“L'inchiesta sui pedofili vip è una farsa”

Le vittime dello scandalo inglese si sono chiamate fuori dalla commissione d'inchiesta incaricata in teoria dagli ultimi governi conservatori di fare luce su decenni d'impunità: "Uno sgradevole circo fatto di chiacchiere"
Jimmy Savile, da cui è partita l'inchiesta
Ats
18.11.2016 18:44

LONDRA - Una farsa, "uno sgradevole circo" fatto di "chiacchiere" e poco altro. Le vittime dei pedofili vip britanniche si chiamano fuori dalla commissione d'inchiesta incaricata in teoria dagli ultimi governi conservatori di fare luce su decenni d'impunità, di delitti senza castigo, di dossier insabbiati nel regno su presunti orchi potenti e famosi o predatori nascosti nei panni di educatori e pubblici funzionari.

Una storia di vergogne e omertà - sottratta in parte agli occultamenti solo sulla scia dell'emergere di casi abominevoli come quello di Jimmy Savile, ex star della Bbc, feroce persecutore seriale di bambini rimasto all'ombra di protezioni blindate per tutta la vita - su cui si attendeva almeno un atto di riparazione trasparente, per quanto tardivo. E che invece ha finito per impantanarsi nell'inazione e nelle diatribe d'un organismo che ha cambiato quattro presidenti in tre anni, fra esitazioni, errori giudiziari, sospetti di sabotaggio, solidarietà di casta e un bel po' di cattiva coscienza.

A denunciarlo - sullo sfondo di polemiche che investono ora lo stesso governo di Theresa May - e' la Shirley Oaks Survivors Association, il maggiore sodalizio di vittime di quegli orrori, che rappresenta circa 600 persone abusate da piccoli o da giovanissimi nell'omonimo istituto londinese di Lambeth: teatro di uno dei casi piu' infami di pedofilia scoperchiati a scoppio ritardato nel Paese e inserito poi fra i 13 filoni d'indagine di cui la commissione si sarebbe dovuta occupare.

Raymond Stevenson, capofila dell'associazione, ha annunciato alla Bbc la decisione di sbattere la porta. E lo ha fatto con un atto d'accusa durissimo. Ha parlato di "tragico fallimento" dell'inchiesta, di un'iniziativa passata "di disastro in disastro", puntando fra l'altro il dito contro la presidente attuale, la professoressa Alexis Jay, un'esperta di assistenza sociale di fresca nomina governativa scelta per sostituire una figura estranea all'establishment britannico e di ben altre credenziali d'indipendenza: l'ex alto magistrato neozelandese Lowell Goddard, costretta a farsi da parte sotto il fuoco di fila d'una campagna di stampa insistita di vari giornali benpensanti londinesi che da mesi concentrano la loro attenzioni sulle presunte ingiustizie subite da alcuni degli accusati eccellenti, scagionati in vecchiaia o dopo morti. Magari per insufficienza di prove.

"Alexis Jay non e' la persona giusta per aprire il vaso di Pandora su decenni di bugie e coperture", il suo "non e' un tentativo genuino" di portare a galla la verità, ma riflette un atteggiamento fatto di "chiacchiere sociologiche da salotto", e' sbottato Stevenson. Tanto più per i suoi legami col mondo degli assistenti sociali che - a Lambeth e non solo - ha prodotto molti esempi di sospetti pedofili o insabbiatori.

Un'altra associazione si e' dissociata. Ma la polemica e le delusioni restano. Con la Shirley Oaks Survivors Association si e' schierata l'opposizione laburista, dalla ministra ombra Diane Abbott al deputato Chuka Umunna (il quale ha chiesto a sua volta le dimissioni della Jay). Mentre la premier May e la titolare dell'Interno, Amber Rudd, pur "dispiaciute" delle critiche, hanno rinnovato la fiducia nella loro prescelta.

"L'inchiesta va avanti, lo dobbiamo proprio alle vittime", ha detto Rudd. Ma avanti verso dove, resta tutto da vedere.

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