Votazione federale

Lex Netflix, l'opuscolo informativo «contiene errori»

Il comitato referendario che si oppone alla modifica di legge ha presentato reclamo in quattro cantoni – In particolare, nel mirino vi è una cartina a pagina 13
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Ats
12.04.2022 14:29

Il comitato referendario che si oppone alla modifica della legge sul cinema, in votazione il prossimo 15 di maggio, ha presentato un reclamo in quattro cantoni contro l'opuscolo informativo del Consiglio federale. Il governo è accusato di aver fornito informazioni errate nella brochure distribuita alla popolazione.

Sollecitato oggi da Keystone-ATS, il presidente dei Giovani liberali-radicali Matthias Müller, alla testa del comitato, ha dichiarato che il reclamo è stato inviato ieri a quattro governi cantonali. Tuttavia, trattandosi di una vicenda federale, essi non possono entrare in materia. Della questione si occuperà dunque il Tribunale federale (TF).

Secondo i critici della cosiddetta Lex Netflix, le spiegazioni inserite nell'opuscolo di voto sono sbagliate o ormai superate. In particolare, nel mirino vi è una cartina a pagina 13, in cui sono rappresentate le nazioni europee che hanno introdotto un obbligo di investimento o tasse per i servizi di streaming.

La redazione della trasmissione della televisione svizzerotedesca SRF «Arena» ha analizzato questa mappa, che si basa su un rapporto del 2019 dell'Osservatorio europeo dell'audiovisivo (OEA). Stando alle ricerche dei giornalisti, tale documento fa distinzione fra «Mandatory Investment» («investimento obbligatorio») e «General Obligation» («obbligo generale»). Il primo corrisponde appunto a un obbligo di investimento finanziario o di tariffa da sborsare, mentre il secondo alla promozione mirata di opere europee e al loro accesso. Queste due forme di tassa non possono essere messe nello stesso calderone, conclude «Arena».

Questo però è esattamente quanto è stato fatto con la cartina incriminata presente nell'opuscolo. Inoltre, un esame più approfondito ha mostrato che in Svezia, contrariamente a quello che la mappa evidenzia, non esiste più alcun obbligo di investimento e la stessa cosa vale per i Paesi Bassi.

Lo scorso weekend Müller aveva già detto a Keystone-ATS che il comitato referendario aveva da tempo segnalato errori nella brochure. Ora l'inchiesta dell'emissione televisiva sembra avvallare questa tesi.

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