Le azioni di Apple stanno crollando e c'entra la Cina

Cosa sta succedendo alle azioni di Apple? Le quotazioni del colosso di Cupertino stanno registrando in Borsa un calo del 3,6%, pesando non poco sugli indici di Wall Street. La ragione? Alla base di tutto ci sarebbe una mossa che arriva dritta dritta dalla Cina. Già, perché il Paese del Dragone ha deciso ieri di vietare sistematicamente ai propri funzionari governativi l'uso degli iPhone. Un bel pugno allo stomaco per Apple, se si considera che la Cina è uno dei suoi più grandi mercati a livello mondiale. Ma vediamo nel dettaglio che cosa è successo.
L'ultima mossa
Quella appena fatta da Pechino è solo l'ultima mossa nell'offensiva che mira a ridurre la dipendenza della Cina dalla tecnologia straniera e i rischi di infiltrazioni esterne che mettano a repentaglio la tutela della sicurezza nazionale. Un primo giro di vite da parte del Dragone verso gli iPhone era già arrivato qualche anno fa con la limitazione del prodotto Apple per i funzionari di alcune agenzie governative. Ora però l'ordine è stato definito «capillare». Le istruzioni, stando al Wall Street Journal, sarebbero arrivate ai dipendenti cinesi nelle scorse settimane, proprio da parte dei loro superiori, tramite chat di gruppo o riunioni sul posto di lavoro. Dietro a questa decisione, come detto, ci sarebbe la volontà della Cina di promuovere a tutto campo la tecnologia di produzione interna – già in rapida ascesa –, a discapito di quella americana. Una sorta di "autarchia tech". Ecco quindi che – spiega il Guardian – Pechino non avrebbe intenzione di risparmiare nessuna azienda statunitense, a partire proprio da quella di Cupertino, per tentare di ridurre la sua dipendenza dalle tecnologie di Oltreoceano. Non solo Apple, quindi. Il divieto imposto ai funzionari governativi riguarderebbe, per l'appunto, anche l'utilizzo di altri dispositivi tecnologici di marchi non cinesi. Per il momento, però, il rapporto del WSJ non riporta i nomi di altri produttori occidentali finiti nelle liste nere di Pechino e l'Ufficio informazioni del Consiglio di Stato cinese non ha risposto alle richieste di commento in merito.
Ripercussioni e riflessioni
Una notizia, questa, che ha avuto un grosso impatto, soprattutto in Borsa. Basti pensare che la Cina è uno dei maggiori mercati di Apple e genera quasi un quinto del suo fatturato. Di più. In Cina ha anche sede la Foxconn, una delle più grandi aziende di assemblaggio degli iPhone che impiega centinaia di migliaia di lavoratori. E già finita al centro di diverse polemiche. Tutto questo proprio alla vigilia dell'evento di presentazione previsto da Apple la prossima settimana, che dovrebbe anche lanciare i nuovissimi iPhone. Un problema che riporta anche in auge le riflessioni e preoccupazioni sulla dipendenza dalla Cina da parte delle aziende occidentali, soprattutto rispetto alla catena di approvvigionamento, che vanno a inserirsi in un clima di crescente tensione.
Huawei e TikTok
Un gioco di specchi quello in corso tra Stati Uniti e Cina: secondo gli analisti citati dal Guardian, questo divieto generalizzato degli iPhone ai funzionari cinesi ha il «sapore della ritorsione contro le misure analoghe prese da Washington nei confronti di Huawei e di TikTok», seguite poi da una stretta sull'esportazione di semiconduttori. Una vera e propria offensiva – salita di livello nel 2020 – insieme alla tensione tra Pechino e Washington. La competizione tecnologica tra le due superpotenze ha recentemente fatto un altro passo in avanti da parte cinese con la presentazione di un nuovo smartphone in casa Huawei: un prodotto di punta, molto più veloce e dotato di tecnologia avanzatissima, che mira direttamente a sfidare il gigante di Cupertino sul campo in cui ci si contende gli utenti premium.