Focus economia

L'Europa non è fuori dai giochi negli assetti economici mondiali

Il Vecchio continente resta il secondo polo a livello globale e continua a esser ampiamente dotato di capitali e competenze
© KEYSTONE (AP Photo/Craig Ruttle)
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
20.11.2023 06:00

L’Europa resta un polo economico di tutto rilievo e può ancora giocare parecchie carte all’interno degli assetti economici globali. Considerando il complicato contesto internazionale, guerra nella vicina Ucraina inclusa, il Vecchio continente sta nel complesso dando prova di resilienza. Pur tra luci e inevitabili ombre, le economie dell’Europa nel loro insieme continuano a rappresentare il secondo polo mondiale, alle spalle degli Stati Uniti, e difficilmente il continente europeo potrà essere archiviato come protagonista marginale.

Le cifre

Le analisi su un inarrestabile declino economico dell’Europa sono spesso forzature, prive del necessario equilibrio. Se da un lato è vero che il Vecchio continente registra alcune difficoltà, dall’altro non si può né si deve cancellare con un colpo di spugna la sua posizione per molti aspetti ancora centrale. Prendendo come base i dati del Fondo monetario internazionale (FMI) sul Prodotto interno lordo mondiale in dollari, si può fare un raffronto tra le posizioni dei maggiori poli economici. Gli Stati Uniti rappresentavano nel 2013 il 21% del PIL globale nominale e ne rappresentano nel 2023 il 25%; l’Europa (calcolando Unione europea a 27, Regno Unito, Svizzera e altri Paesi, esclusi gli ex URSS) era al 24% ed è al 22%; guardando alla sola UE, questa era al 19% ed è al 17%; la Cina era al 12% ed è al 16%; il Giappone era al 6% ed è al 4%; l’India era al 2% ed è al 3%.

Queste cifre indicano che gli USA e i grandi Emergenti Cina e India hanno quote del PIL mondiale più consistenti rispetto a dieci anni fa, ma mostrano anche il peso a tutt’oggi ragguardevole dell’Europa. Se poi si guarda per i singoli Paesi il PIL pro capite, dato dal rapporto tra PIL nazionale e numero di abitanti, si può vedere come per il 2023 tra i primi dieci sei siano europei: Lussemburgo primo, Irlanda seconda, Svizzera terza, Norvegia quarta, Islanda ottava, Danimarca nona. Pur dicendo che sui numeri dell’Irlanda influiscono più della media i fatturati di gruppi internazionali che hanno lì sede grazie a misure fiscali particolari, resta che gli altri Paesi europei indicati hanno un consistente pro capite effettivo. Fuori dall’Europa nella top ten ci sono Singapore quinta, Qatar sesto, USA settimi, Australia decima.

Dinamiche e valute

Tornando ai PIL complessivi, è legittimo comunque interrogarsi sulla perdita di due punti percentuali da parte dell’Europa, che in ogni caso come visto occupa ancora un posto rilevante. Se si afferma che nell’ultimo decennio il Vecchio continente non è cresciuto, si dice una inesattezza, perché la crescita c’è stata. È vero invece che gli USA su un versante e la Cina su un altro sono cresciuti di più. Ma occorre fare alcune precisazioni. Intanto la Cina è un Emergente di enormi dimensioni, è normale dunque che nel conquistare il suo posto nel mondo abbia un passo più sostenuto rispetto alle economie già avanzate. Resta peraltro il punto di non secondarie diseguaglianze al suo interno (come d’altronde anche in India), che tengono bassa nel raffronto internazionale la sua media di PIL pro capite. Gli USA nell’ultimo decennio sono senza dubbio cresciuti più dell’Europa, ciò va riconosciuto, senza scordare però che questo è avvenuto anche a prezzo di diseguaglianze interne maggiori di quelle europee e di un appesantimento dell’indebitamento pubblico anomalo per gli standard americani.

Nel raffronto tra Europa e Stati Uniti c’è anche da tener presente un effetto valutario. Nella classifica mondiale i PIL vengono espressi in dollari USA, quindi se Paesi o aree vedono le loro monete perdere terreno sul biglietto verde, ebbene questo incide anche sul calcolo dei PIL. Se si guarda ad esempio all’Eurozona e al Regno Unito, tra il 2013 e il 2023 sia l’euro sia la sterlina sono nel complesso in ribasso sul dollaro, e ciò contribuisce alla flessione della quota europea sul PIL globale.

I settori

Al di là di questo pur esistente fattore valutario, gli USA hanno indubbiamente avuto la capacità di guadagnare terreno in settori ormai decisivi, tra i quali l’informatica e le telecomunicazioni. Considerazioni analoghe si possono fare per l’Asia. Se è vero che su questi versanti l’Europa ha avuto minor velocità, è però altrettanto vero che i settori in cui il Vecchio continente ha ancora posizioni di rilievo sono molti; tra questi l’auto, la chimica, la farmaceutica, le tecnologie applicate all’industria, l’alimentare, l’abbigliamento, la finanza. Le sfide non mancano, In Europa l’energia è più cara che in altre parti del mondo e la produttività in alcuni casi deve adeguarsi al passo richiesto. Ma i successi ottenuti nel Vecchio continente sono molti e il capitale europeo, sia economico sia umano, resta di taglia molto ampia.