Verso il 28 settembre

«Le iniziative sui premi di cassa malati non affrontano il vero problema»

Un’alleanza trasversale contraria alle proposte di Lega e PS è scesa in campo in vista della votazione cantonale - Secondo il comitato interpartitico entrambi i testi ribaltano sulle spalle dei contribuenti il finanziamento: «Va riformato il sistema sanitario»
©Pablo Gianinazzi
Francesco Pellegrinelli
15.09.2025 20:15

PLR, Centro, Avanti con Ticino & Lavoro, Verdi liberali, HelvEthica, assieme all’associazione dei Comuni ticinesi (ACT) e alle città polo: il comitato interpartitico contrario alle due iniziative sulle casse malati, in votazione cantonale il prossimo 28 settembre, è sceso in campo oggi, presentandosi come «un’alleanza trasversale che copre il centro e parte della sinistra», ha esordito il vicesindaco di Bellinzona Fabio Käppeli, prima di passare la parola ai vari rappresentanti, i quali, a turno, hanno messo in evidenza «i limiti e i rischi finanziari» di entrambe le iniziative sulle casse malati.

«Il cantone più sociale»

«Il vero problema è l’aumento dei costi sanitari», ha esordito Simona Genini (PLR). «Le due iniziative di PS e Lega affermano di voler risolvere un problema riconosciuto da tutti, ma in realtà non fanno che spostarlo, peggiorandolo. In particolare, l’iniziativa del PS per il 10% trasferisce i costi della salute – e quindi dei premi – sui contribuenti, facendo aumentare in modo eccessivo le imposte. Quella della Lega, invece, sposta il problema sul gettito fiscale, che verrebbe ridotto, senza però spiegare come questa perdita verrebbe compensata». Genini ha poi sottolineato che le deduzioni previste dall’iniziativa della Lega non riguardano solo i premi di cassa malati, ma si estendono anche alle complementari, alle rendite vitalizie, alle assicurazioni sulla vita e ai capitali di risparmio: elementi estranei all’assicurazione malattia obbligatoria che, pertanto, esulano dall’obiettivo primario dell’iniziativa. Da ultimo, Genini ha richiamato l’esempio del canton Vaud, che applica già il limite del 10% e che oggi si trova confrontato con una zavorra finanziaria. «Questo modello costa al Cantone 880 milioni di franchi l’anno per circa 850 mila abitanti. In proporzione, il Ticino – con 350 mila abitanti – spende già oggi 420 milioni, ed è il Cantone più sociale, quello che eroga più sussidi».

«I sintomi e la malattia»

Giovanna Pedroni, dei Giovani del Centro, ha osservato come le due iniziative «a prima vista sembrano semplici e liberatorie, ma in realtà non affrontano il problema di fondo: si limitano a coprire i sintomi senza curare la malattia, scaricando il peso sulle generazioni future». Questi costi – ha concluso Pedroni –ricadrebbero sui cittadini con tagli dei servizi e aumenti di imposta. «Il problema c’è ed è evidente, ma queste proposte non lo risolvono, anzi lo accentuano».

«Meno premi, più tasse»

Per Maria Pia Ambrosetti (HelvEthica Ticino) occorre guardare con realismo le conseguenze che le due iniziative produrrebbero sulle finanze pubbliche. «Le intenzioni sono comprensibili, ma la ricetta proposta è pericolosa per la tenuta finanziaria del Cantone e dei Comuni». Secondo la deputata, le due proposte si limitano a spostare il problema senza risolverlo. «Per finanziare le due iniziative, lo Stato dovrebbe trovare ogni anno centinaia di milioni di franchi. Ciò che significherebbe necessariamente aumentare il moltiplicatore cantonale e comunale con ripercussioni dirette su famiglie e aziende. Un gioco a somma zero», ha concluso Ambrosetti. La quale ha poi ricordato come entrambe le proposte non affrontino il problema alla radice: «Non basta fissare tetti e ridistribuire gli oneri, serve il coraggio di ripensare un modello sanitario che oggi incentiva le prestazioni anziché la salute».

«L’errore colossale»

«Agire sui premi senza affrontare la questione dei costi non serve a nulla», ha esordito dal canto suo Massimo Mobiglia (Verdi Liberali). «Entrambe le iniziative vogliono ridurre il peso sulle economie domestiche, ma poi lo ribaltano sul Cantone e sui Comuni, che a loro volta dovranno ribaltare l’onere sui cittadini». Nel dettaglio, per quanto riguarda l’iniziativa della Lega, Mobiglia ha parlato di un «errore colossale», in quanto «mette tutto in un calderone», consentendo deduzioni fiscali non attinenti all’assicurazione obbligatoria. «Un errore naif per il quale tutti i cittadini dovranno passare alla cassa». Come chi lo ha preceduto, anche Mobiglia ha insistito sulla necessità di agire a livello di costi sanitari «riducendo i doppioni e semplificando i modelli assicurativi di base, introducendo strumenti come la cartella informatizzata del paziente».

Leonardo Ruinelli dei Giovani liberali radicali ticinesi (GLRT)ha infine messo in evidenza l’asimmetria degli sforzi che le proposte chiedono alla popolazione. «Il peso di questi sconti ricadono sulla collettività e sulle generazioni future, lasciando loro un conto salatissimo da pagare».

«Chi pagherà il conto?»

Dal canto suo, Amalia Mirante (Avanti con T&L) ha evidenziato le criticità di una politica pubblica che vale oltre 400 milioni di franchi , ma che solleva molti interrogativi. «Si tratta di quasi il 10% del budget dello Stato. Le iniziative però non sono accompagnate da nessun studio approfondito. Quale sarà l’evoluzione della spesa? Come potrebbero reagire i cittadini? E le casse malati? E il settore privato? Sono domande indispensabili per capire la reale portata delle proposte». Idem sui costi, secondo Mirante, «sottostimati». «Non si possono fare i calcoli sostenendo che il 20-30% degli aventi diritto non chiederà il sussidio». Una leggerezza imperdonabile: «Non scherziamo. Il costo deve essere calcolato sul 100%». Non solo: «La stima è statica. Che cosa succederà negli anni a venire? Una politica pubblica di questa portata va valutata nella sua dinamica». Altro tema, l’impatto finanziario: «I cittadini sono stati informati sul possibile aumento di moltiplicatore a livello comunale e cantonale?». Mirante ha poi criticato la proposta del PS di attingere dalla revisione delle stime parte del finanziamento: «L’aumento è una misura già contemplata nel Preventivo 2026. Non si può finanziare con questi soldi un nuovo scopo». Per concludere, la deputata ha messo in guardia dai rischi di un aumento dell’aliquota massima sulla sostanza: «È un passo indietro rispetto al compromesso raggiunto con il pacchetto fisco-sociale, una scelta che genera una forte incertezza fiscale per una fascia di contribuenti particolarmente mobile».