La Domenica del Corriere

Lavorare meno ma tutti, anche i sindacati, sono divisi

Botta e risposta in trasmissione, con riferimenti a Fantozzi, tra Giangiorgio Gargantini (UNIA) e Paolo Locatelli (OCST) – Natalia Ferrara difende la proposta, più critici Paolo Pamini e l'imprenditore Carlo Righetti
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
01.05.2022 20:00

Il lavoro, i lavoratori, i padroni e lo slogan «lavorare meno, lavorare tutti» che si può leggere anche al contrario («lavorare tutti, lavorare meno») alla luce della proposta della settimana lavorativa di 32 ore lanciata solo pochi giorni fa in Ticino per «smuovere le acque». Tutto questo è stato al centro della puntata de «La domenica del Corriere» proprio il 1. maggio, nel giorno della «Festa del lavoratori». Ospiti del vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti, l’imprenditore Carlo Righetti (presidente del CdA della Righetti combustibili SA), il deputato dell’UDC Paolo Pamini, la PLR Natalia Ferrara (pure co-direttrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca) e due sindacalisti: il segretario cantonale di UNIA Giangiorgio Gargantini e il vicesegretario dell’OCST Paolo Locatelli.

Visioni a confronto

Due sindacati e due posizioni distinte sull’idea delle 32 ore (a salario pieno) a firma Fabrizio Sirica (PS) e Marco Noi (Verdi). Per Locatelli «l’equazione lavorare meno, lavorare tutti è affascinante, idealmente bellissima. Ma si scontra con constatazioni di carattere economico e di carattere anche occupazionale (servizi da garantire sui sette giorni) e va considerato se questa compensazione possa avvenire attraverso le assicurazioni sociali che effettivamente pagano e tanto per i danni di una vita frenetica, stressante e logorante. Ma il passaggio dalla teoria alla pratica è diversa e io, vecchierello, non la vedrò. Iniziamo pure il discorso oggi, ma oggi la sfida è diversa e questa nuova traiettoria deve maturare, una maturazione lunga». Ma Gargantini mentre rispondeva Locatelli faceva qualche smorfia. «In effetti qui emergono differenze tra i due sindacati. Questa idea tesa a darsi il tempo necessario mi ricordava un film di Fantozzi quando c’era il confronto tra lavoratore e padrone con quest’ultimo che diceva 'continuiamo pure a parlare, io ho tempo'». Un esempio poco gradito a Locatelli: «E io sarei Fantozzi?» ha chiesto indispettito al collega. «No – ha aggiunto Gargantini – tu sei il padrone che si da tempo. Lo dico senza timore alcuno: la riduzione del tempo di lavoro non può attendere, non abbiamo tempo. Si tratta di lavorare tutti, combattiamo la sottoccupazione, mentre in Svizzera si vuole aumentare l’età di pensionamento, queste sono le ricette della destra». Dal canto suo Pamini si è complimentato: «È una proposta eccezionale, bravi a chi l’ha fatta, soprattutto nell’ambito pubblico, ma nel privato è un problema. Bravi ai compagni di sinistra che hanno affermato senza esitazione alcuna che nell’amministrazione c’è un margine dell’aumento della produttività del 20%. Complimenti, lo dicono loro affermando che manteniamo gli stipendi, il prodotto e otteniamo lo stesso risultato in meno tempo. Ci dicono che oggi nell’Amministrazione un giorno su 5 è sprecato. Mai mi sarei immaginato di sentirlo da loro, ma da oggi, per coerenza, dovrebbero riconoscere l’introduzione della meritocrazia nello Stato».

«La produttività cresce»

E veniamo a Ferrara, firmataria dell’idea unitamente al collega di partito Matteo Quadranti (ma il PLR non la sostiene): «La proposta è sostenibile e non è neppure tanto lungimirante. Ci sono dei Paesi che hanno già modelli simili il senso non è solo quello di lavorare meno, ma di lavorare meglio. In Svizzera i dati dell’assenza dal posto di lavoro per diverse patologie dicono che il costo è nell’ordine dei miliardi di franchi. Si tratta di dare ai dipendenti maggiore disconnessione dal lavoro e maggiore connessione con la società. Non si tratta solo di avere spazio per impegni familiari, ma anche per dare un contributo alla società, ad esempio con la partecipazione associativa o politica.Interessa anche gli imprenditori: l’esperienza dice che la produttività o rimane uguale o, addirittura cresce. Noi chiediamo allo Stato uno studio empirico e al privato, da liberale non dico di obbligare, ma incentivare, fornire uno stimolo». E l’imprenditore Righetti cosa ne dice? «Tutto bello, fa sognare. Ma restiamo al concreto. Nella mia azienda c’erano 25-30 operai con una massa salariale di 1,5 milioni. Ma se passa questa idea gli operai non bastano più, e non basta più neppure la massa salariale. Da qualche parte i soldi devono essere trovati e non mi resterebbe che aumentare i prezzi. Questo è il classico cane che si morde la coda».