L'emozione di camminare su un nastro in equilibrio tra Leventina e Ponte Brolla

Icaro si spinse verso il cielo con ali di cera, ma il sole lo tradì. Nella slackline il volo nasce da un’altra sfida: un nastro teso tra due punti che accoglie e trattiene mentre si impara a fidarsi di un equilibrio che si rinnova a ogni passo. È una disciplina giovane, nata negli anni Ottanta nella Yosemite Valley, quando i climber, nei giorni di riposo, tendevano una fettuccia di nylon tra due ancoraggi per allenare equilibrio, concentrazione e forza. L’idea era semplice, ma la sensazione nuova: ogni passo richiedeva un adattamento continuo, perché la linea vibrava sotto i piedi.
In Ticino questa sfida ha trovato una casa con Tislacco, l’associazione nata nel 2021 per promuovere la slackline sul territorio. Fondata da un gruppo di appassionati, oggi è membro ufficiale della società svizzera Swiss-Slackline e anima il territorio con eventi, allenamenti e incontri aperti a tutti.

«Tislacco è nato in modo abbastanza casuale» racconta Guillaume Nicaty, fondatore dell’associazione. «All’epoca avevo solo una pagina Facebook, e un ragazzo di Losone, Lucas, amico di Swiss-Slackline, mi ha contattato chiedendomi di aprire un team in Ticino. Il loro obiettivo era di far riconoscere la disciplina come sport nazionale, e così è stato. Ora la slackline è riconosciuta ufficialmente come sport».
Da allora il gruppo ha maturato esperienza e esteso le sue attività: «Tre di noi hanno seguito un corso da istruttori, e ci alleniamo nella palestra Regazzi del CST di Tenero. D’inverno montiamo le linee al ponte Brolla, mentre in estate siamo in Leventina. Abbiamo partecipato anche a eventi come Sportissima, LongLake e Scollinando».
La slackline non è però un’unica disciplina, ma un insieme di varianti. Nei parchi, si inizia con linee corte e basse, tra due alberi, dove il primo passo sembra quasi impossibile, allenando la mente oltre che il corpo. Poi, piano piano, l’instabilità diventa un gioco e la linea può allungarsi fino a trenta metri. C’è chi preferisce la trickline, più elastica, pensata per salti e acrobazie; chi si lascia tentare dalla waterline, sospesa sull’acqua; e poi la rodeo, che oscilla come un’altalena ed è un ottimo allenamento preparatorio.
All’inizio non è facile: «Il cervello fatica, ma con l’allenamento ci si abitua sempre di più» spiega Guillaume. «Far parte dell’associazione significa avere a disposizione i materiali e un gruppo pronto a condividere. Chiunque è ben accetto, ma per salire su un’highline serve una formazione specifica: lì l’attenzione e la concentrazione devono essere totali».
La highline è infatti la sfida più spettacolare di tutte le varianti: linee tese tra montagne, gole o grandi strutture, sospese oltre 50 metri di altezza.
In Leventina, Tislacco ha installato una highline lunga 115 metri e sospesa a 150 metri dal suolo, affiancata da una sorellina in nylon pensata per il freestyle. «Per linee così lunghe usiamo i droni per portare il nastro da una parte all’altra» racconta Guillaume. «La sicurezza è sempre garantita: linea principale, linea di backup, imbrago e una corda da arrampicata protetta da una guaina. Nel gruppo c’è sempre chi ha esperienza e può seguire tutto correttamente».
Ed è proprio qui che la tecnica incontra la poesia del gesto: con Giuseppe Di Bella, tra i principali highliner italiani e fondatore di Slackline Sicilia ASD, possiamo camminare insieme lungo la linea, respirando il ritmo di ogni passo. Molto attivo anche sulle Alpi, in particolare in Trentino, descrive questa esperienza come «una fortuna particolarmente ricercata», ma sottolinea che non è qualcosa che si afferra senza attraversare la sfida. «Per riuscire a godere di questa fortuna bisogna superare un primo step, che non è affatto semplice, e ha a che fare con un istinto primordiale di sopravvivenza. Il corpo e la mente urlano paura, i muscoli si irrigidiscono, il cuore accelera. La sfida più grande è raggiungere una quiete mentale e fisica».

Quando il piede si posa, la fettuccia cede appena e poi restituisce energia, come se respirasse insieme al corpo. Ogni passo diventa un adattamento, un piccolo accordo tra linea e movimento. «Quando il respiro rallenta, i muscoli si sciolgono, e diventi consapevole di ogni parte del corpo che fluttua nello spazio» continua Giuseppe. «Il vuoto sotto porta un silenzio speciale, quasi meditativo. Ti senti allo stesso tempo minuscolo e infinito».
Anche il tempo e lo spazio cambiano significato a quelle altezze. «La percezione del tempo viene totalmente alterata. Un secondo può dilatarsi all’infinito, come se ogni passo rimanesse sospeso, oppure accelerare improvvisamente. Lo spazio, invece, si restringe: non guardi più l’orizzonte sconfinato ma pochi centimetri davanti a te, il respiro che ti attraversa, le vibrazioni della linea sotto i piedi». Spiega chi domina con maestria quest’arte sospesa. «È una bolla straniante: sei immerso nell’infinito ma racchiuso in un microcosmo fatto di battito e respiro».
Sul filo, ogni elemento diventa compagno. Anche il vento. «Può essere un caro amico o una grande difficoltà. Non puoi comandarlo, devi imparare ad assecondarlo, senza perdere la calma. Per mantenere l’equilibrio i riferimenti fondamentali sono lo sguardo, l’ascolto delle vibrazioni della linea e soprattutto il respiro, che diventa la guida indiscussa per allineare corpo e mente». Giuseppe ci porta con sé mentre intorno tutto sfuma, i rumori si allontanano, restano solo contatto, oscillazioni e ritmo del respiro. Accanto a tutto questo, il rischio non va tuttavia dimenticato, presenza costante con cui imparare a convivere. «All’inizio era un nemico che faceva tremare le gambe. Poi ho capito che non se ne sarebbe mai andato. Ora lo vivo come una voce che mi ricorda di restare presente, di non abbassare mai la guardia. Questo modo di affrontarlo non resta solo sulla linea: entra nella vita quotidiana».
E se per Guillaume la slackline è anche condivisione — «Quando mia figlia era piccola montavo le linee al parco e altri bambini volevano provare. È questo che speriamo: che cresca sempre più come disciplina» — per Giuseppe l’highline è rispetto e dialogo profondo. Ogni passo è una conversazione con il nastro, ogni oscillazione un aggiustamento reciproco. «Non sei mai davvero solo: la linea è ancorata a rocce, montagne, alberi, e ti ricorda che sei ospite in un ambiente che va rispettato. Camminare sospesi significa entrare in dialogo con la natura stessa: il vento, il vuoto, il silenzio, persino la paura diventano compagni. Non è una conquista, ma un’esperienza che insegna a muoversi con presenza e rispetto.».
Un dialogo che si spinge sempre più in alto. In Leventina, Tislacco ha montato linee fino a 180 metri, con l’obiettivo di arrivare a 300. Giuseppe, invece, attratto dall’idea di portare l’highline sempre oltre, a ottobre percorrerà in Umbria una linea di due chilometri, tra le più lunghe al mondo.