Lavizzara, speranze e certezze: «Comunità fiera e resiliente»

La sala multiuso dell’Istituto scolastico di Lavizzara, questa sera, era gremita. Un centinaio i presenti, soprattutto abitanti del Comune, alla serata pubblica nella quale le autorità hanno presentato i piani delle zone di pericolo. Il Municipio aveva inizialmente previsto l’appuntamento un mese fa, ma - a seguito di una serie di incontri decisivi per la fase di ricostruzione di quanto distrutto dall’alluvione del 2024 - è stato posticipato, «così da informare la popolazione nel modo più attendibile». Nell’aria, tanta emozione e tensione palpabile. «Non riusciremo a trattare tutti gli aspetti, organizzeremo una serie di altri appuntamenti in futuro su temi specifici», ha esordito il sindaco, Gabriele Dazio. «È in gioco il futuro del nostro Comune, su un orizzonte temporale che guarda avanti nei prossimi anni», ha aggiunto il 52.enne, che ha rassicurato circa la solidità finanziaria del Comune. Sul geoportale cantonale (a questo link), la mappa dettagliata con tutte le aree di pericolo secondo il livello di classificazione.
Periodo di ritorno di secoli
Andrea Salvetti, ingegnere civile ambientale dell’Ufficio dei corsi d’acqua del Cantone, è poi entrato nel merito della materia, di competenza del Dipartimento del territorio, che si è appoggiato a studi specializzati: «I dati dimostrano che ci troviamo di fronte a un evento unico che, nell’epicentro, mostra dei periodi di ritorno nell’ordine di secoli, con deflussi fino a 640 metri al secondo come ad esempio il fiume Maggia all’altezza di Cavergno». Parametri fondamentali per valutare le misure da mettere in campo. contro erosioni e colate detritiche che potrebbero ripresentarsi.


Progetti e priorità
È sempre il sindaco a riprendere la parola elencando progetti e priorità per il futuro. In tutto, sette aree a vari livelli di priorità: nella categoria «alta», il Piano di Peccia, la zona agricola di Sant’Antonio Prato Sornico, con la pista e la scuola; in quella «media», l’area dei riali sul Piano di Peccia, la Campagna Lovàlt, Broglio e, infine, Mogno in priorità «bassa». Numerosi comparti sono già stati interessati da lavori per la messa in sicurezza delle strade. Altri punti a proposito della ricostruzione, il Centro sportivo è stato interessato da una serie di analisi che hanno stabilito che la ricostruzione è fattibile «ma dovremo volerla noi tutti, insieme. E sarà collocato più a nord dal momento che l’attuale si trova in zona rossa».

La pista
Il Municipio, per questo, ha costituito un gruppo di lavoro che la settimana scorsa ha presentato un primo studio di fattibilità. «Da dicembre sarà attiva una piccola pista di ghiaccio». Il messaggio municipale per lo stanziamento del credito dedicato alla nuova caserma dei pompieri è in fase di affinamento.
Le mappe
Per quanto riguarda insediamenti nei settori più «rischiosi», mentre l’attuale pista di ghiaccio risulta inserita in zona di pericolo elevata, il Centro scolastico è in una zona di pericolo media. Anche nelle altre frazioni, si contano svariati i mappali con stabili. Per citarne solo alcuni casi, si riscontra un edificio in «zona rossa» nella frazione di San Carlo, uno interessato dal riale Ri di Röd più un secondo in «zona blu».
L'intervista al sindaco, Gabriele Dazio
Questa serata è un passo avanti per la Val Lavizzara. Che impressioni ha?
Sì, è stata una serata molto significativa. Da un lato c’era tantissima gente, più di quanto mi aspettassi, dall’altro un tema molto sentito: la questione delle zone di pericolo, che era attesa da tempo. La serata è stata posticipata dopo che avevamo definito una prima data in ottobre.
Si percepiva tensione ed emozione in sala, anche per le tante domande.
Più che tensione, direi curiosità e voglia di capire cosa riserva il futuro alla nostra comunità e al territorio. Sono domande legittime: alcune hanno già avuto risposta, altre arriveranno con gli approfondimenti necessari.
Lavorerete su sette fronti, in tutto. Quali sono?
Si tratta delle aree più colpite: il Piano di Peccia, con strade cantonali, riali, fiumi e infrastrutture come acquedotti danneggiati; la zona della pista di ghiaccio; Mogno, dove sono state distrutte due case; e poi fino a Broglio.
Quanti livelli di priorità avete definito?
Tre livelli, ma procederemo quasi in parallelo: una ricostruzione del genere non può avanzare troppo lentamente, sarebbe illogico.
Quanti edifici rientrano nelle zone rosse, più o meno?
Direi al massimo una decina in tutto.
Tra questi ci sono la pista di ghiaccio e la scuola. Qual è la situazione?
La scuola è toccata solo da una zona blu, limitata alla rampa verso il magazzino e la centrale termica. Il problema è praticamente risolto: abbiamo installato una paratoia che si chiude in caso di rischio di esondazione della Maggia.
Per la pista, invece, stiamo valutando un nuovo progetto: spostarla verso nord. Vedremo se sarà fattibile, ma è il nostro obiettivo.
E sul fronte finanziario del Comune?
La situazione è critica, come prima. L’alluvione ha imposto interventi importanti: contiamo sugli aiuti cantonali e federali straordinari, senza i quali non potremmo coprire i costi.
Avete annunciato altri incontri su temi specifici.
Sì, perché in una serata come questa non era possibile entrare nei dettagli di studi di fattibilità o progetti di arginature: ci avremmo messo giorni. Abbiamo quindi deciso di organizzare serate tematiche, una scelta utile anche per la popolazione.
Quante ne prevedete?
Non sappiamo il numero, ma vogliamo informare la gente il più possibile, passo dopo passo. Si parla già del 2026, comunque nei prossimi mesi.
Molti lavori sono già iniziati, ma si parla di anni. Perché?
Perché interventi come il ripristino o la costruzione di argini richiedono tempo e risorse. È difficile indicare una scadenza: non dipende solo da noi, ma anche da fattori esterni. Noi ci mettiamo tutta la volontà, ma non possiamo fare previsioni certe.
Intanto c’è un invito aperto: la mini pista di ghiaccio.
Sì, aprirà a inizio dicembre. È la prova della nostra determinazione e del sostegno degli sponsor, che hanno coperto un investimento di circa 180-190 mila franchi. È un segnale forte per dare continuità a una regione periferica come la nostra.
In conclusione, possiamo dire che la comunità della valle è fiera e non si tira indietro?
Assolutamente. Dal primo giorno dopo l’evento si è vista gente in strada ad aiutarsi. È istinto di sopravvivenza, ma anche grande attaccamento alla nostra terra.
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre.
Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
