L'economia svizzera non decolla

L'economia svizzera prosegue sulla via della crescita moderata anche nel primo trimestre: nel periodo gennaio-marzo il Prodotto interno lordo (PIL) elvetico è cresciuto dello 0,3% (e dello 0,4% su base annuale), un dato invariato rispetto al trimestre precedente. Gli impulsi sono arrivati soprattutto dai servizi e dai consumi privati, mentre il settore industriale ristagna, ha indicato oggi la Segreteria di stato dell'economia (Seco).
Nel complesso del trimestre in rassegna, la creazione di valore del settore industriale denota un ristagno. Spiccano l'arretramento dell'industria manifatturiera (-0,2%) e dell’industria chimico-farmaceutica (−0,9 %), che ha proseguito sull’onda debole degli ultimi trimestri. La creazione di valore negli altri settori industriali è rimasta sostanzialmente stabile: il settore delle costruzioni ha registrato un leggero incremento (+0,3 %) sulla scia dei fatturati in aumento (edilizia e genio civile), mentre l’andamento degli investimenti in costruzioni (−0,2 %) è stato un po’ meno favorevole. Il settore energetico (+2,1 %) è stato l’unico ramo industriale a registrare una solida crescita; anche le esportazioni di energia sono aumentate.
«Il settore industriale, ma anche quello delle costruzioni, è chiaramente in difficoltà, ma è possibile che il dato del trimestre indichi un “bottom”, anche se non in termini di variazione annuale», commenta GianLuigi Mandruzzato, economista senior di EFG Bank a Lugano. «Un aspetto tuttavia incoraggiante – aggiunge – è la ripresa degli investimenti in macchinari ed equipaggiamento, quindi di capitale produttivo. Si spera che questo sia di buon auspicio, ma dopo diversi trimestri negativi il quadro complessivo resta ancora un po’ in chiaroscuro – ma non siamo in una situazione di crisi, chiaramente». Nei primi tre mesi di quest'anno gli investimenti in beni di equipaggiamento sono incrementati dello 0,8 %, in rialzo per la prima volta dopo tre trimestri negativi consecutivi. Si è investito di più soprattutto nei veicoli, nell’informatica e nella ricerca e sviluppo, contribuendo così alla tendenza positiva della domanda finale interna (+0,4 %).
Il settore dei servizi è stato il principale motore della crescita del PIL nel primo trimestre, seppure con una certa eterogeneità tra i rami che lo compongono. Un certo dinamismo è rilevato dal commercio (+1,3%) e dal comportato dell'alloggio e della ristorazione (+1,3%). In sensibile espansione è anche il settore sociale e sanitario (+0,8%), mentre inferiore alla media è l'incremento d'attività nel segmenti della finanza e delle assicurazioni (+0,2%) e nell'amministrazione pubblica (+0,2%).
In linea con il risultato positivo del commercio al dettaglio, i consumi privati hanno vissuto una solida espansione dello 0,4%. In particolare, vi ha contribuito la spesa per beni alimentari e non alimentari, alloggio e sanità. «In questa fase la crescita in Svizzera dipende soprattutto dalla domanda interna, con i consumi che vanno complessivamente bene, sebbene non siano “eclatanti”» – commenta ancora l’economista di EFG. «Dopo aver toccato un minimo nell’estate scorsa – prosegue – i consumi hanno ripreso slancio negli ultimi trimestri. Nel confronto annuo, infatti, i consumi delle famiglie sono aumentati dell’1,5%, un dato senz’altro positivo». Ma questa tendenza avrà forse un impatto sul rincaro – martedì prossimo l’Ufficio federale di statistica pubblicherà il dato di aprile relativo all’inflazione in Svizzera – e, di riflesso, sulla prossima decisione di politica monetaria da parte della Banca nazionale? Ancora Mandruzzato: «Alle condizioni congiunturali attuali, molto fa pensare che alla riunione del 20 giugno la BNS lascerà il tasso direttorio invariato all’1,5%, rimandando eventuali interventi a settembre o addirittura a dicembre».
Per il KOF l'economia svizzera è solida ma mancano «impulsi forti»
L'andamento dell'economia svizzera è solido, ma al momento non si intravedono all'orizzonte forti impulsi che possano darle nuovo vigore: è il giudizio degli esperti del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF), stilato sulla base del loro barometro.
In maggio l'indicatore si è attestato a 100,3 punti, 1,6 punti meno più del dato - rivisto da 101,8 a 101,9 - di aprile, riferisce il KOF in una nota. Il parametro rimane quindi di poco superiore alla media pluriennale, che è di 100. Ma è anche chiaramente inferiore alle aspettative: gli analisti contattati dall'agenzia AWP avevano infatti puntato su valori compresi fra 102,0 e 103,0 punti.
Nel dettaglio, si sono un po' offuscate le prospettive relative all'industria manifatturiera, ai servizi finanziari e alle esportazioni, rileva il KOF. Il calo è stato però attenuato dagli aumenti degli indicatori concernenti i consumi privati e le costruzioni.
Nel comparto dell'industria il rallentamento è evidente quasi in ogni segmento. Segnali negativi arrivano in particolare dall'ingegneria meccanica, dal ramo del legno e del vetro, nonché dal settore chimico e farmaceutico. In controtendenza sono invece i produttori di alimenti e bevande.
In seguito alla crisi del coronavirus e ai relativi confinamenti il barometro si era contratto nel maggio 2020 al minimo storico di 49,6 punti, per poi risalire sino a un record di 143,7 punti nel maggio 2021 e in seguito calare sensibilmente. Nello scorso mese di gennaio era tornato sopra il valore di 100 per la prima volta dal marzo 2023: da allora si è mantenuto sopra quella soglia.