Le nuove Guardie Svizzere giurano davanti al Papa dopo oltre mezzo secolo

Una tradizione secolare che torna a vivere davanti agli occhi del Pontefice. Oggi, nel Cortile di San Damaso, 27 nuove Guardie Svizzere hanno prestato giuramento a Papa Leone XIV, riportando indietro l’orologio a un’epoca lontana: l’ultima volta che un Papa aveva assistito di persona alla cerimonia risaliva al 1968, con Paolo VI.
Tra i giovani che hanno indossato l’uniforme rinascimentale a strisce gialle, blu e rosse, spiccavano anche due ticinesi: Francesco, di Bellinzona, e Gerlando, originario di Monteggio, come riporta Ticinonews.
Gli alabardieri hanno ripetuto, ciascuno nella propria lingua, la formula di giuramento: «Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, e di dedicar loro tutte le mie forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa. Assumeo inoltre questo impegno verso il Collegio cardinalizio, durante la vacanza della Sede Apostolica. Prometto inoltre al Comandante e agli altri miei Superiori rispetto, fedeltà ed obbedienza. Così Dio mi aiuti e i suoi Santi Vangeli.» Poi, secondo la tradizione, hanno appoggiato la mano sinistra sulla bandiera e alzato la mano destra con tre dita alzate, simbolo della Trinità.
Al suo arrivo nel Cortile di San Damaso, Papa Leone è stato accolto dagli applausi dei presenti. Il comandante dell'esercito più piccolo del mondo, Cristoph Graf, ha ricordato che «57 anni fa - nel 1968 - con papa Paolo VI fu l'ultima volta che un pontefice partecipò al giuramento della Guardia Svizzera». Il comandante ha ringraziato quindi papa Leone «per la sua fiducia e per la sua per la graditissima presenza in questa memorabile cerimonia».
Il Pontefice, alla fine del giuramento delle Guardie Svizzere, ha dal canto suo ringraziato il piccolo esercito per «la testimonianza molto importante nel mondo di oggi, l'importanza della disciplina, del sacrificio, del vivere la fede in una maniera che parla a tutti i giovani», compreso «il valore di dare la vita». Secondo Vatican News, il suo appello è stato accolto da un lungo applauso del cortile gremito.
Alla cerimonia erano presenti anche la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il capo dell’Esercito svizzero Thomas Süssli. In serata, la presidente del Consiglio nazionale Maja Riniker ha espresso le sue congratulazioni: «Non per gli applausi, ma per onorare la responsabilità assunta», ha scritto su X, sottolineando il ruolo dell’Ambasciata svizzera presso la Santa Sede nel promuovere la cultura del dialogo in tempi segnati da conflitti e tensioni.
La Guardia Svizzera Pontificia fu istituita nel 1506 da Papa Giulio II, che chiamò a Roma un contingente elvetico per la loro lealtà e disciplina. Nel 1527, durante il Sacco di Roma, 147 guardie persero la vita difendendo Papa Clemente VII: da allora, la cerimonia del giuramento ricorda anche quel sacrificio.
Le guardie sono svizzere perché fin dal XVI secolo gli elvetici godevano di fama internazionale come soldati affidabili e incorruttibili. Questa tradizione sopravvive ancora oggi, con regole severe di ammissione: i candidati devono essere uomini cattolici, cittadini svizzeri, aver svolto servizio militare in patria ed essere di età compresa tra i 19 e i 30 anni.
Non solo storia. La Guardia ha recentemente introdotto una nuova uniforme scura con colletto alla Mao e doppia fila di bottoni, da usare in contesti ufficiali non cerimoniali. Un aggiornamento che non sostituisce ma affianca la celebre divisa rinascimentale, simbolo visibile dell’identità del corpo.