L'iniziativa anti-vaccini ha un piede nella fossa

«Mal formulata», «non va al punto della questione», «il nome è fuorviante». L’iniziativa popolare «Per la libertà e l’integrità fisica», che in sostanza chiede una sorta di «autodeterminazione vaccinale», non convince il Parlamento: il Consiglio nazionale ha bocciato nettamente - 140 voti contro 35 e 8 astenuti - la proposta di modifica costituzionale. E, oltre a ciò, si è anche opposto all’idea di presentare un controprogetto. Insomma: o tutto, o niente.
Il testo, presentato dal «Movimento svizzero per la libertà» durante la pandemia di COVID-19, chiede che «gli interventi nell’integrità fisica o psichica di una persona necessitino del suo consenso». Inoltre, «la persona interessata non può essere punita né subire pregiudizi sociali o professionali per aver rifiutato di dare il suo consenso».
L’iniziativa (che ha raccolto oltre 125 mila firme valide) intende prevenire qualsiasi obbligo vaccinale «diretto o indiretto» - tutti, non solo dei preparati anti-COVID-19 - e anche l’introduzione forzata di microchip e informazioni digitali nel corpo sotto qualsiasi aspetto.
Iniziativa mal formulata
La vaccinazione, in realtà, nel testo dell’iniziativa non viene esplicitata. È questa una delle critiche mosse dai parlamentari, secondo cui la proposta è decisamente mal formulata, poiché troppo generica. «Avrebbe conseguenze indesiderate su numerosi aspetti sociali e politici, a partire dalla coercizione di polizia fino all’esecuzione delle pene», ha spiegato in aula la consigliera nazionale Baptiste Hurni (PS/NE). Damien Cottier (PLR/NE) ha rincarato la dose, sostenendo che ci si potrebbe anche opporre ai controlli in aeroporto o al prelievo di DNA nelle indagini sui casi di aggressione sessuale. Anche il nome è fuorviante, hanno criticato i deputati, poiché l’integrità fisica non è messa in discussione.
Nessuna vaccinazione forzata
Attualmente la legge sulle epidemie non contempla la vaccinazione forzata. Nessuno, pertanto, può essere vaccinato contro la propria volontà.
Tuttavia, le norme attuali attribuiscono ai Cantoni la facoltà di dichiarare obbligatoria una vaccinazione, ad esempio nei casi in cui sussiste un pericolo considerevole per la salute pubblica e non sia possibile adottare altre misure a protezione della popolazione. Questo obbligo può riguardare alcune categorie di persone - ad esempio chi lavora nel settore infermieristico o, più in generale, sanitario - che in caso contrario potrebbero anche essere licenziate. Si tratta però di misure severe e limitate nel tempo, è stato ricordato in aula.
Discriminati dalla società
A sostenere la proposta - seppur con qualche riserva - sono stati solamente i deputati dell’UDC, che hanno voluto estendere il discorso alla gestione della pandemia e alla libertà personale, parlando ad esempio di un obbligo indiretto alla vaccinazione anche per i più giovani.
I ticinesi Piero Marchesi (UDC) e Lorenzo Quadri (Lega) hanno ad esempio ricordato la discriminazione subita dai non vaccinati nel recente passato, ma anche le «derive a cui può portare il diritto d’urgenza» utilizzato dal Consiglio federale. A loro avviso, il fatto di non essere in possesso del certificato COVID per alcune persone ha comportato l’esclusione dalla società. Per correggere «un’iniziativa concepita in modo maldestro», come l’ha definita Quadri, sarebbe stato opportuno presentare un controprogetto diretto o indiretto. Il Nazionale non ha tuttavia cambiato idea, affossando ogni proposta. La palla passa ora agli Stati, ma l’esito - sulla base delle maggioranze - è quasi scontato.