Lo studio

L'effetto del cambiamento climatico sugli incendi in Spagna e Portogallo è stato «immenso»

Le condizioni meteorologiche estreme che hanno alimentato gli enormi roghi che hanno devastato la Penisola iberica nelle scorse settimane sono state rese 40 volte più probabili dal cambiamento climatico, secondo i ricercatori di World Weather Attribution
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Red. Online
04.09.2025 13:06

Le condizioni meteorologiche estreme che hanno alimentato i grossi incendi che hanno devastato Spagna e Portogallo nel corso dell'estate sono state rese 40 volte più probabili dal cambiamento climatico. È questo, in sintesi, il primo risultato delle analisi condotte dai ricercatori di World Weather Attribution sui roghi che hanno colpito la penisola iberica, distruggendo 500.000 ettari di terreno e vegetazione. Secondo i primi dati, gli incendi in questione sono stati anche il 30% più intensi di quanto gli scienziati avrebbero previsto in un mondo senza cambiamenti climatici. 

«La portata di questi incendi è stata sorprendente», ha spiegato al Guardian Clair Barnes, scienziata climatica dell'Imperial College di Londra e coautrice dello studio. «Le condizioni climatiche più calde, secche e infiammabili stanno diventando più severe con il cambiamento climatico e stanno dando origine a incendi di intensità senza precedenti». 

Non solo. I ricercatori che si sono occupati dello studio hanno scoperto che tali condizioni potevano verificarsi una volta ogni 500 anni nel clima preindustriale. Differentemente, nel mondo odierno, riscaldato dall'inquinamento causato dalla combustione di carbone, petrolio e gas il periodo si accorcia notevolmente. Attualmente, questi scenari potrebbero infatti verificarsi ogni 15 anni. Un tempo brevissimo, rispetto al passato. 

Inoltre, anche gli effetti del cambiamento climatico sul caldo estremo, durante gli incendi, sono stati ancor più evidenti. Come sottolineano i ricercatori, le temperature massime registrate nella regione lo scorso mese per 10 giorni consecutivi erano previste ogni 2.500 anni prima dell'industrializzazione. Al contrario, ora sono previste ogni 13 anni. 

Lo studio, che – specifica il Guardian – non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria, si è basato su osservazioni meteorologiche piuttosto che sull'analisi dei modelli climatici che il gruppo conduce solitamente subito dopo eventi meteorologici distruttivi. A tal proposito, un'analisi più completa degli incendi boschivi in Turchia e Grecia pubblicata la scorsa settimana ha rilevato che il cambiamento climatico ha reso le condizioni meteorologiche estreme 10 volte più probabili.

Ma non finisce qui. Anche i cambiamenti nell'uso del suolo hanno fatto aumentare il crescente rischio regionale di incendi definiti «incontrollabili». In molti Paesi del mediterraneo, infatti, i giovani si trasferiscono nelle città, abbandonando le zone rurali dove rimane solamente una popolazione più anziana. Ciò significa che su molti terreni agricoli, non venendo gestiti, cresce vegetazione incolta, che può bruciare più facilmente. 

Tuttavia, come ha sottolineato David Garcia, matematico applicato dell'Università di Alicante, questo non deve essere visto come il colpevole principale dei devastanti incendi che hanno colpito la penisola iberica. In Spagna, soprattutto, le discussioni si sono focalizzate soprattutto sulla mancanza di attività rurali e sulla conseguente crescita della vegetazione. Ma la realtà, precisa il ricercatore, è un'altra. «Si è parlato molto meno dell'effetto dei cambiamenti climatici su questi incendi, che, come è stato dimostrato, è stato immenso».