Medicina

Le sfide del medico di famiglia tra penuria e qualità delle cure

La carenza di generalisti preoccupa sia la politica sia il mondo sanitario - Christian Garzoni (mediX ticino): «È una figura chiave per evitare la sovramedicalizzazione» - Ma nei prossimi anni il loro numero potrebbe diminuire ancora
KEYSTONE/Gaetan Bally
Francesco Pellegrinelli
09.11.2024 06:00

«La penuria di medici di famiglia è reale e diventerà drammatica». A parlare è Christian Garzoni, medico e presidente di mediX ticino, la rete dei medici di famiglia (vedi box a lato). Da anni il fenomeno desta preoccupazioni tanto a livello politico quanto a livello sanitario. «In Canton Ticino si stimano circa 390 medici di famiglia per una popolazione di circa 351.000 abitanti, vale a dire un medico ogni 900 abitanti». Purtroppo, prosegue Garzoni, la maggior parte sono concentrati nei grandi centri urbani mentre le regioni periferiche hanno una grave carenza che nei prossimi anni andrà ad accentuarsi. Il tema, ancora recentemente, è entrato nell’agenda politica del Cantone che, assieme a USI e EOC, ha lanciato un Master in Medicina di famiglia con l’intenzione di promuovere questa figura. Non a caso, ricorda Garzoni, «il Cantone sostiene finanziariamente anche la formazione di giovani medici assistenti in questa specialità, mentre le reti di medici, come la stessa mediX ticino, svolgono un ruolo rilevante nell’incoraggiare e aiutare i medici a intraprendere questa direzione».

I numeri e le cause

Le cause dello scarso interesse dimostrato dai giovani verso questa specialità sono molteplici. Le nuove generazioni di medici tendono a preferire percorsi professionali con orari più flessibili e una maggiore specializzazione, non da ultimo, in quanto la medicina di famiglia è considerata meno redditizia. «L’associazione Medici di famiglia e dell’infanzia Svizzera nel 2017 ha annunciato che in Svizzera mancavano già circa 2.000 medici generalisti. I sondaggi nelle facoltà di medicina hanno inoltre rilevato che solo il 10% degli studenti intende abbracciare questa professione», spiega ancora Garzoni. Ma è soprattutto guardando avanti che il bilancio rischia di aggravarsi, considerato che nei prossimi dieci anni il 60% dei medici di famiglia attualmente in attività si ritirerà per la pensione.

La centralità nel sistema

Guardare al futuro cercando di invertire la tendenza pare quindi una necessità su cui la politica sanitaria deve continuare a riflettere. A maggior ragione in quanto il medico di famiglia, nel sistema sanitario elvetico, riveste (dovrebbe rivestire) un ruolo centrale. «Il medico di famiglia ha una profonda conoscenza dell’istoriato clinico dei propri pazienti. Il rapporto di fiducia costruito negli anni, gli permette di avere una panoramica clinica completa del paziente e, spesso, dell’intera famiglia e delle reali necessità di salute nonché dei percorsi di cura più idonei ed efficaci». Il rapporto medico-paziente, dunque, come chiave di volta di un approccio sostenibile alla medicina e alla spesa sanitaria. Sì, perché - anche in questo caso - la questione della spesa risulta centrale. Spiega Garzoni: «Potersi avvalere di un medico di riferimento a cui rivolgersi sempre, che ben conosce il paziente e che se necessario coordinerà altri specialisti o professionisti sanitari sul territorio, permette di attivare una rete assistenziale incentrata sul paziente che genera reale valore aggiunto riducendo gli sprechi, i doppioni, gli esami inutili e i costi sanitari ad essi connessi».

I modelli alternativi

La necessità di contenere i costi della salute - è cosa nota - ha portato a sviluppare modelli assicurativi definiti «alternativi» che contemplano il medico di famiglia. «Il 41% degli assicurati ticinesi oggi sceglie questo modello assicurativo - osserva Garzoni. Nel 2024 più di 55.000 ticinesi ha inoltre scelto un modello medico di famiglia partner della rete mediX ticino». Oggi sono quindi i pazienti a scegliere modelli assicurativi che sostengono le attività della rete. «Anche i medici sono sempre più interessati a partecipare a questi modelli integrati di cura senza budget globale, garantendo una presenza capillare su tutto il territorio e favorendo il mantenimento dei piccoli studi anche in zone periferiche».

Senza budget globale, appunto. Tra i modelli assicurativi alternativi LAMal ve ne sono infatti alcuni basati sul cosiddetto «budget globale» ma anche su gatekeeper incentrati sulle farmacie e sui callcenters. Ma allora - chiediamo - questo modello è davvero la risposta al collasso finanziario del sistema sanitario svizzero? «Nel corso degli anni le reti di medici e gli assicuratori malattia hanno realizzato molto grazie a una cooperazione basata sul partenariato dando testimonianza dell’efficienza che può essere creata da una collaborazione win-win funzionante nelle cure integrate senza ricorrere al budget globale», osserva Garzoni. «Riteniamo che queste reti siano una condizione sine qua non per mantenere alto, anche in futuro, il livello qualitativo del sistema sanitario svizzero, evitando razionamenti delle cure come accade con altri modelli assicurativi alternativi che si basano primariamente sul risparmio e che minacciano la medicina di famiglia». Insomma, secondo Garzoni, i modelli di rete basati sul budget globale diffusi in altri paesi hanno il potenziale di portare a gravi distorsioni, come il razionamento delle cure e lunghi tempi d’attesa. «Da questi modelli mediX ticino si discosta nettamente», chiosa Garzoni. Tenendo presente che il fine ultimo debba restare il benessere del paziente e il sostegno della medicina di famiglia (garantendo anche alle generazioni future un’eccellente e sostenibile assistenza sanitaria), secondo Garzoni «bisogna gettare per tempo le basi per adeguare il mercato della sanità alle condizioni quadro del futuro dove tutte le parti interessate possano cooperare nel rispetto del bene primario la salute».