Sanità

Le nascite di tutto il Locarnese concentrate sotto un unico tetto

Importante progetto di collaborazione tra l'EOC e il Gruppo Moncucco – L'ostetricia verrà raggruppata all'Ospedale La Carità, mentre alla Clinica Santa Chiara andrà la chirurgia ginecologica – Mauro dell'Ambrogio: «Accorpare l'offerta per migliorare la qualità»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
03.10.2022 21:45

Non è una rivoluzione, ma sicuramente un segnale importante, soprattutto dopo i recenti aumenti dei premi di cassa malati. L’Ente ospedaliero cantonale (EOC) e il Gruppo ospedaliero Moncucco hanno posto le basi per una nuova importante collaborazione. Nel Locarnese la maternità verrà concentrata all’Ospedale regionale La Carità; mentre la ginecologia operatoria verrà raggruppata alla Clinica Santa Chiara, da pochi mesi acquisita dal Gruppo Ospedaliero Moncucco.

Questione di numeri

«Con meno di 600 nascite all’anno due reparti di maternità nel Locarnese non sono più sostenibili», commenta al CdT Mauro dell’Ambrogio, presidente del gruppo Moncucco. «Per garantire a medio e lungo termine questo mandato nella regione era necessario andare in questa direzione, accorpando l’offerta e aumentando il volume delle nascite sotto un unico tetto». La nuova suddivisione delle attività, inoltre, porterà a una riduzione dei costi. «Ogni struttura oggi deve infatti garantire personale specializzato 24 ore su 24. Per meno di una nascita al giorno, però, e considerato lo standard di sicurezza che occorre garantire, non ha più molto senso». Mediamente oggi La Carità e la Santa Chiara eseguono circa 250-300 parti all’anno ognuno. «Solo accorpandoli sarà possibile garantire, anche nei confronti dei professionisti, una certa attrattività del mandato». Quantificare i margini di risparmio, tuttavia, al momento non è possibile, prosegue dell’Ambrogio che aggiunge: «In questa collaborazione, tuttavia, la priorità non è stata posta sulla possibilità di risparmio, quanto sulle maggiori competenze che un volume maggiore di interventi potrà garantire. In questo senso, «una riduzione dell’offerta, senza che questa venga tuttavia ricondotta a un monopolio statale, è sicuramente benvenuta».

Il sostegno del DSS

Il Dipartimento sanità e socialità (DSS) ha accolto con favore l’iniziativa, osserva dell’Ambrogio. «Ora dovrà adattare i mandati di prestazione», dando seguito a quella che potremmo definire una sorta di pianificazione ospedaliera dal basso. L’idea, suggerisce dell’Ambrogio, riprende e sviluppa una collaborazione già ventilata in passato, «di cui non si fece nulla». Inoltre, segue l’ottima collaborazione tra pubblico e privato maturata durante la fase più delicata dell’emergenza COVID. Al momento le due strutture si trovano in una fase di progetto pilota. L’obiettivo è concretizzare la suddivisione delle attività entro la primavera o al massimo l’inizio dell’estate 2023. «I ginecologi svolgeranno la propria attività nelle due strutture. Al personale medico e paramedico verranno garantite le condizioni contrattuali in essere. Le nascite, però, si faranno solamente all’Ospedale La Carità, mentre gli interventi chirurgici di natura ginecologica alla Clinica Santa Chiara».

Un accordo strategico

La nuova divisione dei compiti è già stata presentata anche alla Commissione sanità e sicurezza sociale del Gran Consiglio, spiega dell’Ambrogio. Secondo le stime del DSS, a livello di fatturato la Clinica Santa Chiara potrebbe perdere un po’ di più di quanto andrà a guadagnare con la ginecologia. «Quello che acquisiamo con gli interventi ginecologici è meno rispetto alle nascite a cui rinunciamo». La nuova collaborazione, tuttavia, supera la mera contabilità, osserva il presidente del Gruppo Moncucco. Se da una parte il progetto pilota toglie infatti le castagne dal fuoco al Cantone - che in sede di pianificazione ospedaliera avrebbe dovuto chinarsi sulla doppia offerta nel Locarnese -, dall’altra, strategicamente, consente ad entrambi i nosocomi di mantenere a medio e lungo termine la presenza del mandato nel Locarnese. Un discorso che in futuro potrebbe presentarsi, in termini molti simili, anche per il Mendrisiotto, dove l’ostetricia si limita a un numero di parti relativamente basso, attorno alle 300 unità. 

Potrà questo progetto pilota aprire ad altre collaborazioni, magari nel Sottoceneri? «Non si tratta di una strategia di collaborazione generale», chiosa dell’Ambrogio. «Il progetto pilota va visto come una collaborazione puntuale, che nasce in un contesto favorevole ad entrambe le strutture». Il fatto che l’Ente pubblico tuttavia rinunci a un mandato rappresenta un segnale importante. «Se pensiamo in termini di regione, non c’è nessuna rinuncia, visto che entrambi i mandati restano nel Locarnese. Se invece pensiamo singolarmente, non si riuscirà mai a trovare accordi di questo tipo che, in ultima analisi, vanno a vantaggio della popolazione e del territorio del Locarnese».  

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