Russia

«Le vittime dell'attentato al Crocus City Hall di Mosca sono 133»

L'ISIS si è attribuito la responsabilità dell’azione – Le autorità di Kiev hanno immediatamente dichiarato la loro estraneità – Arrestate 11 persone, tra cui 4 terroristi coinvolti nell'attacco
© KEYSTONE (Investigative Committee of Russia)
Red. Online
23.03.2024 09:01

L'attentato a Mosca di venerdì sera al Crocus City Hall ha provocato 133 morti. Lo afferma la direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan, citata dall'agenzia Ria Novosti. Secondo i primi dati emersi dalle indagini, sono morti per ferite da arma da fuoco e avvelenamento da prodotti di combustione. Tra le vittime ci sono anche tre bambini. «I servizi di emergenza hanno trovato i corpi di altre vittime sul luogo dell'attacco terroristico al Crocus City Hall durante lo sgombero delle macerie», ha scritto la Commissione. 107 persone ferite nell'attacco sono attualmente ricoverate negli ospedali di Mosca e della regione, di cui 16 in condizioni critiche, compreso un bambino.

L'ISIS, lo ricordiamo, ha rivendicato l'attacco, mentre Kiev si è detta estranea. Gli Stati Uniti hanno informazioni di intelligence che confermano la rivendicazione da parte dello Stato Islamico, ha spiegato un responsabile americano citato dal Times of Israel.

Uomini armati in tenuta mimetica hanno fatto irruzione in una sala da concerti a nord-ovest del centro, aprendo il fuoco sugli spettatori. Gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l'intero edificio si è trasformato in un rogo. «Miliziani dello Stato islamico – si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista – hanno attaccato un grande raduno alla periferia di Mosca» e poi si sono «ritirati sani e salvi nelle loro basi». L'Interpol, l'Organizzazione internazionale della polizia criminale, è pronta a collaborare fornendo sostegno alle autorità russe. Lo afferma il capo della polizia internazionale, Jürgen Stock, che condanna con forza l'attacco. «È stato un atto terribile contro civili innocenti. I nostri pensieri sono con le vittime, le loro famiglie e i loro amici. L'Interpol è pronta a fornire supporto alle indagini delle autorità russe», scrive Stock su X.

11 arresti, passaporti tagiki

Il direttore dei servizi di sicurezza russi ha riferito al presidente Vladimir Putin l'arresto di undici persone, tra cui quattro terroristi coinvolti nell'attentato. Lo fa sapere il servizio stampa del Cremlino, citato dalla Tass. «Secondo le prime informazioni, l'auto dei sospettati è stata avvistata ieri sera vicino al villaggio di Khatsun, nel distretto di Karachinsky della regione di Bryansk. L'auto non si è fermata alla richiesta degli agenti di polizia e ha cercato di fuggire», ha scritto su Telegram Khinshtein. Secondo il suo resoconto, l'auto si è ribaltata durante l'inseguimento. «Uno dei terroristi è stato arrestato sul posto e gli altri sono fuggiti nella foresta. Un secondo sospettato è stato trovato e arrestato in un'operazione di ricerca alle 3.50 del mattino. Le ricerche degli altri proseguono», ha aggiunto. Khinshtein ha detto che sono stati sequestrati una pistola, una cartuccia per fucile d'assalto AKM e passaporti tagiki.

L'avvertimento USA

Circa due settimane fa, il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) aveva detto di avere eliminato una cellula della branca afghana dell'ISIS che pianificava un attacco armato nella capitale. La Casa Bianca ha confermato le indiscrezioni di CNN e New York Times secondo le quali gli Stati Uniti avevano avvertito Mosca, all'inizio di marzo, di un attacco terroristico che avrebbe potuto colpire «grandi raduni» a Mosca. «All'inizio di questo mese, il governo americano aveva informazioni su un piano per un attacco a Mosca contro grandi raduni e concerti» e le «ha condivise con le autorità russe», ha detto la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Adrienne Watson.

Putin aveva definito l'avvertimento USA un «ricatto»

Il 7 marzo scorso, l'Ambasciata statunitense in Russia aveva pubblicato un'allerta sul proprio sito web consigliando ai cittadini americani di evitare i grandi raduni nella capitale russa, inclusi i concerti, nelle successive 48 ore a causa di possibili attentati terroristici. Un messaggio che era stato ripreso anche dal ministero degli Esteri britannico sul proprio sito.

Martedì 19 marzo, la Tass aveva riferito che Putin – intervenendo a una riunione del Consiglio di sicurezza federale – aveva definito un vero e proprio «ricatto» l'avvertimento dell'Occidente su possibili attacchi terroristici nel Paese. Il leder russo aveva ricordato le «recenti dichiarazioni provocatorie di alcune strutture ufficiali occidentali su possibili attacchi terroristici in Russia» e aveva commentato: «Sembra un vero e proprio ricatto e un tentativo di intimidire e destabilizzare la nostra società». Aggiungendo: «L'Occidente ha praticato l'uso di tutti i tipi di gruppi terroristici radicali transfrontalieri nei suoi interessi e ha incoraggiato la loro aggressione contro la Russia».

Kiev: «Noi non c'entriamo nulla»

La presidenza ucraina di Volodymyr Zelensky ha affermato, già ieri sera, di «non avere nulla a che fare» con l'attacco terroristico a Mosca. Secondo l'FSB, i sospettati avevano «contatti» in Ucraina: «I terroristi hanno cercato di fuggire verso il confine tra Russia e Ucraina».

Il politologo Sergey Markov, ex consigliere di Putin e suo sostenitore, ha commentato sulla Stampa: «Quegli individui avevano le sembianze di islamisti. Ma bisogna dire che ora la Russia non è in conflitto con nessun gruppo musulmano, ha delle ottime relazioni con tutti i Paesi musulmani. Questo fa sospettare che l'attentato potrebbe essere stato organizzato da Kiev, da Zelensky, con l'obiettivo di garantire forniture di armi in grandi quantità all'Ucraina». «Il piano era organizzare un'azione terroristica utilizzando persone che appaiono come terroristi islamici – ha aggiunto –, come caucasici con le barbe nere». L'ISIS ha rivendicato, «ma ora la guerra contro l'ISIS non è in una fase attiva, non c'è un conflitto in grande scala in corso con questi gruppi terroristici». L'eventuale vantaggio che ne trarrebbe il governo ucraino sarebbe «rovinare le relazioni della Russia con i Paesi musulmani. Ma in primo luogo fare in modo che la Russia risponda in maniera molto dura a questo attentato, con attacchi diretti contro la popolazione civile di Kiev e Kharkiv, fare in modo che si sollevi un'ondata di indignazione nei Paesi occidentali, garantire così i finanziamenti e forse anche l'invio di truppe NATO in Ucraina: ecco l'obiettivo principale». «I servizi americani – ha detto ancora – sapevano che si stava preparando l'attacco. Sappiamo tutti che i servizi ucraini sono controllati dagli americani. E questi ultimi evidentemente avevano qualche informazione e dunque hanno avvisato i loro cittadini di non visitare luoghi affollati». Ora Putin «di sicuro non risponderà vendicandosi contro i civili ucraini: sono futuri cittadini russi».

L'ex membro del Comitato di sicurezza nazionale russo ai tempi di Eltsin, Andrei Nechaev, si è espresso sul Corriere della Sera: se l'attentato di Mosca ha a che vedere con la guerra in Ucraina «non ne sono sicuro, non posso esserne sicuro. Adesso vedremo se le autorità decideranno che a seguito di questo attentato ci dovrà essere una nuova mobilitazione nell'esercito e se si deciderà per qualcosa di simile a una stretta in Russia, qualcosa come delle forme di coprifuoco o di legge marziale o di ulteriori controlli all'interno del Paese». Di fronte all'ipotesi che Putin possa sfruttare l'attentato per una nuova chiamata alle armi, risponde: «Non sono in condizione di saperlo. Ma probabilmente questa è un'ipotesi veritiera, lo è. Può succedere. Sottolineo però che oggi non faccio parte del Consiglio di sicurezza nazionale. Lo ero trent'anni fa, non oggi. Dunque non ho gli strumenti per rispondere con certezza». Alla domanda se sospetti che dietro l'attentato ci sia un'organizzazione ucraina, l'ex dirigente politico risponde: «Tutte le ipotesi sono possibili in questo momento. Potrebbe esserci un rapporto con le forze armate ucraine, ma ora non lo sappiamo. Non conosciamo i veri responsabili».

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