Cantone

«Le cure integrate come risposta al collasso del sistema sanitario»

Dopo l’acquisto di Centromedico, Swiss Medical Network ha presentato il modello assicurativo Viva definendo gli obiettivi: «Ai membri che aderiscono promettiamo premi bassi e stabili» - Non mancano però le critiche su una gestione considerata manageriale e puramente economica
Il patron di Swiss Medical Network, Antoine Hubert, ieri era in Ticino per presentare la rete di cure integrate. ©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
10.10.2024 21:48

Il sistema sanitario svizzero è giunto al capolinea e la rete di cure integrate è sola soluzione. Ne è convinta Swiss Medical Network che oggi ha presentato il nuovo modello assicurativo «Viva» sviluppato con Visana. L’obiettivo? «Fra un anno non ritoccare i premi». Una scommessa lanciata all’indomani della discussa acquisizione di PDS Medical, la rete di studi medici ambulatoriali diffusa sul territorio cantonale con il marchio Centromedico. Non proprio un’entrata in punta di piedi per il gruppo sanitario elvetico già proprietario, in Ticino, delle cliniche Ars Medica e Sant’Anna, e di altri 19 ospedali nel resto del Paese.

«Mantenere i premi bassi è un obiettivo insito nel modello di cure integrate che vogliamo portare in Ticino. La nostra sfida è ridurre i costi migliorando il coordinamento delle cure e concentrandoci maggiormente sulla prevenzione», ha dichiarato Dino Cauzza, CEO di Swiss Medical Network. Per questo motivo, l’acquisizione degli studi medici ambulatoriali è stato «un passo necessario».

I medici di famiglia

«In questo progetto i medici di famiglia rivestiranno un ruolo centrale», ha osservato dal canto suo Antoine Hubert, già amministrazione delegato e patron del Gruppo. «La medicina di base - se fatta bene - è uno strumento prezioso per ridurre i costi».

Nel 2024, Swiss Medical Network ha lanciato la prima rete svizzera di cure integrate nel Giura bernese. «Oggi possiamo dire di aver lavorato bene, pertanto non alzeremo i premi». Cauzza non nasconde che i numeri degli assicurati nel Giura bernese sono esigui (circa 1.300). «Le prime indicazioni sono però positive e fanno ben sperare». Del resto, ha ricordato Hubert, i modelli assicurativi alternativi, in Svizzera, generano mediamente il 14% in meno di costi. Ma concretamente perché ci troveremmo di fronte a una novità? Il modello Viva, che sarà disponibile in Ticino da gennaio 2025, rientra nei cosiddetti sistemi assicurativi alternativi previsti dalla LAMal, ha spiegato Cauzza. «Tra questi sistemi troviamo, per esempio, il modello HMO dove l’assicurato sottostà a una scelta limitata di medici di famiglia. Noi, per la prima volta, abbiamo aggiunto anche la degenza ospedaliera». Detto altrimenti, Swiss Medical Network ha riunito sotto un’unica organizzazione, di cui fa parte anche Visana, sia i medici di famiglia, sia le cliniche. «Così facendo possiamo controllare la spesa sanitaria su tutto il segmento delle cure, eliminando sprechi e doppioni tra prestazioni di base e specialistiche». E ancora: «Con il modello Viva risolviamo un grande problema che oggi tocca tutto il sistema sanitario, ovvero il fatto che i medici di famiglia non possono influenzare il percorso negli ospedali». Non mancano però anche le critiche, in particolare riguardo all’obbligo per il paziente di accedere esclusivamente alle prestazioni mediche offerte all’interno dell’organizzazione stessa. Una limitazione della libertà che Hubert non ha nascosto. «Tuttavia, se un paziente ha bisogno di cure specialistiche che non disponiamo nelle nostre strutture, verrà indirizzato all’esterno, sia verso l’Ente ospedaliero cantonale (EOC) sia in qualsiasi altra struttura ticinese o svizzera».

Focus sulla franchigia a 300

Come detto, nel suo primo anno di lancio, il piano Viva ha raccolto nel Giura bernese circa 1.300 assicurati. Fare previsioni sul Ticino è impossibile, ha commentato Hubert. «Oggi a livello federale circa il 30% della popolazione vuole cambiare assicuratore malattia. Potenzialmente, dunque, parliamo per il Ticino di circa 100 mila persone. Nel Giura bernese lo scorso anno hanno cambiato 10 mila assicurati e 1.300 sono arrivati da noi». L’età media è di circa 43 anni.

Da notare, tuttavia che il premio risulta particolarmente attrattivo unicamente per le franchigie basse, tra 300 e 500 franchi. «Fa parte di una strategia precisa», ha chiarito Cauzza. «Per scelta non vogliamo essere attrattivi sulle franchigie alte che solitamente vengono scelte dai pazienti sani, o da chi rinuncia, per ragioni economiche, alle visite mediche. Abbiamo reso interessante il premio sulla franchigia a 300 franchi, in quanto garantisce l’accesso precoce del paziente al sistema delle cure, prima che la malattia degeneri e crei costi maggiori». Non a caso, il modello Viva prevede anche una serie di prestazioni rivolte alla prevenzione. «Il modello comprende una visita all’anno fuori franchigia dal medico di famiglia. Questo, nell’ottica di incentivare il dialogo tra paziente e medico di famiglia. L’obiettivo è favorire la prevenzione».

Il budget pro-capite

L’esigenza di coordinare al meglio le cure (tenendo sotto controllo i costi) sarebbe anche una conseguenza diretta del sistema di finanziamento del modello Viva, ha spiegato Hubert. «Nel sistema tradizionale, i medici e gli ospedali ricevono una remunerazione all’atto. Nel modello assicurativo Viva, invece, l’organizzazione gestisce un budget pro-capite in base ai rischi e, con questo importo, deve prendersi cura dell’assicurato dall’A alla Z». Per questo motivo, la gestione oculata della spesa diventa essenziale anche per l’organizzazione stessa che ha tutto l’interesse a mantenere i costi sotto controllo. Un esempio? Come indicato da Cauzza, la Svizzera oggi detiene uno dei tassi di ospedalizzazione più alti al mondo. «In futuro, sarà necessario integrare al meglio anche le cure a domicilio, il cui potenziale di risparmio rispetto alle cure stazionarie è importante». Se il costo di un paziente in ospedale può arrivare a 1.000 franchi al giorno, a casa la spesa si riduce a 300 franchi, ha detto Hubert. Ma è proprio questa gestione manageriale, orientata al risparmio e al rispetto del budget pro-capite, che il sistema assicurativo Viva potrebbe mostrare qualche limite, soprattutto qualitativo. Il timore che le prestazioni siano commisurate alla necessità di mantenere bassa la spesa è stato sollevato da più parti. Per Hubert, però, la questione non si pone: «Se dopo dodici mesi, l’assicurato ha avuto l’impressione di non essere seguito a dovere, può tranquillamente cambiare modello assicurativo o cassa malati». Allo stesso tempo, ha aggiunto Cauzza, «abbiamo attivato diverse misure per evitare questo rischio, per esempio, affidando all’Università di Basilea e di Neuchâtel un controllo qualitativo esterno e indipendente, oltre ad aver attivato una serie di indicatori di qualità interni». Perché se da una parte «la cattiva reputazione si fa in cinque minuti, dall’altra ci vogliono anni per recupere la fiducia degli assicurati. Non è nel nostro interesse perdere clienti», ha concluso Hubert.