Legittima difesa: pro e contro

Mancano poco più di due settimane al 9 febbraio, data in cui i cittadini si esprimeranno anche sull’iniziativa popolare lanciata nel 2016 da Giorgio Ghiringhelli (Il Guastafeste) denominata «Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa». Il testo, sostenuto da 9.248 cittadini, chiede che lo Stato copra le spese legali a carico delle persone processate per avere ferito o ucciso il loro aggressore e poi giudicate innocenti per legittima difesa. Il testo era stato bocciato il 20 settembre 2019 dal Gran Consiglio, espressosi a favore del rapporto di maggioranza (relatore Giorgio Galusero, PLR) della Commissione giustizia e diritti che proponeva di respingerla. Ma Ghiringhelli ha da subito annunciato che avrebbe ritirato il testo solo nel caso in cui il Legislativo avesse accolto la proposta di compromesso (rapporto di minoranza di Sabrina Aldi, Lega). Il Governo invita i cittadini a dire no e Ghirighelli ha presentato ricorso contro il contenuto dell’opuscolo informativo. Abbiamo messo a confronto parere favorevole di Roberta Soldati (UDC) e quello contrario di Nicola Corti (PS).

«Non è un incentivo alla giustizia fai da te»
Roberta Soldati, si è detta favorevole all’iniziativa. Perché?
«Sono favorevole all’iniziativa in votazione popolare perché chi si trova coinvolto in tali reati e successivamente viene assolto, merita maggiore tutela dal profilo economico. L’articolo 429 del Codice di diritto processuale (CPP) riferito all’indennizzo a favore dell’imputato in caso di abbandono del procedimento o assoluzione, prevede che a quest’ultimo venga attribuita solo un’indennità per le spese sostenute ai fini di un adeguato esercizio dei suoi diritti procedurali. Il testo dell’iniziativa è dunque molto più ampio rispetto al testo federale».
Per quale motivo?
«L’iniziativa prevede il rimborso integrale delle spese procedurali e delle spese per la difesa di fiducia di un legale. Se così non fosse, il detto oltre il danno la beffa troverebbe pienamente conferma. Alcuni detrattori dell’iniziativa asseriscono che l’istituto dell’assistenza giudiziaria colmerebbe tale lacuna. A tale proposito ricordo che per ottenere la concessione dell’assistenza giudiziaria bisogna adempiere a precise condizioni, per cui difficilmente il ceto medio potrà beneficiarne in quanto, di principio, è riservata unicamente alle persone indigenti».
Con la sua eventuale approvazione non si rischia di «legittimare la violenza», incitando il cittadino a farsi giustizia da sé piuttosto che affidarsi alla forze dell’ordine in caso di necessità?
«Assolutamente no. È impensabile che il testo dell’iniziativa possa incentivare una giustizia fai da te, poiché la vittima di aggressione, nonché autore della legittima difesa, deve in ogni caso affrontare una lunga fase di inchiesta e un logorante processo penale, deve anticipare tutti i costi di giustizia e gli onorari del proprio legale. Deve inoltre dimostrare la sua non colpevolezza e ottenere, infine, (magari dopo parecchi anni) una sentenza di completa assoluzione o l’abbandono del procedimento, conditio sine qua non per l’applicazione del testo dell’iniziativa. Chi pensa di farsi giustizia da sé a carico dei contribuenti si sbaglia dunque di grosso».
Il testo non crea una disparità di trattamento? Ad esempio nei confronti di chi viene assolto da un’accusa penale o scagionato in caso di incidente stradale, visto che non può beneficiare di quanto proposto dall’iniziativa?
«Il parere giuridico del giurista del Parlamento ha stabilito che in base ai parametri giurisprudenziali del Tribunale federale non c’è alcuna discriminazione con altri reati. Bisogna inoltre considerare che a beneficio delle persone coinvolte arbitrariamente in procedimenti penali, il Codice penale mette a disposizione altri strumenti, quali la denuncia mendace. Non dimentichiamoci che nel caso della legittima difesa la persona difende il suo valore più importante: la propria vita. Con questa iniziativa si permette all’apparato giudiziario di disporre degli strumenti adeguati sin dall’insorgere delle casistiche».
«C’è il rischio di generare una falsa aspettativa»
Nicola Corti per quale motivo si è schierato con il fronte dei contrari?
«Problemi di competenza federale si affrontano a livello federale e il problema concerne in realtà tutti gli imputati assolti. L’iniziativa, limitata al solo Cantone, per soli residenti, genera in primo luogo una discriminazione fra Ticino e resto della Svizzera. Vi è poi un malinteso di fondo, come ha confermato lo scorso 25 ottobre lo stesso Ghiringhelli, sostenendo sulle pagine del Corriere che “attualmente lo Stato si assume solo i costi dei difensori d’ufficio in caso di assoluzione per un reato commesso in stato di legittima difesa”. Non è così».
Cosa intende dire?
«L’articolo 429 CPP prevede già un rimborso dei costi per l’avvocato di fiducia, ma a tariffa ridotta e per le sole prestazioni ritenute strettamente necessarie. Si volesse garantire copertura a tariffa piena di tutte le spese bisognerebbe modificare quella norma, non inventare soluzioni a livello cantonale. Infine, visto che il difensore d’ufficio può pretendere la differenza tra la retribuzione ufficiale e l’onorario integrale unicamente in caso di imputati condannati a pagare le spese procedurali, si arriverebbe al paradosso per cui agli avvocati converrebbe una nomina d’ufficio nei casi in cui la legittima difesa apparisse d’acchito solo discolpante (colpevolezza con attenuazione della pena) e non esimente (da proscioglimento)».
Secondo i contrari c’è una discriminazione fra i beneficiari dell’iniziativa e altri tipi di imputati assolti. Non è scusabile dalla particolarità della legittima difesa?
«Se proprio si volessero introdurre delle discriminazioni, andrebbero dapprima favorite le persone coinvolte a torto in un procedimento penale, non chi, anche se in modo scusabile dalle circostanze, ha pur sempre commesso un reato. La polizia stessa invita, nel limite del possibile, ad evitare lo scontro».
Per i promotori non c’è incentivo alla violenza. Cosa risponde?
«L’iniziativa induce i cittadini a sviluppare una falsa aspettativa rispetto ai casi in cui la legittima difesa o lo stato di necessità non comportano il proscioglimento, ma solo un’attenuazione della pena. Reagendo da sé, senza attendere le forze dell’ordine, quelle persone la cui reazione non fosse ritenuta interamente scusabile “per eccitazione o sbigottimento” o a salvaguardia necessaria di un “bene in pericolo” si ritroverebbero doppiamente danneggiate: non solo non si applicherebbe il beneficio Ghiringhelli ma neppure l’indennità già prevista dal diritto federale. Vero è che, nel caso in cui non fosse possibile far capo per tempo all’intervento della polizia, il CPP consente già a privati di arrestare provvisoriamente chi è colto in flagranza di reato o oggetto di un pubblico avviso di ricerca, ma naturalmente nei limiti di quanto è consentito alla polizia. Oltre a corsi per adulti in diritto, bisognerà organizzare in Ticino anche scuole di polizia per privati?».