea Aliverti, ex addetto stampa dell’allora eurodeputata, aveva ricostruito tutto il meccanismo della presunta truffa ai danni del Parlamento europeo.
Mentre Laura Bordonaro, anche lei arrestata nel maxi blitz del 7 maggio, ha raccontato che nel corso di un pranzo, durante il congresso del Ppe di fine settembre 2018, Caianiello, Comi e Carmine Gorrasi, ex responsabile di FI a Varese, avrebbero discusso della «necessità» di costituire società per far transitare soldi «al fine sia di realizzare finanziamenti elettorali che di far rientrare parte dei soldi» al «burattinaio».
Comi: «Dirò non ho preso soldi»
«Oggi io dirò che non ho mai preso 17’000 euro, non ho mai avuto consulenze con Afol né a società a me collegate che non esistono... Se mi chiedono perché dicono questo posso dire che eri tu che facevi loro consulenza». Così Lara Comi in una conversazione intercettata mentre parla con Maria Teresa Bergamaschi, avvocato e stretta collaboratrice dell’ex eurodeputata.
Comi fa riferimento a 17’000 euro che avrebbe ottenuto da Afol. La conversazione del 9 maggio, dopo che il suo nome era emerso nella maxi indagine, si trova nell’ordinanza cautelare.
«Più volte avevo espresso alla Comi la necessità di trovare una modalità attraverso cui retrocedere delle somme in favore della mia persona, in ragione dei costi che la quotidiana attività politica mi comportava». Lo ha messo a verbale Caianiello. Il passaggio riguarda la presunta truffa al Parlamento europeo - di cui è accusata, tra le altre cose, Lara Comi, arrestata oggi - attraverso uno «stratagemma», gonfiare fino a 3mila euro al mese lo stipendio dell’addetto stampa dell’epoca dell’eurodeputata, rimborsato dall’Europarlamento, per poi girare 2mila euro a Caianiello.
«Comi - ha spiegato il «burattinaio» il 2 settembre - era recalcitrante a retrocedere una parte del suo stipendio per finanziare le strutture del partito di Forza Italia, anche in vista delle imminenti elezioni europee, escogitammo lo stratagemma di far maggiorare lo stipendio del giornalista Aliverti».
Non è più parlamentare europeo, ma è «rappresentante legale delle associazioni» ‘Siamo italiani’, ‘We Change’, del ‘Popolo della libertà coordinamento provinciale di Varese’ e presidente onorario dell’associazione ‘Europe 4 you’ ed è «indiscutibile» che la sua «rete relazionale, trasversale fra alti livelli politici e imprenditoriali» può «costituire un utile ‘volano’ per ulteriori attività illecite». Così il giudice per le inchieste preliminari (gip) di Milano Raffaella Mascarino nell’ordinanza motiva le esigenze cautelari a carico di Lara Comi e, in particolare, il pericolo di reiterazione dei reati.
In più, aggiunge il gip, Comi, arrestata per corruzione, false fatture, finanziamento illecito e truffa aggravata al Parlamento europeo, può «contare sulla sua visibilità politica».
Sempre il gip parla di «pianificazione» dei reati che le vengono contestati, dello «stabile legame» con Caianiello, della ricerca di Comi di «incarichi di sempre maggiore influenza e molto remunerativi».