Il caso

L’attivista climatico senza patria

Le autorità del Cremlino hanno tolto la cittadinanza russa ad Arshak Makichyan, negli ultimi mesi particolarmente critico rispetto alla guerra in Ucraina
© Instagram (makichyan.arshak)
Red. Online
01.11.2022 10:45

Arshak Makichyan, forse, è un nome che non vi dice molto. In Russia, tuttavia, è un volto noto è conosciuto. Di più, è l’attivista climatico di riferimento. Bene, anzi male perché Makichyan – sul proprio account Instagram – ha riferito che le autorità gli hanno tolto la cittadinanza russa. 

«Lo Stato russo mi ha privato della mia unica cittadinanza», ha postato l’attivista, che al momento vive in esilio in Germania. Makichyan è stato a lungo conosciuto è considerato come l’attivista climatico solitario. Famose le sue proteste, da solo appunto, a Mosca. Negli ultimi mesi, si è invece distinto per le sue posizioni critiche nei confronti dell’invasione dell’Ucraina.

«I am stateless»

La decisione di revocare la cittadinanza di Makichyan, evidentemente, è alquanto machiavellica. Un tribunale, la scorsa settimana, ha stabilito che l’attivista, a suo tempo, fornì informazioni false quando richiese la cittadinanza russa. Peccato che parliamo del 2004, quando Makichyan aveva solo 10 anni. Figlio di genitori armeni fuggiti dalla guerra del Nagorno-Karabakh negli anni Novanta – un conflitto tornato di strettissima attualità nelle ultime settimane –, Makichyan su Instagram ha affermato di non avere altre nazionalità e, di riflesso, che la decisione lo rende immediatamente apolide.

La repressione, continua e sistematica, delle voci critiche nei confronti della guerra in Ucraina avevano già spinto Makichyan e sua moglie a lasciare fisicamente la Federazione Russa. La mossa di togliergli la cittadinanza, hanno riferito l’attivista e i suoi avvocati, rappresenta una nuova strategia da parte del Cremlino per silenziare gli oppositori.

«Ci vorrà molto tempo prima di riuscire a dare un senso a questo nuovo strumento di repressione contro gli attivisti e le minoranze in Russia» ha scritto Makichyan. Questo caso, ha ribadito, «è contro l’intera Russia multietnica in cui abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni». Quindi, l’invito a tutti quelli come lui, ovvero a chi si oppone alla guerra e in generale a Vladimir Putin: «Combattiamo insieme per un Paese che sia un posto per tutti noi, non solo per assassini sanguinari che appartengono alla prigione».

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