L'intervista

«L'assicurazione di base? Per stabilizzare i costi servono misure più ambiziose»

Stefan Meierhans, ovvero Mister Prezzi, riflette sulle difficoltà nel contenere le tariffe legate alla salute – E sul settore dei farmaci parla di un potenziale di risparmio a dieci cifre
© Keystone
Paolo Galli
03.11.2025 06:00

La sanità è tra i temi che più riempiono le giornate di Mister Prezzi. Lo ammetterà anche in questa intervista, nella quale abbiamo pensato di partire proprio da qui, dal principale fardello che pesa sulle economie degli svizzeri, delle famiglie e, più in generale, dell’economia. Lo abbiamo fatto anche alla luce delle 38 misure presentate negli scorsi giorni per contenere proprio i costi della salute.

Prima di tutto, Signor Meierhans, si avvicina la fine dell’anno, è quindi, ormai, quasi tempo di consuntivi. Quanti reclami ha ricevuto quest’anno?
«Sino a fine settembre, ho ricevuto 1.262 reclami, un venti percento in più rispetto al 2021 - sempre a fine settembre -, prima della crisi energetica. Durante questa crisi, il numero di reclami aumentava temporaneamente».

Quale priorità hanno i costi della salute nell’attività del sorvegliante dei prezzi? E quali sono i suoi limiti rispetto al settore?
«La sanità è, in effetti, uno dei miei temi principali. Per quanto riguarda le tariffe e i prezzi a carico dell’assicurazione di base obbligatoria, come ad esempio le tariffe ospedaliere o i prezzi dei medicamenti, ho il diritto di presentare proposte ai governi cantonali e alle autorità federali che approvano o fissano tali tariffe. I Cantoni non sempre seguono le mie proposte volte a contenere i costi. Questi sono i limiti. D’altra parte, le mie raccomandazioni possono anche avere ripercussioni a livello nazionale, ad esempio quando si richiede agli ospedali una rendicontazione precisa dei costi come base per le tariffe dell’assicurazione di base o quando vengono ridotte del 10% le tariffe di laboratorio in tutta la Svizzera, come è avvenuto nel 2022 su mia richiesta».

Dopo un anno di lavori, la tavola rotonda nel settore sanitario per il contenimento dei costi (a cui lei ha partecipato) ha presentato negli scorsi giorni, attraverso la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, 38 nuove misure. Quali sono le sue aspettative in tal senso?
«Accolgo con favore le misure approvate dalla tavola rotonda, poiché contribuiscono a frenare leggermente l’aumento dei costi. Allo stesso tempo, però, le misure approvate sono solo una goccia nel mare. Se vogliamo davvero stabilizzare il sistema dell’assicurazione di base, occorrono misure molto più ambiziose».

Al di là di queste nuove misure, a che punto sono le 38 misure annunciate nel 2017 che si basavano anche su sue indicazioni?
«Non sono affatto soddisfatto dell’attuazione di queste proposte. Se fossero state attuate, i premi delle casse malati non sarebbero aumentati così tanto negli ultimi tre anni. Prendiamo ad esempio la proposta più significativa in termini di impatto sui costi: l’adozione di obiettivi di costo vincolanti per le diverse categorie di fornitori di prestazioni, come medici e ospedali, per l’anno successivo. Questa proposta è stata talmente annacquata dal Parlamento che ora ci saranno raccomandazioni quadriennali non vincolanti per la crescita dei costi. Con misure volontarie non si ottiene nulla in questo mercato redditizio. È necessaria una regolamentazione rigorosa con incentivi economici adeguati».

Rispetto all’attuale Tarmed, mi aspetto dal Tardoc innanzitutto una migliore controllabilità delle fatture e una gestione tariffaria notevolmente migliorata

Quali sono le sue aspettative rispetto al nuovo tariffario medico Tardoc?
«Rispetto all’attuale Tarmed, mi aspetto dal Tardoc innanzitutto una migliore controllabilità delle fatture e una gestione tariffaria notevolmente migliorata. E, naturalmente, presterò molta attenzione a questa tariffa molto significativa in termini di costi, in particolare ai valori dei punti tariffari cantonali dei medici di studio e degli ambulatori ospedalieri».

Negli ultimi vent’anni sono state proposte varie idee per frenare i costi, ma i premi continuano a salire. Le riforme, insomma, non tengono il passo dell’aumento dei costi. Dove falliscono le politiche pubbliche?
«La politica fallisce ovunque perda di vista l’interesse generale di garantire un’assistenza sanitaria di qualità e accessibile a favore dei pazienti. Ad esempio, paghiamo più del doppio per i farmaci generici rispetto ai nostri vicini europei».

Sui farmaci torneremo. Ma più in generale, che cosa ci sfugge? Dove sta davvero l’inizio della soluzione, ai suoi occhi?
«A mio avviso, la soluzione sta nel rivedere gli incentivi monetari per i fornitori di prestazioni, come medici e ospedali. Non dovrebbero essere pagati per ogni singola visita e trattamento senza limiti massimi. I medici dovrebbero piuttosto avere anche un interesse finanziario a promuovere la salute dei loro pazienti, ad esempio attraverso misure preventive. Questo è il caso delle reti sanitarie con responsabilità di bilancio come il “Réseau de L’Arc” nell’Arco giurassiano».

Che peso hanno le abitudini degli svizzeri, che consumano troppe prestazioni?

«Ritengo che la responsabilità principale dell’esplosione dei costi sia chiaramente dei fornitori di prestazioni, poiché dispongono di un notevole vantaggio informativo rispetto ai pazienti».

Sui farmaci ha più volte sottolineato che in Svizzera sono troppo cari. Mercoledì il Consiglio federale ha approvato il nuovo tariffario dei farmacisti. Va nella direzione da lei auspicata?
«Anche la nuova tariffa farmaceutica rappresenta un progresso in termini di contenimento dei costi. Accolgo con particolare favore gli incentivi contenuti nella stessa per la promozione dei farmaci generici e il miglioramento della remunerazione dei servizi di consulenza forniti dai farmacisti».

Nel settore delle analisi di laboratorio esiste ancora un grande potenziale di risparmio. Rispetto agli altri Paesi europei, i nostri prezzi sono più che raddoppiati, nonostante in questo settore sia ormai stato raggiunto un elevato grado di automazione

Che cosa si può fare per favorire ancora un maggior ricorso ai farmaci generici? Secondo lei che potenziale di risparmio esiste nel settore dei medicamenti?
«Nel settore dei farmaci, mi impegno a favore di un confronto diretto dei prezzi all’estero per i farmaci il cui brevetto è scaduto e della sostituzione obbligatoria con farmaci generici, purché ciò sia terapeuticamente possibile. Complessivamente, vedo un potenziale di risparmio a dieci cifre nel settore dei farmaci».

Negli scorsi giorni sono state approvate nel Gran Consiglio ticinese due iniziative cantonali indirizzate a Berna proprio per ridurre i costi dei farmaci.
«Accolgo entrambe le iniziative con grande favore».

Un settore in cui lei aveva ravvisato prezzi troppo alti era anche quello degli esami di laboratorio. Ci sono stati miglioramenti?
«Nel settore delle analisi di laboratorio esiste ancora un grande potenziale di risparmio. Rispetto agli altri Paesi europei, i nostri prezzi sono più che raddoppiati, nonostante in questo settore sia ormai stato raggiunto un elevato grado di automazione. Pertanto, nonostante la revisione tariffaria attualmente in corso, chiedo una riduzione lineare immediata del 20% come primo passo nella giusta direzione».

Allargando lo sguardo oltre i costi della sanità, l’idea che “in Svizzera si vive bene” è ancora vera per la classe media, secondo il suo particolare punto di vista?
«Distinguiamo due aspetti: in Svizzera si vive generalmente molto bene, c’è stabilità politica, quasi piena occupazione, le nostre infrastrutture sono di ottima qualità. Anche la classe media ne beneficia. Ma: la classe media è sottoposta a una pressione finanziaria sempre maggiore, in particolare a causa dell’aumento dei costi sanitari e abitativi».

Si parla sempre più spesso di «povertà silenziosa». Persone (e famiglie, di conseguenza) che lavorano ma non riescono a risparmiare nulla.
«La classe media è particolarmente colpita: chi guadagna troppo per poter beneficiare di un sostegno (ad esempio riduzioni dei premi) viene penalizzato rispetto alle altre categorie e si sente sempre più svantaggiato. Ho già ricevuto lettere come quella in cui una signora mi scrive che può permettersi un pezzo di carne solo quando suo figlio viene a trovarla, che poi dividono tra loro. Cose del genere mi fanno riflettere».

L’inflazione è diminuita. Ci sono riflessi positivi?
«Innanzitutto: un calo dell’inflazione non significa che i beni tornino ad essere più convenienti, ma solo che il loro aumento di prezzo rallenta. Solo quando i salari seguiranno questa tendenza si avrà un alleggerimento dal punto di vista finanziario. Ma sì: il flusso di reclami è già diminuito notevolmente rispetto agli ultimi tre anni».

Le autorità parlano di sostenere il potere d’acquisto, ma le misure concrete sembrano limitate. Che cosa servirebbe davvero per dare respiro alle famiglie?
«La mia parola magica è “incentivi”. E poi ci sono ostacoli amministrativi, ad esempio nell’edilizia residenziale, che potrebbero essere eliminati. Infine, le autorità di concorrenza, compreso il sorvegliante dei prezzi, dovrebbero essere rafforzate, inserendo nella legge nuove indagini settoriali. Se vogliamo davvero aumentare il potere d’acquisto, dobbiamo lasciare che la concorrenza faccia il suo corso e intervenire laddove la concorrenza non è possibile, come ho fatto recentemente con Booking.com, a cui ho ordinato di abbassare i prezzi di quasi un quarto a favore dei nostri hotel».  

Nel testo facciamo riferimento alle 38 misure di contenimento dei costi presentate da un gruppo di esperti nel 2017. Alain Berset pose poi in consultazione le nuove misure suggerite - alcune erano infatti già in atto o in corso di realizzazione -, in due pacchetti, nel marzo del 2018. Completata solo nel 2022 - «Si chiude un’era», disse l’allora «ministro» della Salute -, la manovra non portò a una riforma degna di questo nome. Le Camere respinsero anche l’introduzione di un sistema di prezzi di riferimento per i farmaci generici. «È un peccato», commentò Berset.
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