Geopolitica

Lavrov in Africa: le mire di Mosca (e non solo) sul Continente

Il Ministro degli Esteri russo ha iniziato il suo viaggio in Sudafrica, per poi spostarsi fra Angola, Botswana e Eswatini – Dal 17 al 27 febbraio si terranno le esercitazioni congiunte tra Sudafrica, Russia e Cina e il Continente è improvvisamente «affollato»
© KEYSTONE (Russian Foreign Ministry Press Service via AP)
Jenny Covelli
25.01.2023 12:29

«La Russia promuoverà attivamente la normalizzazione della situazione in focolai di tensione in Africa attraverso il rafforzamento delle capacità di mantenimento della pace dei paesi africani». Con queste parole il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha concluso la sua visita alla controparte sudafricana, due giorni fa. Il riferimento è ai conflitti nella zona dei Grandi Laghi, nella Repubblica Centrafricana, in Mali, Sud Sudan e in Mozambico. Parlando del conflitto in Ucraina, Lavrov ha detto alla Ministra degli esteri Naledi Pandor che la Russia è aperta a negoziati di pace con l'Ucraina ma che Volodymyr Zelensky si oppone. «Come le ho detto più volte signora ministra, il settembre scorso il presidente Zelensky ha firmato un decreto che vieta ai funzionari ucraini di negoziare con la Russia». Nel corso della visita sono state confermate le esercitazioni congiunte della Marina Sudafricana con Russia e Cina dal 17 al 27 febbraio, nell'oceano indiano, davanti alla costa fra Durban e Richard's Bay. Esercitazioni che hanno scatenato numerose polemiche, soprattutto da parte dei paesi occidentali.

L'idea africana sulla guerra in Ucraina

Il ministro degli Esteri russo si è recato in Sudafrica per la prima tappa di un viaggio che dovrebbe poi condurlo fra Angola, Botswana e il piccolo regno di Eswatini. Lavrov tornerà poi in Nordafrica a febbraio per visitare Tunisia, Mauritania, Algeria e Marocco. È la sua seconda trasferta sul Continente in poco più di sei mesi, l'ultima volta era infatti lo scorso luglio, quando aveva visitato Egitto, Congo-Brazzaville, Uganda e Etiopia, a cui aveva fatto seguito un faccia a faccia con i leader continentali nella sede dell’Unione africana di Addis Abeba. Una doppia visita che conferma l’interesse sempre più manifesto del Cremlino per la regione subsahariana. Proprio l'incontro di Lavrov con la sua omologa sudafricana rientra nello sforzo diplomatico per rinsaldare i legami fra Mosca e un Continente che si è sottratto a una presa di posizione corale sulla guerra in Ucraina. Lo stesso Sudafrica, infatti, si è astenuto (insieme ad altri 16 Paesi) alla risoluzione ONU sulla crisi nell’Est Europa e ribadisce, ora, la sua imparzialità nel conflitto.

«Le narrazioni russe sui doppi standard e gli atteggiamenti paternalistici occidentali hanno un’eco molto forte in Africa e si rifanno alla storia dell'URSS come sostenitrice dei movimenti anticoloniali - spiega Eleonora Tafuro Ambrosetti, Senior Research Fellow dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) -. Oggi queste narrazioni sono parte fondamentale della strategia russa di soft power e contribuiscono a spiegare l’esitazione di molti paesi africani a schierarsi risolutamente contro la guerra. Molti governi africani vedono infatti la guerra come il risultato di una provocazione occidentale, in particolare della NATO. Altri pensano che quello ucraino sia solo uno dei tanti conflitti nel mondo e lo vedono addirittura come una prova dei doppi standard degli occidentali, che non prestano attenzione ai conflitti e alle crisi umanitarie che si verificano fuori dal loro continente. Infine, molti stati africani condannano la guerra, ma non vogliono “provocare” Mosca per mantenere con essa legami economici».

Tutti gli occhi sul Continente

«L’equidistanza africana si basa su un antiamericanismo di fondo e un forte risentimento nei confronti delle ex potenze coloniali», particolarmente evidente in questi mesi nel Sahel dove la Francia è in crescente difficoltà, scrive ancora la redazione dell'ISPI. L'Africa, ormai da tempo, è terreno di scontro tra Est e Ovest del mondo, scontro che si è intensificato, ancora di più dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina. La scorsa settimana è stato il nuovo ministro degli Esteri cinese Qin Gang a visitare Etiopia, Gabon, Angola, Benin ed Egitto. Se Lavrov è a Pretoria, la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, è in Zambia, seconda tappa di un tour africano che l'ha già vista in Senegal e che la porterà in Sudafrica. Yellen ha parlato di «obiettivo di fondamentale importanza» riferendosi alla ristrutturazione del debito dello Zambia, aggiungendo che la Cina costituisce «un ostacolo» alla soluzione del problema. L'America si sta presentando come un'alternativa alla Cina? «L’amministrazione americana – scrive axios.com – intende sostituirsi ai russi nel settore delle forniture militari e della sicurezza e ai cinesi in quello degli investimenti per le infrastrutture. Un imperativo reso ancora più urgente agli occhi di Washington dalle riserve naturali e minerali custodite nel sottosuolo africano, cruciali ai fini dei piani dell'amministrazione Biden per una transizione energetica green».

La cooperazione tra il Sudafrica e la Russia, va detto, dura da 30 anni. E nel contesto geopolitico risulta fondamentale l'astensione alla condanna della guerra in Ucraina da parte del paese dell'Africa australe. Pretoria continua a definirsi neutrale e rifiuta di parlare di «invasione russa». E Lavrov non si tira indietro nella sua opera di «seduzione». A tal proposito, fa notare ancora l'ISPI, la tappa in Mauritania potrebbe essere fondamentale. «Un recente rapporto russo evoca la possibilità che la Mauritania diventi il nuovo fronte della NATO in Africa proprio per contrastare l'influenza russa nel Sahel». Il rapporto è stato redatto da Nikolai Dimitrievich Plotnikov, direttore del Centro di informazione scientifica e analitica dell'Istituto di studi orientali dell'Accademia delle scienze russa. L'autore sostiene che dopo il fallimento delle «missioni di mantenimento della pace in Mali, l'alleanza della NATO dovrebbe rafforzare la sua presenza in Mauritania, per contrastare la presenza russa nella regione». Inoltre, il crescente valore geostrategico dello Stato dell'Africa occidentale per la NATO aumenta con l'importanza del Paese come produttore ed esportatore di gas naturale.

Ognuno tira dalla sua parte, insomma. Eleonora Tafuro Ambrosetti ha spiegato a Il Sole 24 Ore che l'ambizione sarebbe ancora più vasta: attrarre il Continente in un blocco commerciale, economico e politico alternativo a quello sotto l’influenza americana e capeggiato da BRICS, il club di economie in crescita formato da Brasile, Russia, India, Cina e, appunto, Sudafrica. Uno fra gli obiettivi è la cosiddetta de-dollarization, la sostituzione del dollaro con le valute nazionali negli scambi interni all’area. «Con la leva del Sudafrica, l’economia più industrializzata del continente, la Russia può legittimare questo nuovo blocco e dimostrare che l’Occidente non ha potere in Africa».

Le esercitazioni

Il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor ha rivendicato il diritto del Sudafrica di tenere esercitazioni militari «senza che questo implichi che abbiamo abbandonato la nostra posizione di neutralità sulla guerra»: «Tutti i Paesi conducono esercitazioni militari con amici in tutto il mondo, non dovrebbe esserci alcun obbligo per nessun Paese a non condurle con altri partner. Fa parte di un corso naturale delle relazioni tra i Paesi», ha detto, specificando che le nazioni africane devono resistere al doppio standard imposto «da altri paesi che dicono quello che faccio va bene per me, ma tu non puoi farlo perché sei un paese in via di sviluppo. Quando sono gli altri a manovrare va tutto bene, ma se purtroppo sei un paese in via di sviluppo o africano, beh non dovresti farlo. Questo si chiama abuso delle pratiche internazionali».

Le forze di difesa nazionali sudafricane (SANDF) hanno riferito in un comunicato che «come mezzo per rafforzare le già fiorenti relazioni tra Sudafrica, Russia e Cina, un'esercitazione marittima multinazionale tra questi tre Paesi si svolgerà a Durban e Richards Bay nella provincia di KwaZulu-Natal dal 17 al 27 febbraio». L'esercitazione, chiamata Mosi, che significa «fumo» in tswana, coinvolge 350 membri del personale SANDF, che parteciperanno insieme alle loro controparti russe e cinesi.

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