«Lasciamo procreare i gay»

Si avvicina il giorno in cui anche un bambino svizzero potrà nascere dall?unione (in vitro) dell?ovulo di una donna che non è la sua mamma genetica e del seme di un uomo che non è il suo padre genetico, poi impiantati nell?utero di una mamma ?sostitutiva? che non sarà quella che lo tirerà grande, per andare magari a crescere in un nucleo familiare composto da due ?genitori sociali?, ma non biologici, dello stesso sesso? L?ipotesi potrà sembrare strampalata, ma già oggi appare tecnicamente realizzabile. Solo che la nostra legge, per il momento, ne impedisce la realizzazione. Per il momento, appunto. Perché anche se la maggior parte dell?opinione pubblica non se ne rende conto, il mondo - anche nel nostro angolino elvetico - sta cambiando a ritmi vertiginosi. E quello che fino a ieri era considerato scientificamente pericoloso o socialmente riprovevole, oggi appare sicuro dal punto di vista medico e (più) accettabile da quello morale. Lo dimostrano le prese di posizione della Commissione nazionale di etica in materia di medicina umana (CNE) che nei giorni scorsi ha descritto il futuro da lei auspicato per l?utilizzo delle tecnologie riproduttive in Svizzera. Per il momento si tratta di autorevoli pareri, non di leggi. Ma rappresentano una vera e propria svolta culturale, un passaggio da un atteggiamento restrittivo nei confronti della procreazione assistita, ad uno più aperto.
La sintesi delle indicazioni della CNE è facilissima: ?sì? alla donazione di sperma alle coppie eterosessuali non sposate, ma anche a persone sole e a coppie dello stesso sesso, ?sì? alla diagnosi preimpianto, ?no? al divieto di donare ovuli ed embrioni, ?ni? all?utero in affitto (tecnicamente: alla ?maternità sostitutiva?). L?analisi è molto più complicata. Ci obbliga ad entrare in due ambiti specialistici - la medicina riproduttiva e l?etica – che necessitano prima di tutto di un?esatta comprensione dei termini usati. Solo se pone un?ampia premessa lessicale, infatti, è possibile capire la posta in gioco e valutare le scelte suggerite. Bisogna dire che la CNE, da questo punto di vista, ha lavorato bene: prima di spiegare le sue prese di posizione snocciola l?ABC delle tecnologie e del dibattito filosofico in ambito etico cercando di semplificare al massimo una materia che comunque resta ostica, se non labirintica, per i non addetti ai lavori. Lo fa attraverso un pregevole documento di una cinquantina di pagine intitolato ?La procreazione con assistenza medica assistita. Considerazioni etiche e proposte per il futuro?.
Partiamo dai punti fermi, cioè dalle regole vigenti e dai valori sui quali si basano. Oggi, a fare stato in materia è la legge entrata in vigore nel 2001 (la cosiddetta LPAM, Legge federale concernente la procreazione con assistenza medica) che vieta: la maternità sostitutiva, la donazione di ovuli e di embrioni, la conservazione di embrioni e la diagnosi preimpianto. ?La questione della legittimità di tali proibizioni – spiega la CNE – merita di essere riconsiderata?. Secondo gli esperti della Commissione, infatti, le regole vigenti risentono ancora pesantemente del quadro legislativo (?uno dei più restrittivi d?Europa?) venutosi a creare con l?approvazione nel 1992 dell?articolo costituzionale (119) sulla medicina riproduttiva, dove l?approccio alla medicina riproduttiva era volto soprattutto a proteggere gli messeri umani dagli abusi della tecnologia. I cambiamenti sociali occorsi negli ultimi vent?anni, però, spingono la CNE a sostenere che la PAM, oggi, non rappresenta più solo una minaccia, al contrario. Ma perché?
Per giungere a stabilire nuove regole del gioco - cioè nuove leggi - non basta constatare il cambiamento. Bisogna anche rintracciare dei nuovi valori giuridici ed etici in grado di correggere o sostituire legittimamente quelli che reggono il sistema attuale. Di quali valori stiamo parlando? La legge federale concernente la procreazione con assistenza medica (LPAM) ne evidenzia quattro: la «dignità umana»; la «personalità»; la «famiglia» e il «benessere del nascituro». C?è poi un quinto valore che non viene menzionato esplicitamente, ma soggiace alla visione espressa dalla legge: il concetto di «natura» e di «naturale». Ebbene, per la CNE tutti qeusti valori sono discutibili. Se per esempio si sostiene che far nascere un bambino in una coppia omosessuale è "contro natura", gli esperti della commissione obiettano che non tutto ciò che è «contro natura» è negativo. Al contrario: la stessa medicina è un insieme di pratiche volte a contrastare le malattie, che sono fenomeni naturali. Fino a che punto ha senso invocare questo principio per impedire alle coppie dello stesso sesso o ai singoli di procreare?
Nel Primo Piano del 28 febbraio tutti i dettagli sulle nuove tecnologie riproduttive e sulle ragioni che spingono la Commissione di etica medica a invocare un cambiamento della legge.