Le casse malati tornano alla carica sulla libera scelta del medico

Dieci anni fa solo la metà degli assicurati disponeva di un modello assicurativo alternativo che prevedeva una limitazione della libera scelta del medico. Ora sono tre su quattro. In un contesto segnato dal costante aumento dei premi, per il 75% degli assicurati una soluzione meno onerosa val bene qualche rinuncia. Per chi, invece, continua a preferire il modello standard, che consente di rivolgersi direttamente a uno specialista senza passare prima da un medico di famiglia, le casse non fanno sconti.
Visto che i modelli alternativi, detti anche «gatekeeper», con i quali gli assicurati si impegnano a consultare in prima battuta un medico di famiglia o un servizio di cure integrate, sono diventati la norma, le casse malati puntano a un cambiamento di sistema. Lo scopo è di contenere i costi.
Secondo l’associazione di categoria Santésuisse, i modelli «gatekeeper» dovrebbero diventare il nuovo standard. Basandosi su una perizia giuridica, l’organizzazione di categoria vorrebbe far sì che gli assicuratori non siano più obbligati a riconoscere contrattualmente come «gatekeeper» ogni fornitore di prestazioni nell’ambito dell’assicurazione di base. I medici senza convenzione sulle prestazioni potrebbero fatturare nell’assistenza di base solo le cure dispensate a quei pazienti che hanno optato per un modello assicurativo con la libera scelta del fornitore di prestazioni. Per garantire la parità di trattamento, i medici esclusi si potranno ricandidare in un altro modello operativo.
La conseguenza concreta per gli assicurati? Chi vuole conservare la libera scelta integrale dovrà pagare ancora di più rispetto ad oggi. Per contro, chi opta per un modello alternativo verrebbe favorito. Secondo il direttore aggiunto di Santésuisse Christophe Kilchenmann, sentito dal «Tages-Anzeiger», la minoranza che resta nel vecchio modello standard è responsabile di una parte importante della crescita dei costi: «Ci sono assicurati che fanno un autentico shopping medico». Cambiando sistema ci sarebbero meno incentivi a generare «costi inutili». Per la maggioranza degli assicurati non cambierebbe nulla.
Il no popolare del 2012
La proposta presenta alcune analogie con la soluzione del Managed Care, caduta in votazione popolare nel 2012 con il 76% dei voti contrari (88% in Ticino). In quel caso si voleva dare la possibilità ai fornitori di prestazioni (medici ma non solo) di creare liberamente singole reti di cure integrate, che poi avrebbero stipulato un contratto con le casse malati. Gli assicurati non sarebbero stati obbligati ad aderire, ma i renitenti avrebbero pagato di più. La quota dei costi a loro carico eccedenti la franchigia, che oggi è del 10% fino a 700 franchi all’anno, sarebbe passata al 15% e il tetto portato a 1.000. Per chi, invece, avesse aderito, il tetto sarebbe stato ridotto a 500 franchi. Gli assicuratori avrebbero potuto scegliere con quali società di Managed Care stipulare contratti, operando una selezione fra i medici.
Previsto un supplemento
Secondo Santésuisse, tuttavia, la nuova proposta non è una riedizione di quella vecchia sotto mentite spoglie. «Il Managed Care prevedeva di regolamentare i modelli di cura integrata includendo una certa corresponsabilità budgetaria (“capitazione”)», dice il portavoce Ivo Giudicetti. «Gli assicurati avrebbero pagato solo una quota parte del 10%. Per tutti gli altri modelli, come per la libera scelta del medico, la quota sarebbe aumentata al 15%. La nostra proposta è molto diversa. Vogliamo implementare una varietà dei modelli “gatekeeper ” a vantaggio degli assicurati (con e senza medico di famiglia o capitazione). E non facciamo alcuna distinzione nella partecipazione ai costi. Di principio, ognuno dovrebbe scegliere il modello di “gatekeeper” più adeguato. Al di fuori di queste possibilità, gli assicurati che intendono massimizzare la libera scelta del medico coprirebbero i costi aggiuntivi con un supplemento».
Ma non verrebbe limitato anche il margine di scelta degli assicurati? «Bisogna considerare che gli assicuratori non possono permettersi di escludere i medici bravi e apprezzati, perché perderebbero i loro assicurati che passerebbero presto a un altro assicuratore», risponde Giudicetti. «Anche nel nuovo modello standard di tipo “gatekeeper”, i fornitori di prestazioni e gli assicurati manterranno un certo margine di manovra».
Non lasciare la sanità alle casse
«Siamo contrari. Non è altro che un nuovo Managed Care, un’idea che le casse malati ripropongono ogni due anni», ribatte il vicepresidente dell’OMCT Nello Broggini. «Da un lato si toglie ai pazienti la libertà di scegliere il medico. Dall’altro, sono le casse a stabilire i criteri per inserire o meno i medici nella loro lista. Non va bene. È come se lo Stato stipulasse contratti con determinati negozi, accordando sconti sulle imposte ai cittadini che fanno acquisti in questi commerci». Secondo Broggini si possono fare accordi, purché riguardino tutte le casse e con criteri determinati dagli ordini professionali e non dagli assicuratori. «Non va bene che questi criteri vengano imposti secondo principi economici».
L’OMCT ribadisce di essere favorevole al modello del medico di famiglia, che consente un risparmio per l’assicurato (circa il 10%), senza limitare la persona del medico. «A scegliere è il paziente, non la cassa malati. Invece, consegnare la sanità nella mani degli assicuratori è veramente troppo», sottolinea Broggini.
