L'Austria blinda la frontiera del Brennero

BRENNERO (dal nostro inviato) - L'incubo di Traiskirchen è ancora vivo nella mente di Vienna, che Schengen o non Schengen, ora, con i riflettori puntati sul Brennero, ha fatto sapere a Roma e a Bruxelles, di non essere più disposta a sobbarcarsi l'onere dell'ingresso incontrollato di migliaia di migranti diretti in Germania sul suo territorio, questa volta attraverso la propria incontaminata porta tirolese. Nell'estate di un anno fa, il campo profughi situato nella Bassa Austria, a una trentina di chilometri dalla stessa capitale, si era trasformato in una sorta di Giungla di Calais dell'Europa centrale. In quei mesi caldi seguiti all'improvvisa apertura di Angela Merkel in materia di immigrazione, l'ondata di rifugiati provenienti da Budapest - via pullman, col treno e perfino a piedi - aveva messo in ginocchio la mobilità dell'intero Paese. Le immagini del campo, predisposto per un massimo di 1800 profughi, ma che era stato preso d'assalto da oltre 4500 disperati provenienti in prevalenza dal Nordafrica, avevano fatto il giro del mondo e avevano indignato l'intera nazione, colta improvvisamente senza soluzioni di fronte ad un evento di portata straordinaria da più punti di vista, e che aveva costretto alcune migliaia di persone (tra cui una moltitudine di donne e bambini) a dormire all'addiaccio in una delle nazioni più benestanti e organizzate d'Europa. Vienna, quell'incubo, vuole cancellarlo dalla memoria e non intende più correre il rischio che si ripetano scenari analoghi alla luce delle emergenze che potrebbero ripresentarsi, questa volta dall'Italia, dopo che è stata chiusa la via dei Balcani (per non prendere alcun rischio, in queste ore, spunta anche l'ipotesi di un muro che dovrebbe essere costruito al confine sud con l'Ungheria).
Intanto, al di là dei continui rimpalli politici tra Austria, Italia e UE, che si susseguono sulla nuova emergenza migranti - la quale potrebbe concretizzarsi, anche da queste parti, entro fine primavera - lungo l'autostrada A 22, in queste ore, le riflessioni sul futuro di Schengen appartengono ad un'atra dimensione. Le ruspe della società Auer che ha ottenuto l'incarico di eseguire i lavori di allestimento del nuovo spazio di controllo sulla frontiera dal Ministero degli interni, da alcuni giorni hanno iniziato a mordere l'asfalto e a spostare alcune isole spartitraffico per predisporre l'area che ospiterà la tettoia pensata per il controllo dei documenti in territorio austriaco. Le opere prevedono la realizzazione della relativa piazzola di sosta per i veicoli con spazio per i camion e, soprattutto, un reticolo di 250 metri che, secondo le intenzioni di Vienna, come detto, avrà lo scopo di sigillare i confini del Tirolo, includendo la parallela strada statale SS12, come pure la rete ferroviaria internazionale. Alcuni operai, mentre attraversiamo il confine in automobile, con la vignetta ( valevole dieci giorni, dal costo di 8 euro) affissa, bene in vista, sul parabrezza del nostro veicolo ("attenzione che la polizia austriaca non scherza", ci avevano ammonito all'ultima stazione di servizio italiana), sono al lavoro con le loro mantelline fluorescenti. Entro fine maggio il cantiere sarà chiuso e tutto sarà pronto per dar seguito ai controlli di polizia in calendario dal primo giugno. Nel vicino Comune di Gries, sulla statale, non vi sono lavori in corso d'opera e il confine di Stato sembra identico ad uno dei tanti valichi di casa nostra temporaneamente sprovvisti di personale doganale. Un furgone di polizia è parcheggiato, vuoto, davanti all'insegna metallica con i colori a bande orizzontali, rosso-bianco-rosso, dell'Austria.
La titolare del bar di fronte, con annessa la Posta, ci spiega che a pochi chilometri di distanza c'è un centro di richiedenti l'asilo con alcune centinaia di ospiti. "No, loro non danno problemi - ci dice - qui si pensa di chiudere i confini perché si ha paura dell'arrivo incontrollato di un grosso flusso di migranti. Qualcosa va fatto prima. Non si può andare avanti così". Il problema, prosegue, è che "i tedeschi dallo scorso dicembre hanno intensificato i controlli e rispediscono i clandestini verso l'Austria, mentre a Bolzano le forze dell'ordine fanno spallucce e, similmente, li indirizzano al di qua del confine senza troppo preoccuparsi".
Nel frattempo raggiungiamo anche la stazione ferroviaria del Brennero. Ora, qui, è tutto tranquillo. "I migranti è giusto che possano essere aiutati, in Italia siamo tutti contro a questa iniziativa di chiusura dell'Austria, che limiterà soltanto le libertà individuali", ci risponde un addetto alle pulizie della stazione, mentre un giornalista televisivo si collega per l'ennesimo servizio in una stazione semi deserta. Polizia e Carabinieri, ogni giorno, a ridosso dei due Stati, controllano i treni con i loro colleghi. Nella rete finiscono regolarmente alcune decine di africani, soprattutto, eritrei. E c'è chi teme che la nuova manifestazione di protesta dei "No border" contro la costruzione del reticolo prevista il prossimo 24 aprile possa degenerare in nuovi scontri.